Risparmiatori truffati? La legge di bilancio li lascia (di nuovo) a secco

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Risparmiatori truffati? La legge di bilancio li lascia (di nuovo) a secco

11 Novembre 2017

Che Renzi spingesse per la nascita della commissione d’inchiesta sulle banche per farne il suo cavallo di battaglia in vista della campagna elettorale, era chiaro a tutti. E che ora gongoli un pochino di fronte allo scontro tra Bankitalia e Consob in merito alla vigilanza sul caso delle banche venete, era alquanto scontato. Non a caso lo slogan Dem del momento è proprio “Facciamo una battaglia per ristabilire la verità”, come ripetono a più non posso i renziani in gita sul #TrenoPd, guidati proprio dall’ex premier Renzi che, per l’occasione, si riscopre “paladino dei risparmiatori”.

In realtà, l’obiettivo di fondo dell’operazione renziana sulle banche è molto chiaro: mascherare dietro le responsabilità “tecniche” tra Bankitalia e Consob (che ci sono, lo sapevamo, ed è giusto che emergano), le defaillance politiche del Pd renziano che proprio sulle banche, si sa, ha il suo tallone d’Achille. Il decreto salvabanche che ha prosciugato dalla mattina alla sera i conti di centinaia di risparmiatori, ad esempio, non l’ha certo approvato Bankitalia, bensì il governo guidato proprio dall’attuale segretario Dem. Così come è bene ricordare che nelle grandi operazioni di salvataggi bancari che si sono succedute dal 2014 ad oggi, in nessun caso il governo Renzi prima e quello Gentiloni poi hanno applicato la direttiva che prevede il rimborso dei correntisti, mentre, sia pur in modi sempre differenti, è stata sempre rispettata la direttiva europea sul salvataggio bancario, ad eccezione del caso Mps, dove a salvare capra e cavoli ci ha pensato direttamente lo Stato.

E a quanto pare, checchè ne dica il buon Matteo, il Pd non ha ancora imparato la lezione. Altrimenti non si spiega perché nella nuova legge di bilancio non ci sia traccia del contenuto della mozione, approvata a fine settembre in Senato su iniziativa del gruppo parlamentare Federazione della Libertà, presieduto dal senatore di Idea – Popolo e Libertà Gaetano Quagliariello, che impegnava il governo a prevedere tempestivamente il diritto al rimborso anche per i risparmiatori rimasti esclusi dal decreto salvabanche, in particolare quelli delle banche venete, e impedire con l’interdizione perpetua che i banchieri responsabili dei fallimenti continuino a fare danni in futuro. Di fronte a chi, come i senatori del gruppo FdL Quagliariello e Bonfrisco, chiedeva spiegazioni in merito, il sottosegretario all’economia Baretta ha svicolato, ripetendo il mantra renziano: “Se i risparmiatori hanno subito danni e perdite lo devono all’insipiente gestione delle banche e ai problemi che, anche in queste ore, si stanno discutendo nella Commissione d’ inchiesta”. Tradotto: per Baretta la legge di bilancio e la mozione votata dal parlamento non contano, le responsabilità non sono politiche, e tutto si risolve con la commissione di inchiesta.

Insomma, nulla di nuovo. Ma una cosa sembra sempre più certa: se con la commissione d’inchiesta, Renzi pensava di rismaltare la sua immagine di amico dei risparmiatori, pensando così di offuscare le responsabilità politiche del Pd in materia, non sembra proprio che l’operazione stia avendo successo. Il segretario e i renziani in gita se ne facciano una ragione.