Welfare, lo strappo della Fiom fa tremare Prodi

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Welfare, lo strappo della Fiom fa tremare Prodi

12 Settembre 2007

Come da copione, il Protocollo sul Welfare ha procurato nuove grane alla maggioranza. Ieri la Cgil e Prodi si sono visti sbattere in faccia l’intesa siglata tra governo e sindacati lo scorso 23 luglio. La Fiom, ala radicale del sindacato che fa capo a Guglielmo Epifani ha infatti approvato un documento presentato dal segretario generale Gianni Rinaldini nel quale si respingeva l’accordo su pensioni e mercato del lavoro. Una rottura senza precedenti, quella tra il segretario generale e i metalmeccanici, considerato che è la prima volta dal 1946 che una federazione della Cgil vota contro un accordo interconfederale siglato dalla stessa organizzazione sindacale.

Soprattutto, un vero strappo. Che parte dal sindacato ma finisce per alterare gli equilibri della compagine di governo. A poco sono serviti i toni pacati di Prodi – “l’accordo è stato firmato da tutti,  se la Fiom si discosta ha il diritto di esprimere posizioni di minoranza”, ha minimizzato –  la bocciatura delle tute blu porta con sé una serie di conseguenze di carattere politico. Anzitutto, la rottura all’interno del sindacato ha dato fiato alle trombe di  Rifondazione e Comunisti Italiani, che hanno promesso battaglia schierandosi apertamente dalla parte  delle tute blu e rivendicando un comune fronte del no (Giordano si è detto pronto a rappresentare le istanze della Fiom in Parlamento). Ma stamani è arrivata la replica di Epifani. Che a margine degli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil, ha tuonato: “Le forze politiche dovrebbero fare un passo indietro. Quando la parola sta ai lavoratori è giusto che essi facciano autonomamente, con la loro testa, le riflessioni e le scelte decisive”. Di mezzo comunque c’è anche la manifestazione del 20 ottobre. E infatti i partiti della sinistra radicale, promotori appunto di quella iniziativa che li vedrà scendere in piazza contro l’accordo sul mercato del lavoro,  si sono subito schierati con Rinaldini, pronti ad accogliere tutta la Fiom in Piazza della Repubblica. Più cauti i Verdi, nonostante siano ormai chiari i toni antigovernativi che guideranno la manifestazione.

Sebbene nel documento targato Fiom  si valutino positivamente alcuni aspetti del protocollo d’intesa (come l’aumento delle pensioni basse, il miglioramento del sistema di rivalutazione delle pensioni, le norme sulla totalizzazione dei contributi previdenziali e gli interventi sul sistema degli ammortizzatori sociali) è sul superamento dello scalone, sulla competitività e soprattutto sul mercato del lavoro che si concentrano le maggiori critiche. Scelte (quelle compiute da governo e sindacati nel Protocollo del 23 luglio), giocate, come si legge nel documento, “esplicitamente contro la Cgil” . Fatto sta che i temi bocciati dalla Fiom sono gli stessi  per i quali la sinistra massimalista ha mobilitato la piazza. Insomma, anticipando il referendum tra i lavoratori di ottobre, i metalmeccanici della Cgil hanno infatti detto no al superamento dello scalone Maroni, alla sostanziale conferma della Legge Biagi e al mancato giro di vite sui lavori a termine.

Intanto,  in attesa del termine della consultazione (che si concluderà il 10 ottobre), il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Cremaschi, ieri ha detto:  i “danni” che procurerà l’accordo di luglio sul welfare “sono superiori ai benefici che arriveranno a lavoratori, pensionati e precari. Il fatto che, per la prima volta nel dopoguerra, il Comitato Centrale della Fiom abbia bocciato un accordo interconfederale – dice – è un fatto di grandissima rilevanza che dovrebbe far riflettere tutto il sindacato”. Le conseguenze, all’interno del sindacato, non mancheranno. La paura che  il Quarto sindacato, come la Fiom viene definita ormai da tempo per evidenziare la sua differente natura rispetto al resto del sindacato, possa diventare davvero una cosa a sé c’è eccome. Ma dalle parti di Rifondazione & C. pesa anche la consapevolezza che la spaccatura nel mondo sindacale non aiuta la costruzione della Cosa Rossa.