Il governo c’è: Conte torna (i conti vedremo)

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il governo c’è: Conte torna (i conti vedremo)

01 Giugno 2018

Lo sanno tutti: le partite di calcio si chiudono al 90esimo minuto. E, proprio come una partita, con tanto di colpi di scena, colpi bassi, calci all’avversario (e qualcuno anche all’arbitro), quasi al 90esimo giorno di “crisi” si è chiusa quella per la formazione del governo. Dopo la brevissima pausa Cottarelli, torna Giuseppe Conte che sarà il primo premier di un esecutivo giallo-verde.

Sia ben chiaro: per come si erano messe le cose (e i mercati), la nascita di un governo che possa esercitare pienamente il suo mandato (e non a mezzo servizio come sarebbe stato quello presieduto da Cottarelli), è una buona notizia. Per tutti. Rimanere ancora a lungo senza un governo che faccia il governo avrebbe favorito solo gli speculatori finanziari.

Tuttavia, alcuni conti – politicamente parlando – restano ancora in sospeso. In primis la figura del premier. Dopo la ripresa delle trattative per il varo definitivo del governo M5S-Lega, qualcuno aveva ipotizzato una guida “politica” (c’è chi faceva il nome di Salvini) per dare maggior peso all’esecutivo anche agli occhi dei partner internazionali che avevano accolto freddamente l’ipotesi di affidare l’esecutivo ad un illustre sconosciuto (almeno all’estero) come Conte. E invece così non è stato. Conte è uscito da “fallito” dal Quirinale ed è rientrato da premier (questa volta per davvero).

Un “premier Conte” che, come abbiamo già avuto modo di dire, era e rimane senza contea. Infatti, l’affiancamento del duo big Di Maio-Salvini entrambi nelle vesti non solo di ministri “di peso” (Salvini agli Interni e Di Maio al Lavoro) ma anche e soprattutto di vicepremier, più che offrire sostegno al buon Conte, con ogni probabilità finirà per evidenziare ancor di più il suo ruolo di “mero esecutore” dei comandi dimaio-salviniani. “Il mio programma è il contratto” disse Conte durante il discorso del primo incarico. Contratto alla cui stesura non ha recitato un ruolo da protagonista, cosa che lo rende ancor più debole di fronte ai due “contraenti”. Dunque, non proprio un primus inter pares come lo si vorrebbe far passare.

Altra nota particolare merita il caso Savona. Si è rischiato di andare al voto perché l’Europa (o chi per lei) non lo voleva alla guida dell’Economia e ora invece l’economista guiderà il dicastero degli affari europei, in pratica quello che dovrà dirigere i rapporti con l’Europa. Qualcosa non torna, no? O meglio, fa capire ancor di più il peso/diktat che i mercati hanno sull’Europa: in pratica un Savona all’Economia spaventa di più che agli affari europei. Operazione, quest’ultima, che in fin dei conti finisce per rafforzare e confermare la validità della linea Salvini: Europa da riformare e Italia schiava di nessuno. Non a caso la Lega è il partito che più di ogni altro ha visto crescere il proprio consenso nel corso di questi 90 giorni di crisi (alcuni sondaggi parlano addirittura del 25%). Infatti la tentazione di Salvini di mollare tutto e tornare alle urne era fortissima. 

Insomma, il governo Conte parte con tutte le incognite del caso. Tuttavia una cosa è certa: fin quando l’opposizione sarà affidata a frasi del tipo “la lega è un partito neo-fascista” (Delrio, Pd) oppure ci saranno interventi europei “alla Oettinger” per intenderci, come la dichiarazione rilasciata ieri dal presidente della Commissione Ue Junker (“gli italiani devono lavorare di più, essere meno corrotti e smettere di incolpare l’Ue per tutti i problemi dell’Italia”), allora Di Maio-Salvini & Co. potranno dormire sonni tranquili.