Colazione a Montecatini e sono pronto ad affrontare Chiti
15 Marzo 2008
Ieri sera prima cena elettorale, a Montecatini. Affluenza maggiore del previsto, ci sono quasi 800 persone. Sono le occasioni più difficili da gestire: incontri un sacco di gente, devi fare un discorso, devi controllarti col cibo. Questo è l’impegno più arduo. Per l’adrenalina, infatti, mangi pane e bevi vino. Facendo una proiezione (che in campagna elettorale non fa mai male…) se mi va bene chiudo la campagna con 2 chili e mezzo in più!
Stamattina breve pausa, prima di recarmi a Pistoia per inaugurare la sede di Forza Italia (i partiti finiscono ma le sedi, ancora per un po’, continuano ad aprirsi!). Queste soste sono tra gli aspetti più piacevoli di una campagna elettorale, soprattutto se si ha la fortuna di esser candidato in una regione come la Toscana. Le si sfrutta per soffermarsi su un angolo di mondo che non si conosce o, al limite, per rinnovarne la conoscenza. Oggi sono andato a Montecatini vecchia. Un piacere arrivarci salendo per la collina zeppa d’ulivi. E un piacere ancora maggiore fermarsi lì mezz’ora, in un assolato tavolino della piazzetta, in compagnia di qualche sparuto turista avanguardista che annunzia l’arrivo della buona stagione. Rotta, quindi, verso Pistoia. Breve sosta al battistero, giusto il tempo di rifarsi gli occhi e sono pronto per il discorso inaugurale della nuova sede.
La cerimonia mi ha fatto venire in mente un passo del diario di viaggio in America di Duverger d’Hauranne (un giovane emulo di Tocqueville), laddove racconta del miracoloso ricomporsi di liti, tensioni, fratture all’indomani delle primarie che già a quel tempo (il libro data 1870, circa) i due partiti tenevano prima delle elezioni presidenziali. In scala, si è vissuto qualcosa di simile. Anche da noi, infatti, il tempo delle candidature è stato caratterizzato da richieste, recriminazioni, minacce di dimissioni. Ma in questi due giorni, tra una cena e un nastro tagliato, ho assistito al graduale ricomporsi delle fratture. Quando dal fronte interno la battaglia si sposta su quello esterno, per quanto offeso e umiliato, nessuno vuol passare per disertore!
Confortato da questo pensiero, mi sposto a Firenze, dove presso il Sum è previsto alle 17 un dibattito con il Ministro Chiti. Il Sum è una delle due scuole d’eccellenza volute dal Ministro Moratti diretta da Aldo Schiavone, eccelso nel suo ruolo di anfitrione. Il dibattito è simpatico perché si confrontano non solo due posizioni politiche, ma anche due approcci alla politica. Quello di Chiti riflette grande esperienza amministrativa; il mio, forse più brillante (lo si può dire in un diario, no?), è però anche più teoricamente astratto. Stasera ho capito una cosa: se queste occasioni si ripetono, soprattutto sui mass-media, il concetto di “voto utile” (o PdL o Pd, tertium non datur), con l’avanzare della campagna elettorale, è destinato a “passare”.
Ritorno a Roma in treno. In ascensore sbaglio a pigiare il tasto corrispondente al piano di casa mia. Sono arrivato. In tutti i sensi.