A Roma si celebra tutta l’umanità e l’inquietudine di Lorenzo Lotto

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A Roma si celebra tutta l’umanità e l’inquietudine di Lorenzo Lotto

06 Marzo 2011

Sembrava difficile ai vertici dell’Azienda Speciale Palaexpo poter ripetere il record di Caravaggio, mostra chiusa lo scorso 13 giugno con oltre 450.000 visitatori alle Scuderie del Quirinale, ma l’entusiasmo con cui il pubblico ha risposto alla proposta dedicata quest’anno a Lorenzo Lotto ha stupito anche i più scettici e fa ben sperare.

Oltre 25.000 prenotazioni già registrate ancor prima dell’apertura al pubblico lasciano prevedere che il 12 giugno, dopo i cento giorni canonici di durata, il bilancio, se non paragonabile, potrà almeno essere altrettanto soddisfacente, anche se si è deciso di puntare su un autore decisamente meno conosciuto agli appassionati.

Molti i motivi di un simile successo. Innanzitutto la vastità e il numero delle opere, ben 56, che è possibile ammirare nei due piani degli spazi espositivi, frutto della pregevole curatela di Giovanni Carlo Federico Villa. La prima parte del percorso al piano rialzato raccoglie le tante pale d’altare che l’inquieto artista veneto realizzò per le chiese del territorio compreso tra Venezia, Bergamo e Loreto, ideali vertici geografici del suo operare umano. Molte di queste opere devozionali ecclesiastiche versavano in condizioni miserevoli: il polittico di Recanati, che apre la mostra con lo splendore abbagliante delle vesti della Madonna in trono, era infestato dai tarli e nel giro di dieci anni sarebbe stato definitivamente distrutto. Il sostegno concreto di BNL, ENEL, Lottomatica e Credito Bergamasco ha permesso di avviare un’intensa campagna di recupero di tavole e tele, condotta sotto l’egida dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, facendo della mostra un momento importante di diagnostica di un gran numero dei dipinti di Lotto.

Grazie a questo prezioso lavoro e a un innovativo sistema di illuminazione a LED, costato quattro anni di progettazione, la vivace tavolozza di Lotto risalta come non mai. È così possibile godere dell’opera di un artista che, come efficacemente ha sintetizzato il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, “tocca il cuore, è crepuscolare, liminare, spettrale” e ammirare i suoi “paesaggi inquietanti, i ritratti virili virati di follia, lunatici, ispirati alla mutevolezza del mondo”.

Al secondo piano, infatti, è esposta una significativa raccolta della ritrattistica di Lotto, insieme ad alcune opere devozionali dove più si esprime il lato malinconico e bizzarro della sua produzione. Fra tutte, la straordinaria Annunciazione proveniente dal museo di Villa Colloredo Mels di Recanati, dove la manifestazione del trascendente è significata anche da un gatto che, con il pelo ritto, fugge all’apparire dell’angelo, mentre Maria si volge quasi sconcertata verso lo spettatore, quasi a renderlo partecipe della scena. Senza dubbio si tratta di un moto dello spirito che tradisce l’umanizzazione del divino e ci parla delle inquietudini religiose che attraversavano l’Europa della Riforma. Tensioni e pulsioni alle quali sicuramente Lotto, che visse la propria maturità artistica negli anni cruciali della predicazione luterana, non fu insensibile, anche se nel percorso della mostra ciò non traspare con tutta evidenza.