A Modena si fanno poche chiacchiere e molto gusto

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A Modena si fanno poche chiacchiere e molto gusto

12 Aprile 2009

Che l’Italia sia soltanto un’espressione geografica, secondo l’arcinota battuta del Principe di Metternich,  è forse un’affermazione un po’ forte, ma – con buona pace dei Padri della Patria – non lontana dalla realtà. La Penisola, lungi dall’essere un corpo unitario, è un incredibile e meraviglioso insieme di diversificate situazioni paesaggistiche e di innumerevoli minuscole capitali. Questa miriade di piccole città, dalla caduta dell’impero romano in poi, hanno attraversato complesse vicende storiche, che spessissimo le hanno condotte ad essere divenute  custodi di ineguagliabili tesori d’arte. E’ per tale ragione che immani disgrazie come il terremoto d’Abruzzo, oltre a lasciarci sgomenti per gli aspetti umani – a fronte dei quali, per fortuna, il Paese dimostra un unum sentire che (esso si!),  smentisce  von Metternich e conforta D’Azeglio –   ci affliggono dolorosamente per la perdita di un vasto patrimonio artistico.

Ogni città d’Italia è un unicum, la cui conoscenza è motivo di gioia e di arricchimento culturale e umano. Prendiamo Modena: una giovane ragazza, la cui brillantezza è pari al fascino, abituata a viaggiare per mezzo mondo e di solida preparazione internazionale,   giorni or sono, casualmente, mi diceva di non aver mai messo piede in questa città (al pari della maggior parte delle altre del nostro Paese). Ecco una lacuna da colmare al più presto, nella certezza che dopo Modena alla giovane amica e ai lettori che vorranno imitarla verrà voglia di visitare molte altre parti del nostro territorio, non solo per le realtà d’arte e le testimonianze storiche  che potranno scoprirvi, ma per la piacevolezza delle abitudini di vita che incontreranno, le specialità gastronomiche e  le delizie enologiche che ad essi il territorio stesso saprà offrire.

Modena è, innanzitutto,  il Duomo romanico, gioiello realizzato da un maestro dell’architettura quale fu Lanfranco, ma anche momento altissimo per le opere scultoree di Wiligelmo che lo animano. Ci troviamo di fronte un complesso che, pur se ammirato in mille occasioni, ogni volta che vi si accede, superata la guardia dei due leoni stilofori, severi difensori della fede e strenui guardiani dell’ortodossia, riesce sempre ad offrire nuove ed intense emozioni. Assai opportunamente gli è stata attribuita dall’Unesco la qualifica di Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Che dire poi della Ghirlandina, la possente torre campanaria e della prospiciente Piazza Grande, pulsante di vita il giorno e magica ed incantata, sospesa nel tempo, la notte.

Modena, però, è anche la sontuosità di molti palazzi, il via vai degli operosi abitanti nel corso della giornata, con il frusciare delle tante biciclette che ne attestano la condizione di centro a misura d’uomo e la qualità dell’abitarvi, lo struscio, animatissimo,  nel tardo pomeriggio, sotto i portici, l’intrecciarsi degli appuntamenti,  per l’aperitivo, allo storico Bar dell’Orologio, le numerose vetrine,  in cui la tipologia e la ricercatezza delle merci esposte segnalano l’elevata condizione economica della città e, ad un tempo, la convinta e tonica disponibilità dei suoi cittadini ad indulgere ai momenti epicurei dell’esistenza. Non è un caso che una vecchia battutaccia locale sostenga che tre sono le “S” che contano nella vita: sesso, soldi e … sampagne.

Modena è altresì tradizione gastronomica e in tale ottica una visita alla Trattoria Bianca è suscettibile di non lasciare davvero delusi. Il locale, decentrato rispetto al nucleo del centro storico, presenta un’ambientazione  quanto mai calda ed accogliente, che, curiosamente, contrasta con l’austero riserbo dell’attuale titolare. Le proposte gastronomiche e la precisione e la cortesia del servizio superano, comunque, ogni iniziale difficoltà di comunicazione.

Avuto riguardo agli antipasti, è battaglia perduta in partenza il cercare di sottrarsi alle lusinghe del culatello di Zibello, del prosciutto di Parma e dei salumi in genere, accompagnati dal gnocco fritto e dalla (squisita) confettura di duroni. Non possono, però, passarsi sotto silenzio (vade retro colesterolo!) le fette di polenta fritta a far da appoggio a stracchino, gorgonzola e pancetta. Tra i primi, tutti meritevoli di menzione, i maccheroni al pettine con ragù ed asparagi, le diverse tipologie di tortelloni, le tagliatelle prosciutto e piselli, i tortellini in brodo (perfetta la sottigliezza della sfoglia) debbono, tuttavia, cedere lo scettro del primato agli squisiti passatelli, tra i migliori della regione. Ricco il ventaglio dei secondi piatti, tra cui, ovviamente, non mancano i bolliti misti, accompagnati dalla salsa di peperoni e – com’è doveroso – dalla mostarda di Cremona. Bene il cappello del prete con purea di patate, il coniglio arrosto o le treccine di coniglio, il ventaglio di faraona in salsa di vino bianco, il filetto, nelle sue varie declinazioni. Il carrello dei dolci è un concentrato di tentazioni (il cioccolato è un importante protagonista), belle a vedersi ancor prima che a gustarsi.

La cantina prospetta buone alternative alla ricca presenza di vini del territorio. Il ricarico è equilibrato, al pari dei prezzi del locale in via generale. Trattoria Bianca si colloca in una fascia di costo media, fors’anche medio-alta, con un  rapporto qualità prezzo certamente buono.

Trattoria Bianca   Modena Via Spaccini, 24 Telefono: 059/311524 Chiuso la domenica e sabato a mezzogiorno.