A Dacia Maraini manca la coscienza… collettiva
13 Luglio 2011
Sicuramente Dacia Maraini è la maggior gloria letteraria dell’Italia contemporanea. Dovrebbe, però, fare un passo indietro come maître-à-penser e filosofo etico-sociale. Far convivere Grazia Deledda e Hannah Arendt finora non è riuscito a nessuna donna. Nel <sale sulla coda> pubblicato sul ‘Corriere’ di ieri, in sostanza, fa un discorso che reca il segno di quell’oscuramento dell’intelligenza che da anni caratterizza una sinistra allo sbando, priva di solidi ancoraggi marxisti: in Oriente ci sono il matrimonio infantile, la punizione delle adultere, la sharia; in Occidente, i processi di globalizzazione che fanno chiudere le fabbriche, penalizzando soprattutto le donne.
Con Lidia Menapace – lei sì, l’Hannah Arendt di ‘Se non ora quando’! – Maraini sostiene che <abbiamo sviluppato un io eccessivo> e che è venuto il momento di <ricostruire una coscienza collettiva>. Insomma troppo liberalismo, troppo individualismo! <Quanto cià raggione, sòra Dacia mia!>.