#ViscoStaiSereno
19 Ottobre 2017
di Carlo Mascio
Un colpo di mano. L’ennesimo in questa legislatura. Il bersaglio, questa volta, è il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. La firma, manco a dirlo, è sempre la stessa: quella di Matteo Renzi. La “mozione di sfiducia” – se così si può chiamare – presentata in Parlamento dal Pd nei confronti del primo inquilino di Bankitalia è una forzatura istituzionale senza precedenti, che ha provocato l’irritazione del Colle, lo smarrimento del povero Gentiloni e lo sdegno di un furibondo Padoan: ora la riconferma di Visco, cosa che negli ultimi giorni veniva data per certa, è davvero in bilico. Una figuraccia a livello europeo non da poco.
E si perché è evidente che il governatore uscente viene fuori notevolmente indebolito da tutta questa vicenda (e in queste condizioni dovrà presentarsi in Europa per trattare con gli altri colleghi). E anche un suo eventuale, poco probabile, reincarico, ora come ora non risolverebbe le cose (puntare su un presidente sfiduciato dal partito di maggioranza non conviene a nessuno). Per cui, oggi come oggi, sia in un verso che nell’altro, la situazione è compromessa. Non c’è che dire: una perfetta operazione win-win, in pieno Renzi style, che ha messo in fuorigioco in un colpo solo il “fronte istituzionale” a sostegno di Visco: Gentiloni-Matterella-Draghi.
Lo avevamo anticipato in tempi non sospetti: sotto traccia su Bankitalia era in atto una vera e propria guerra tra il segretario Dem e proprio questo “fronte istituzionale”. Oggetto della contesa? Sempre la riconferma di Visco, cosa che dalle parti del Nazareno hanno sempre fatto fatica a digerire. Non è un mistero, infatti, che Renzi abbia cercato in ogni modo di scaricare su Visco le colpe dei crac bancari – quello di Banca Etruria in primis – che hanno offuscato eccome la sua immagine e quella del suo governo. “Sbagliai a fidarmi di Bankitalia” ha scritto l’ex premier nel suo libro “Avanti”. Come dire: la colpa non è la mia.
Per cui, a maggior ragione ora, con la campagna elettorale alle porte, il pensiero fisso di Renzi era quello di sbarazzarsi dalla mortale associazione “Pd renziano-fallimenti bancari”. E quale operazione migliore avrebbe garantito questo risultato – secondo la sua logica – se non facendo di Visco un capro espiatorio, rincorrendo per l’ennesima volta i Cinque Stelle e intestandosi la sua mancata riconferma, così da poter essere libero di dire “sulle banche chi sbaglia ha pagato e gliela abbiamo fatta pagare noi”? E a poco importa se così facendo si indebolisce, agli occhi dell’Ue, non solo la figura del governatore ma tutta l’istituzione Bankitalia. Poco importa se a farne le spese è il Paese. L’unica preoccupazione del segretario Dem è vedere come salvare se stesso: Renzi, solo Renzi, fortissimamemte Renzi. Ma, ormai, operazioni come queste riescono ad illudere solo gli “amici” del #TrenoPd.