A lezione di storia dovrebbe andarci la Merkel, non Trump
26 Gennaio 2018
La maestrina Angela Merkel dovrebbe studiare lei per prima come si arrivò alla Prima guerra mondiale. “The generation born after the Second World War must prove it has learned the lessons of history.” Henry Samuel e Justin Huggler sul Daily Telegraph del 25 gennaio riportano le parole di Angela Merkela a Davos, rivolte con il suo solito stile da maestrina (impara la lezione della storia, gli dice) contro Donald Trump. Ma la mia impressione è che sia proprio lei a non intendere il senso della storia, sia quella passata sia quella che stiamo vivendo. Il mondo non è di fronte a una crisi come quella degli anni Trenta, provocata largamente anche dalle reazioni protezionistiche che si svilupparono intorno, prima e soprattutto dopo, il grande crollo del’29, all’interno di un clima di guerra civile continentale. La fase che stiamo vivendo è molto più simile a quella che preparò la Prima Guerra mondiale: dal 1870 in poi si diffuse l’idea che ormai il progresso fosse inarrestabile e che bastassero i mercati e lo sviluppo tecnico-scientifico per garantirlo. La politica, i parlamenti apparvero sempre più obsoleti (al fondo robe populiste). Una Germania troppo potente squilibrò l’Europa (esattamente come oggi). Non si cercò più un nuovo consenso “occidentale” che sostituisse quello definito dal congresso di Vienna (così come dopo la fine dell’ordine disegnato da Yalta). Le grandi organizzazioni sovranazionali che avevano tenuto insieme milioni di europei erano (e sono) in crisi (allora l’Impero ottomano e di riflesso quello asburgico, ora è finita l’Unione sovietica e l’Unione europea ha perso una delle motivazioni fondamentali per la sua compattezza). Berlino cercò vie bilaterali per rafforzarsi. L’egemonia occidentale allora inglese (ora americana) fu lasciata declinare senza valutare le conseguenze di questo fatto. E la ciliegina sulla torta fu la Spd costretta dall’establishment nazionale e di partito a votare i crediti di guerra invece che lasciata libera di esercitare il suo ruolo di forza socialista, contribuendo così non solo alla terribile guerra che scoppiò nel 1914 ma anche al devastante dopoguerra che iniziò con il 1918. Molte delle proposte di Trump sono discutibili, però il presidente americano appare l’unico intento a svegliare quei sonnambuli che invece alimentano giorno per giorno un disordine globale che non solo non sanno come governare ma che negano persino che esista. Esattamente come nell’Europa del 1913.
Tu vuo’ fa’ il macroniano, ma si’ nato in Italy! sient’ a mme…“Il centro destra unito al 38%, il Movimento 5 Stelle al 27,3%, il partito democratico al 23%. E’ la media di tutti gli istituti che effettuano sondaggi ufficiali sul voto in Italia, in vista delle politiche del 4 marzo.” Ecco l’ennesimo sondaggio pubblicato dal Primo canale il 16 gennaio. Viene descritta una tendenza che pare consolidata e che sottolinea l’errore di organizzare una sfida di tipo “macroniano” nelle elezioni italiane. Il presidente francese ha vinto perché la destra era divisa, ma questa non è la situazione del nostro Paese.
Mentre Pence va alla Knesset, la Mogherini incontra Abu Mazen. “La missione del leader palestinese a Bruxelles, comunque, aveva un obiettivo molto chiaro: ‘L’Ue è il nostro più importante partner internazionale e deve giocare un ruolo politico per trovare la giusta soluzione’. Da parte europea non c’è alcuna volontà di tirarsi indietro, anzi. Mogherini ribadisce che la posizione sul Medio Oriente è ‘ferma’”. Marco Bresolin sulla Stampa del 23 gennaio scrive dell’incontro tra l’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, e il Presidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, dell’Autorità Nazionale Palestinese e dello Stato di Palestina Abu Mazen, svoltosi “simbolicamente” mentre il vice presidente degli Stati Uniti Mike Pence s’incontrava con il Parlamento israeliano. Ogni giorno porta un nuovo pasticcio apprestato dalla nostra Alta rappresentante. E’ inevitabile concludere come anche le Mogherini nel loro piccolo s’inzaccherino.
Mamma li turchi! Speriamo che lo special counsel lasci fare un po’ di politica estera al Donald. “Turkish war planes have launched air strikes on Kurdish positions in northern Syria, in a move likely to cause tensions with the US. Turkey wants to oust these Kurdish fighters from Syria’s Afrin region, which lies near its southern border. It considers them a terrorist group. But some were US allies in the battle against the Islamic State group.Turkey had been shelling the area for two days, ahead of its declaration of a military operation on Saturday. Russia – a key military figure in the region – says it is concerned by the development, and has relocated some of its troops based in the region. Officials earlier said Moscow would not interfere in the conflict”. Il sito on line della Bbc del 20 gennaio spiega come l’aviazione turca abbia attaccato alcune postazioni in Siria di curdi alleati degli americani contro l’Isis. E’ ben noto come quei geni dell’amministrazione Obama (in piena sintonia con i pasticci della Grande bottegaia di Berlino) abbiano trasformato quel decente e decennale alleato dell’Occidente che era Ankara in una scheggia impazzita. Ora sarebbe indispensabile ricostruire una situazione di stabilità nell’area che va dal Sud Europa, al Mediterraneo orientale, alla Mezzaluna islamica. Ciò non è possibile senza Mosca: chissà se Robert Mueller consentirà che l’indispensabile iniziativa di Washington in questo senso, possa prendere il via?