I conservatori USA non si fidano dei Fratelli Musulmani in Egitto
19 Febbraio 2011
“La grande notizia di questa settimana è: i liberal vogliono la democrazia nel Medio Oriente!” La frase, detta da Ann Coulter, è da intendersi in senso ironico, ovviamente. E la platea della Cpac, la grande conferenza conservatrice di Washington, ride di gusto. “Se la sono presa, per caso, con quel dittatore mediorientale che ha gasato il suo popolo, invaso un suo vicino, cercato di uccidere il presidente degli Stati Uniti? No, quando si trattava di abbattere il regime di Saddam Hussein, i liberal non avevano alcuna intenzione di esportare la democrazia nel Medio Oriente. No, i liberal hanno condannato l’invasione dell’Iraq, perché Saddam non aveva scorte di armi di distruzione di massa. Naturalmente aveva armi di distruzione di massa. Ma i liberal hanno continuato a ripetere, con profonda indignazione, che non aveva ‘scorte’ di armi di distruzione di massa e non le avrebbe avute nemmeno per i successivi cinque anni. Cinque lunghi anni. Ora, se conosco la matematica, Saddam, nel marzo del 2008, avrebbe avuto la capacità di dominare tutto il Medio Oriente. Grazie ai liberal. Ma ora gli stessi liberal hanno scoperto la bruttura delle tirannie mediorientali, grazie alla caduta di un dittatore alleato degli Stati Uniti, che ha usato il suo esercito per combattere gli estremisti islamici e ha riconosciuto a Israele il diritto di esistere”.
La caduta di Mubarak ha galvanizzato l’opinione pubblica democratica e parte di quella repubblicana. Gli Usa si sentono ancora una volta investiti del compito storico di portare la democrazia in un Paese lontano, ma politicamente vicino. Ma l’ironia di Ann Coulter non è che la punta di un iceberg di una perplessità condivisa da molti sull’ondivaga politica estera di Barack Obama. Fra i conservatori, riuniti nella conferenza di Washington, predomina soprattutto la preoccupazione per il futuro. “Le rivoluzioni mediorientali non aspettano le priorità dell’agenda di Obama” – dichiara l’ex ambasciatore all’Onu John Bolton – “In Egitto sarebbe stato meglio mantenere un atteggiamento estremamente prudente. In passato abbiamo visto fin troppe rivoluzioni evolvere in modo drammatico. L’ambasciatrice Jeane Kirkpatrick, alla fine degli anni ’70, aveva già parlato del doppio standard usato dall’amministrazione Carter. Favorì il rovesciamento di due dittature pro-americane, in Nicaragua e in Iran e non impedì in quei due Paesi l’instaurazione di dittature anti-americane. Noi chiaramente auguriamo tutto il bene possibile al popolo egiziano. Ma devono ancora passare un test fondamentale, sono a un bivio, possono evolvere in una democrazia o involvere in una dittatura islamica. Bene, in tutto questo come possiamo definire la politica dell’amministrazione Obama? Esitante, incoerente, confusa… sbagliata. Ma quel che è peggio, è avere un direttore della National Intelligence che afferma impunemente cose come: i Fratelli Musulmani sono una forza laica e democratica, rifiutano la violenza e considerano Al Qaeda come una perversione dell’Islam. Penso che questa sia la dichiarazione più folle di tutta la storia dell’intelligence americana. Vorrei suggerire al direttore della National Intelligence un modo molto semplice per capire se i Fratelli Musulmani sono una forza laica o islamica: leggere il nome del loro partito, “Fratellanza Musulmana”. C’è ancora qualche dubbio?”.
Quanto sono forti i Fratelli Musulmani e quante possibilità hanno di far deragliare la rivoluzione in Egitto? Lo abbiamo chiesto ad Ayaan Hirsi Alì, fuggita dalla Somalia (e poi anche dall’Olanda) per rifugiarsi negli Usa e poter parlare liberamente dell’Islam. “La possibilità che i Fratelli Musulmani possano prendere il potere dipende da tre fattori” – ci spiega – “Primo: quanta influenza hanno all’interno dell’esercito egiziano. Secondo: quanto è credulona l’amministrazione americana. Terzo: quanto sono organizzati e popolari i partiti laici in Egitto. Al momento, tutti e tre questi fattori sembrano proprio essere a favore dei Fratelli Musulmani. I quali potrebbero prendere il potere in un arco di tempo che va dai due ai cinque anni. L’esercito è l’unica istituzione in Egitto che ha finora fermato questo percorso, ma sempre più rapporti confermano che gli integralisti stiano conquistando influenza all’interno delle forze armate, sia fra i soldati che fra gli ufficiali di basso-medio rango. Sulla credulità dell’amministrazione americana è anche inutile dilungarsi: basti leggere il rapporto della National Intelligence, che definisce i Fratelli Musulmani una forza ‘laica’ per capire quale sia la percezione della Casa Bianca su tutta la vicenda”.
Come mai l’intelligence si è fatta cogliere di sorpresa e ora appare ignara del pericolo futuro? “C’è da chiedersi, a questo punto che cosa stia andando male nell’intelligence” – ci risponde, con un atteggiamento un po’ sconsolato, Jim Woolsey, ex direttore della Cia – “E’ chiaro che nessuno ha la sfera di cristallo, nessuno nel 1914 avrebbe mai previsto l’assassinio di Francesco Ferdinando e lo scoppio della I Guerra Mondiale. Ma tutti avrebbero potuto vedere le cause che hanno portato alla guerra, studiando le tensioni che erano ben vive nell’Europa del tempo.
Tornando all’Egitto, quel che vediamo è la possibile riedizione di una, purtroppo, lunga tradizione di rivoluzioni iniziate bene e finite male. Abbiamo visto questa dinamica con la rivoluzione francese, prima di tutto, poi con quella russa e quella iraniana. Prima che la rivoluzione divori tutti i suoi figli passano periodi di tempo di mesi, addirittura anni. Poi i più organizzati e spietati uccidono i più moderati e liberali. In Russia, nel 1917, sono occorsi nove mesi prima che i bolscevichi prendessero il potere con la violenza e iniziassero a uccidere liberali e socialisti. In Iran è trascorso molto meno tempo prima della presa del potere degli islamici più duri. Considerando questi casi del passato, anche se adesso, in Egitto, le cose sembrano migliorare e andrà tutto bene nelle prossime settimane o mesi, non dobbiamo farci troppe illusioni. I Fratelli Musulmani stanno lavorando duramente, da decenni, per prendere il controllo del Paese. E anche l’Iran sta dando una mano per assicurarsi una vittoria islamica. Si dirà che l’Iran è sciita e i Fratelli Musulmani sunniti, ma Teheran sta sponsorizzando tutti partiti islamisti in egual misura, anche Hamas a Gaza, che altro non è che la branca palestinese dei Fratelli Musulmani”.