La farsa di Puigdemont, dai sogni di gloria alla fuga
30 Ottobre 2017
L’avventura politica dell’ex presidente catalano, Carles Puigdemont, si sta per concludere nel peggiore dei modi: il pugno duro del premier Mariano Rajoy e le accuse di “ribellione, sedizione, malversazione e reati connessi” formulate dalla Procura generale alla fine lo hanno persuaso a tagliare la corda e a scappare senza dire neppure una parola. Insieme a cinque ex ministri del suo governo, avrebbe prima viaggiato in auto fino a Marsiglia, e da qui avrebbe poi preso un volo diretto a Bruxelles.
Assistito da una equipe di avvocati, Puigdemont dovrebbe adesso chiedere asilo politico al Belgio, ma è molto probabile, e lui lo sa, che gli venga sbattuta la porta in faccia. L’imbarazzo del premier belga Charles Michel è evidente: già ieri ha detto chiaramente che l’ipotesi di concedere lo status di rifugiato al presidente catalano, ormai decaduto, “non è assolutamente all’ordine del giorno”. Le richieste di asilo tra paesi europei sono davvero rare, e concederla al separatista di Barcellona significherebbe dubitare che la Spagna sia in grado di assicurargli un processo, cosa che creerebbe un problema diplomatico molto serio con Madrid.
Che succederà quindi? E’ troppo presto per dirlo. Di certo, oltre a un Paese in frantumi, per adesso c’è solo una richiesta di incriminazione che prevede l’arresto immediato di tutti gli indagati, Puigdemont compreso, che non si presenteranno alla convocazione urgente della Procura. Per il reato di ribellione, l’ex presidente, il suo vice, gli altri membri del Governo e del Parlamento rischiano dai 15 ai a 30 anni di carcere. Il provvedimento indica anche la necessità di fissare cauzioni per quanti resteranno a piede libero e di procedere a un sequestro cautelare di beni pari a 6,2 milioni di euro, per compensare i costi sostenuti per il referendum.
Domani Puigdemont dovrebbe parlare alla stampa spiegando cosa intende fare. Ad aspettare i suoi chiarimenti c’è l’Europa intera ma ci sono soprattutto gli indipendentisti catalani che si sentono sempre più traditi e confusi. Del loro “sogno”, presto, potrebbe non restare più nulla, o quasi.