“A Malta abbiamo capito che ci vuole cooperazione fra Stato e Chiesa”

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“A Malta abbiamo capito che ci vuole cooperazione fra Stato e Chiesa”

04 Aprile 2010

Un Paese “forgiato dai valori cristiani”. Uno Stato “laico” ma con profonde radici cristiane, dove “le leggi riflettono i valori della fede cristiana”. Il presidente di Malta, George Abela, si prepara ad accogliere Benedetto XVI nell’Isola il 17 e 18 aprile, in occasione della visita che il Pontefice compirà per commemorare il 1950esimo anniversario del naufragio di San Paolo. Il presidente della Repubblica si dice convinto del ruolo cruciale che il suo Paese gioca all’interno dell’Unione europea. “Malta è parte integrante dell’Europa non solo geograficamente – dice – ma anche culturalmente: esiste un vasto consenso sul fatto che il ruolo dell’Isola sia nell’Unione Europea, e sia  quello di qualsiasi altro Paese membro”. Anzi, Abela avverte: “Riteniamo di avere dei compiti speciali, come quello di contribuire alla promozione della pace e del dialogo fra i Paesi e le culture del Mediterraneo e di lavorare per migliorare in tutti i settori le buone relazioni dell’Ue con il mondo arabo”.

Il Paese deve soprattutto fronteggiare il delicato fenomeno dell’immigrazione che, ammette il presidente, “ha raggiunto proporzioni impreviste che nella situazione attuale sono insostenibili”. La risposta da dare, a livello europeo, è dunque quello di trasformarlo “in un fenomeno pianificato e strutturato”. Perché “l’immigrazione senza regole è talvolta sfociata in condizioni di vita insoddisfacenti per gli stessi immigrati e alla delusione riguardo a che cosa questa ‘terra promessa’ avrebbe dovuto loro offrire”. Per Abela, dunque, “è necessario che i Paesi di origine dei migranti cooperino con l’Europa per garantire che l’immigrazione abbia luogo in modo pianificato, in modo da assicurare non solo che i Paesi europei siano preparati a riceverli secondo i bisogni economici e sociali, ma anche che la dignità di questi migranti sia pienamente rispettata. Nella situazione attuale la maggior parte dei migranti è vittima di organizzazioni criminali senza scrupoli il cui scopo non è il benessere degli immigrati ma il loro sfruttamento”.

Quale politica sta attuando Malta per superare il problema dell’immigrazione?

Malta si sta facendo carico di un peso totalmente sproporzionato rispetto alle sue risorse materiali. Riteniamo che, almeno come soluzione temporanea, il nostro fardello debba essere condiviso con i partner europei, dato che si tratta di un problema che non riguarda solo Malta, ma l’Europa intera. Una soluzione più stabile consisterebbe nell’aiutare i Paesi di origine dei migranti a raggiungere uno sviluppo economico maggiore e una soluzione ai loro conflitti interni che renderebbero minore la necessità di emigrare.

Fra meno di due settimane l’Isola ospiterà per la prima volta Benedetto XVI.

La visita del Papa contribuirà a un rinnovamento spirituale tra i fedeli e darà l’opportunità ai giovani maltesi di poterlo incontrare personalmente.

Cosa pensa del rapporto tra laicità e cristianesimo?

Anche se lo Stato maltese è laico, molte delle nostre leggi riflettono ancora i valori cristiani: la laicità di uno Stato non implica che non vi possa essere cooperazione con la Chiesa quando si tratti del bene comune, come per esempio la cooperazione nell’espansione delle scuole religiose. Abbiamo fiducia nel fatto che la visita del Papa possa contribuire a far capire che la fede che San Paolo portò nelle nostre isole è ancora importante oggi non solo per la vita dello spirito, ma anche per quei valori fondamentali e senza tempo che possono rendere migliore la nostra vita terrena.

Come considera la decisione della Corte europea di rimuovere il crocifisso dalle aule scolastiche?

Non l’ho trovata una buona sentenza. Se la Corte di Strasburgo si considera competente per decidere su questa materia – ma a mio avviso non lo è – allora doveva considerare tutti gli aspetti della questione, fra cui quello fondamentale della sensibilità religiosa europea, la storia, la cultura e la stessa identità del nostro continente. Gran parte della popolazione europea si considera ancora cristiana anche se non tutti sono praticanti. Il crocifisso non rappresenta solo il simbolo fondamentale dell’importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura europee, ma è anche un simbolo di unità e solidarietà con tutta l’umanità, un simbolo di tolleranza e non di esclusione, o di negazione dei diritti dei non cristiani o degli atei. La dignità e l’inviolabilità della persona umana, dal momento del concepimento fino alla fine naturale della vita e il concetto del valore inestimabile della vita umana sono tutti simboleggiati dal crocifisso, segno inequivocabile della cristianità. Il governo di Malta, che riflette il sentimento della maggior parte del nostro popolo, è in totale disaccordo con questa decisione e ha informato la Corte europea dei diritti umani del nostro sostegno all’appello presentato dall’Italia.