Mario Draghi eroe dell’emergenza: a quando la normalità?
09 Novembre 2017
Mario Draghi è un eroe, ma dell’emergenza. Un giorno bisognerebbe tornare a una qualche normalità. “’E’ una battaglia tutta italiana’ sorride un diplomatico europeo”: Marco Bresolin sulla Stampa dell’8 novembre riporta le voci bruxellesi che insinuano come la scelta di Mario Draghi di enfatizzare le inadeguate coperture di certe banche sugli Npl (i crediti deteriorati), sia una eco degli scontri italiani sul sistema bancario nazionale che tanto scuotono la nostra opinione pubblica. Draghi, come presidente della Bce, si è prodotto in uno sforzo eroico per stabilizzare l’euro e dunque l’economia continentale dopo le crisi finanziarie del 2008 e da debiti statuali del 2010. Matteo Renzi, nel contestarlo con varie iniziative, in queste settimane si comporta da quel teppista e avventuriero che è. Però chi ragiona sulle prospettive non può pensare a una governance del nostro sistema del credito del tipo di quella che stiamo vivendo, accettabile solo per un periodo d’emergenza. Una situazione in cui l’Unione politica europea è una sorta d’ectoplasma mentre l’unico potere che esiste è quello del ricatto economico: “Su questo terreno l’Europa c’è, eccome se c’è” ha detto quello che era (è?) un europeista entusiasta come Massimo Riva sulla Repubblica del 31 ottobre. In un contesto nel quale mentre la Bundesbank in dialogo col suo governo difende gli interessi tedeschi anche da certe politiche a livello europeo, in cui la Banque de France fa lo stesso, da noi la Banca d’Italia pare proteggere essenzialmente le istituzioni europee dagli interessi italiani. Se si continua a procedere su questa strada, ci si dovrà arrendere a un tasso di partecipazione alle urne che arriverà al dieci per cento degli elettori, con il 51 per cento dei voti ai grillini. Avendo come unica alternativa un governo nominato d’intesa tra Bce, Bundesbank e Goldman Sachs.
A Ostia piove, governo ladro. “A Ostia dove è di molto aumentato anche per un nubifragio” scrive Marco Travaglio, riferendosi insieme al livello delle acque e dell’astensione, sul Fatto del 9 novembre. Rispetto ad analisi che danno i grillini in rotta, le osservazioni travagliesche non sono sbagliate. Il voto siciliano per il candidato del M5S è significativo soprattutto esaminando la sua capacità di attrarre voti per la presidenza regionale sottraendoli a quelli dati, in modo disgiunto, ai partiti del cartello di centrosinistra per Fabrizio Micari. Certo, i grillini pensavano di fare della Sicilia la base per una successiva scalata nazionale e questo risultato non è stato raggiunto. Mentre per il centrodestra – e qui il giornalista giustizialista chiude gli occhi – questo è avvenuto, magari in certi casi un po’ impresentabilmente, ma è avvenuto. Anche su Ostia alcune osservazioni fattesche vanno riprese: che M5S rimanga in testa in un quartiere così popolare di Roma nonostante Virginia Raggi sindaco, dà la dimensione di quanto sia profonda la protesta in Italia oggi. Così come il fatto che si voti una forza così etico-culturalmente anche prima che politicamente repulsiva come è Casa Pound, pur di non votare per gli schieramenti tradizionali. Che però fette di elettorato preferiscano astenersi piuttosto che votare grillino, pur essendo in polemica con la restante più strutturata politica, è un problema su cui Beppe Grillo e il suo amico manettaro dovrebbero riflettere. Cosa che non avverrà se si ricorre al classico “Piove, governo ladro!”
Quando il Fondatore sfoglia il suo Lamanna. “Lo individuò a suo modo Cartesio e poi Kant e poi Hegel e Benedetto Croce” scrive Eugenio Scalfari sulla Repubblica del 5 novembre: quando il Fondatore del quotidiano oggi diretto da Mario Calabresi, sfoglia uno dei suoi vecchi manuali di filosofia e inizia così una delle sue prediche domenicali, tutti si aspettano che spiegherà nuovamente a Francesco I che cosa è Dio. Invece no, stavolta Cartesio, Kant, Hegel e Croce (ma perché Spinoza è finito fuori moda?) ci aiutano a capire come Paolo Gentiloni sarebbe meglio di Matteo Renzi per tenere insieme il centrosinistra.
Blogger russi stanno interferendo anche sulle elezioni russe? Messaggio di solidarietà di Robert Mueller all’Fsb che coordina la repressione? “Hundreds of people have been detained in Russia on the day of a ‘revolution’ announced by a popular nationalist blogger. Moscow police said they had detained 263 participants of an unauthorised rally on Sunday” Alec Luhn sul Daily Telegraph del 5 ottobre scrive che un popolare blogger nazionalista ha convocato in Russia una manifestazione non autorizzata il giorno dell’anniversario della Rivoluzione d’ottobre e centinaia di persone sono state arrestate. Diabolici russi si condizionano le elezioni via Internet anche a casa propria. Urge convocazione al Cremlino di Robert Mueller per consulenza.