Il Fondo monetario, l’Italia e le “fake news” del Pd
24 Luglio 2017
di Carlo Mascio
Il Fondo Monetario Internazionale rivede al rialzo le stime di crescita per l’Italia. Secondo l’ultimo aggiornamento del World Economic Outlook, il nostro Pil dovrebbe crescere del 1,3% nel 2017, 0,5 punti percentuali in più rispetto alle previsioni di aprile, per poi tornare a rallentare il passo nel 2018 con una crescita dell’1,0%. A chi si esalta davanti a una crescita dell’un percento – “Finalmente numeri interessanti per il nostro Paese”, ha detto il presidente del consiglio Gentiloni – bisogna però ricordare un paio di cose: la prima che i dati vanno inseriti all’interno del trend positivo che interessa l’intera Eurozona. La seconda è che nell’area Eurosud facciamo molto peggio della Spagna che raggiunge addirittura un +3,1% nelle stime del Fondo Monetario. Meglio di noi fanno anche Germania e Francia.
Insomma, l’Italia ‘cresce’ ma resta la Cenerentola d’Europa. Gentiloni si è spinto anche oltre, dicendo che la stima del Fondo Monetario permetterà al nostro Paese di “avere una legge di bilancio e un abbattimento del debito più significativo e importante”. Abbattimento del debito? Sarà, ma per adesso il nostro debito pubblico è il più pesante dell’Eurozona. L’Italia insomma resta un ‘sorvegliato speciale’ da parte della Ue e del mercato finanziario internazionale, dato che un eventuale “default” del nostro Paese paralizzerebbe l’intera zona euro. E i dati del Fondo monetario certo non cambiano la situazione o rendono più ottimisti gli investitori, tanto più che le previsioni per il 2018 del Fondo Monetario sull’Italia sono al ribasso, dunque c’è il rischio che aumenti il divario tra il nostro Paese e il trend europeo.
Viene da chiedersi come una crescita che nel 2018 scenderà all’un per cento possa portare a una riduzione del debito pubblico, visto che, come abbiamo scritto tante volte, la spesa pubblica italiana non si è affatto stabilizzata. E a dirlo è la stessa Commissione Europea secondo cui il nostro debito dovrebbe aumentare ancora passando dal 132,6% del 2016 al 133,1% del 2017 per poi riscendere a 133,2% nel 2018. Trend confermato anche da Unimpresa secondo cui, analizzando l’ultimo Def, quello presentato da Padoan e Gentiloni, la spesa pubblica dovrebbe aumentare di altri 45 miliardi nei prossimi tre anni. In virtù di questo, la presunta crescita del Pil potrà anche avere un impatto positivo sul debito ma non potrà certo rallentare la sua corsa, se le politiche economiche del nostro Paese continueranno ad essere quelle tipiche della sinistra, il “tassa e spendi” renziano. Con il governo Renzi, infatti, il debito è aumentato di 135 miliardi di euro, con aumento delle tasse connesso.
“Se l’Fmi dà segni positivi per il nostro Paese non è un caso, è per la misure che abbiamo preso”, ha dichiarato oggi a fanfare spiegate il capogruppo alla Camera del Pd, Ettore Rosato, ma come abbiamo visto non sono certo le politiche renziane ma il trend europeo a trainare il nostro Paese, soprattutto grazie alla politica dei bassi tassi di interesse sostenuta fino adesso dalla Bce. Gentiloni, Rosato e il Pd se ne facciano una ragione.