A Cagliari Benedetto XVI lancia un monito alla Chiesa italiana

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A Cagliari Benedetto XVI lancia un monito alla Chiesa italiana

08 Settembre 2008

“Serve una nuova generazione di politici cattolici”. Questa frase è stata pronunciata da Benedetto XVI in Sardegna, durante la visita pastorale di domenica scorsa a Cagliari e ha subito suscitato una ridda di interpretazioni. In realtà si tratta di una richiesta molto semplice e chiara, forse un po’ troppo sintetica, questo sì, ma comunque ben comprensibile per chiunque segua minimamente il messaggio di Benedetto.

“Coerenza” è una parola che il papa sta adoperando spesso, per esempio nei recenti discorsi ai giovani a Sidney. Dalla fede cristiana deriva una “coerenza” di vita, in quanto essa non è solo un sentimento soggettivo, ma è in rapporto con una Verità, si avvale anche della ragione e non è quindi adatta a uomini per tutte le stagioni. Ciò vale su ambedue i piani: la vita personale e i programmi politici. La coerenza morale nella conduzione della propria vita e la coerenza morale nella adesione ad un partito o a un programma sono due facce della stessa medaglia: fuori di esse la fede è ininfluente nei confronti della vita reale. E sappiamo quanto questo papa sia interessato ad una fede che non “lasci Dio in panchina”, che “non metta Dio da parte” , una fede che rivendica il proprio “diritto di cittadinanza” nella sfera pubblica. Se i cattolici chiedono di essere rispettati nella sfera pubblica come tali, ne discende per loro il dovere della coerenza, vale a dire l’impegno a creare una continuità tra la loro fede e i progetti politici per cui si impegnano.

La richiesta del papa è quindi in rapporto molto evidente con la sua idea di laicità. Per lui, come è noto, la società è laica non quando impedisce alla religione di esser presente, ma quando glielo permette, sentendo il bisogno di questo aiuto. E’ quindi la società laica stessa che sente il bisogno di politici cattolici coerenti, come forma primaria della presenza della fede sul terreno di gioco e non solo in panchina.

Soprattutto l’aggettivo “nuova” ha fatto discutere: allora la generazione attuale è inadeguata? Ci si può nascondere dietro i sofismi e dire che il papa voleva dire che le generazioni vanno rimpiazzate e che sempre ne devono nascere di nuove. Ma sarebbe una debole difesa. Credo che egli non sia molto soddisfatto della attuale generazione e che ne vorrebbe una nuova. Ma proprio qui sta sia la forza che la debolezza della frase di Benedetto XVI.

La forza: nonostante i suoi 82 anni e il suo tono mite, Benedetto XVI sta tracciando con decisione la rotta di una ricollocazione pubblica del cristianesimo, a cominciare dall’Europa e, possiamo  anche dire, a cominciare dall’Italia. Ne sta facendo la teoria – siamo tra l’altro in attesa della sua prima enciclica sociale – e si vedono i primi frutti nella prassi: la diaspora sui valori si sta riducendo. Non ci può essere ricollocazione pubblica del cristianesimo senza uomini che si incarico di mostrare il volto di Dio nel  mondo. La presenza di Dio nella storia non può essere decretata per legge, va mostrata da persone in carne ed ossa. Il nuovo progetto del papa ha bisogno quindi di uomini nuovi, di “ una nuova generazione di politici cattolici”.

La debolezza: alla base del mondo cattolico, nelle diocesi e nelle parrocchie, la notizia di questa ricollocazione pubblica del cristianesimo non è ancora arrivata. Non è quindi ancora minimamente incominciato un lavoro di formazione di uomini politici, quale il papa va chiedendo. La sua frase suona quindi come un esame di coscienza non solo per i politici cattolici, ma  anche per la Chiesa stessa, che non può da un lato chiedere politici cattolici coerenti e dall’altro non impegnarsi per formarli. Bisogna riconoscere che la Chiesa italiana su questo non ha ancora un piano organico, la base è disorientata, la formazione politica la si fa solo laddove il  vescovo ne ha il pallino, la dottrina sociale della Chiesa non è organicamente insegnata, si fanno molti incontri di formazione sull’acqua o sul riciclaggio dei rifiuti e pochi sul diritto alla vita e sulla famiglia. In pista c’è il vecchio ceto politico cattolico proveniente da Azione Cattolica e Fuci, solitamente di sinistra e ridotte ormai al lumicino, mentre avanza il nuovo ceto politico dei Movimenti, come per esempio Comunione e Liberazione. Ma proprio questo dimostra che le strutture pastorali ordinarie della Chiesa non hanno messo in moto quasi niente. C’è un po’ di vecchio, il poco di nuovo è frutto dei movimenti, le diocesi dormono. La coerenza, quindi, non è solo la virtù degli uomini politici cattolici,  ma anche delle comunità cristiane che invece, nella grande maggioranza, non sentono il dovere di produrre cultura e di formare uomini politici all’altezza.