L’arte dell’Unità d’Italia è “nascosta” al Museo della Scienza di Milano
04 Marzo 2011
Forse non tutti sanno che il celebre Museo Nazionale della Scienza «Leonardo Da Vinci» di Milano nasconde una delle più complete collezioni d’arte dedicate al tema dell’Ottocento italiano. Un totale di oltre un centinaio di quadri e sculture di notevole valore storico e artistico, mai esposte di recente al pubblico. Opere che hanno testimoniato persino il periodo pre e post unità nazionale. Chiunque può ricordare di aver studiato al liceo, sui libri di storia dell’arte, opere indimenticabili come La Processione (1894-95), di Giuseppe Pelizza da Volpedo, o I Fidanzati (1869), di Silvestro Lega. Ebbene questo immenso patrimonio giace, per fortuna ben custodito e ben conservato, all’interno di un’ala del museo, chiusa da oltre un decennio per inadeguatezza dei locali. Così che l’intera collezione non è più aperta al pubblico, così come l’aveva concepita in origine il benefattore Guido Rossi, che la volle donare al neonato Museo della Scienza e della Tecnica, nel 1957.
L’intero patrimonio artistico del museo, composto esattamente da 109 dipinti e 15 sculture, è pubblicamente citato nel sito web dell’istituzione, sotto il nome di Raccolte d’arte della Collezione Guido Rossi. Le sue origini risalgono all’industriale tessile Guido Rossi (1881-1957), appartenente ad una borghesia imprenditoriale lombarda capace di coniugare nella propria vita arte, industria e collezionismo. Rossi riunì negli anni un gran numero di opere appartenenti alle più significative “scuole” del secondo Ottocento, nei quali si ritrovano pittori della scuola meridionale, come Giuseppe De Nittis (1846-1884), Filippo Palizzi (1818-1899), Francesco Paolo Michetti (1851-1929), Antonio Mancini (1852-1930). Poi della scuola lombarda e piemontese, dal Romanticismo alla Scapigliatura fino al Divisionismo, con Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907). Per finire con la rappresentanza principale della pittura toscana, con i dipinti di Giovanni Fattori 1825-1908) e Silvestro Lega (1826-1895). Senza dimenticare le opere scultore di Adolf Wildt (1868-1931), uno dei massimi artisti dell’Espressionismo lombardo di inizio Novecento.
La donazione di tutte queste opere da parte di Guido Rossi voleva all’epoca sottolineare, erano gli anni Cinquanta, lo stretto legame di influenza che esisteva tra l’arte e le nuove tecnologie. Tra il sapere scientifico e quello umanistico, proprio del pensiero di Leonardo Da Vinci. Ma anche in linea con l’azione e gli sforzi del fondatore e allora presidente del museo, Guido Ucelli, a cui si deve l’appassionata opera di mediazione che ha portato molti altri industriali lombardi a contribuire alla nascita e alla formazione delle sue collezioni. Le opere della Collezione o Galleria Guido Rossi, chiusa al pubblico dagli inizi degli anni ’90, sono oggi ammirabili soltanto in alcuni suoi esemplari, in occasione di mostre organizzate sia in Italia che all’Estero, proprio sull’Ottocento pittorico italiano. Il museo si dichiara impegnato nella conservazione e nella valorizzazione di questa preziosa raccolta d’arte, nell’attesa di poterla di nuovo esporre in un allestimento permanente. Speriamo al più presto.