Addio alle mini-province. E Tremonti recupera risorse dalla lotta all’evasione

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Addio alle mini-province. E Tremonti recupera risorse dalla lotta all’evasione

08 Giugno 2010

L’Italia incassa anche il plauso del commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn. “Sia l’Italia che la Francia hanno preso decisioni importanti” ha detto, anticipando un giudizio positivo che secondo indiscrezioni sarà confermato anche nell’esame delle manovre varate dai vari Paesi da parte della Commissione Ue prevista il prossimo 15 giugno a Strasburgo quando l’esecutivo europeo deciderà sulle procedure di infrazione per deficit eccessivo. E Giulio Tremonti snocciola nuovi dati: "Sul 2010 abbiamo già risultati straordinari, per il 2011 avremo 1,8 mld e abbiamo altro fieno in cascina", ha annunciato il ministro dell’economia nella conferenza stampa tenuta al termine dell’Ecofin. Il tutto, mentre in Italia vengono tagliate le mini-province e il Pd sale sulle barricate annunciando una manifestazione nazionale per sabato 19 giugno al Palalottomatica di Roma.

Davanti a una crisi internazionale che ha già messo al tappeto la Grecia e chiesto sacrifici a tutti gli altri Paesi europei (e sulla cui gravità tutti i più autorevoli osservatori sono concordi, ma sulla cui durata nessuno è in grado di formulare previsioni), Pierluigi Bersani via web spiega così le motivazioni che lo spingono alla piazza: "Per un’altra politica economica, per la crescita e il lavoro contro una manovra ingiusta e sbagliata, per dare voce a tutti i protagonisti colpiti dalle scelte del governo". Per la verità, un film già visto, proiettato sui maxischermi nazionali ogniqualvolta un Governo cerchi di tagliare la spesa rimodulando la crescita dei salari e dell’occupazione del settore pubblico (esattamente quello che sta accadendo ora per motivi che esulano la mera politica economica nazionale ma guidati da una crisi economica che s’è rivelata già devastante) e ogni qualvolta si cerchi di incidere sulla spesa sanitaria o sugli sperperi degli Enti locali o di alcune categorie fino ad oggi privilegiate.

E’ stato lo stesso Berlusconi, oggi, a scaldare la discussione attorno alla Manovra, ripetendo come la correzione dei conti vada nella direzione di “ridurre la spesa e incentivare la ripresa”. Tutti i Paesi europei, ha ricordato Berlusconi, “si sono introdotti in una politica di rigore di bilancio e per quanto ci riguarda anche noi ci siamo adeguati con una manovra che riduce il perimetro della spesa pubblica e incentiva anche la ripresa dell’economia”. Quasi in contemporanea, Tremonti riportava alla mente come il federalismo fiscale a cui punta l’Italia "è l’unico modo per mettere sotto controllo la spesa pubblica” dato che “siamo gli unici in Europa ad avere dei governi locali irresponsabili sulla spesa pubblica”. Non solo. “Sommando la manovra sui conti, la riforma delle pensioni, un modello diverso di lavoro, il federalismo fiscale, abbiamo messo insieme uno strumento di grande peso ed efficacia", ha detto prima di toccare un altro tema "sensibile", quello delle pensioni degli Statali. Il ministro dell’Economia ha infatti precisato che in seguito all’equiparazione dell’età in cui donne e uomini del pubblico impiego devono andare in pensione, imposta all’Italia dall’Ue entro il 2012, per i conti pubblici italiani ci saranno solo "piccoli risparmi", almeno "nei primi tre anni".

Intanto, è arrivato il taglio delle mini-province. La commissione Affari Costituzionali della Camera ha infatti approvato un emendamento del relatore al ddl sulla Carta delle Autonomie, Donato Bruno, che prevede che la popolazione delle province non possa essere in ogni caso inferiore ai 200 mila abitanti (l’emendamento è passato con i voti di Lega e Pdl mentre le opposizioni hanno votato contro). Quelle a rischio sono 7. Secondo i dati Istat relativi all’anno 2009 sparirebbero sicuramente in quattro: Vercelli (180.111 abitanti) in Piemonte, Isernia (88.895 abitanti) in Molise, Fermo (176.488 ab) nelle Marche e Vibo Valentia (167.334 abitanti) in Calabria. Altre tre province sono ancora in forse perché pur avendo meno di 200 mila abitanti potrebbero non rientrare in quanto al 50% con territorio montano: si tratta della provincia di Biella e Verbano-Cusio-Ossola in Piemonte, e di Crotone in Calabria.

Il taglio viene attenuato per le province il cui territorio sia per oltre il 50% montano: sopravvivranno quelle sopra i 150mila abitanti. L’emendamento sulle Province era l’unico rimasto da votare, ora si attendono i pareri delle commissioni competenti sull’intero articolato, che molto probabilmente mercoledì avrà l’ok con il mandato al relatore a riferire in assemblea.

I criteri ai quali il governo si deve attenere, come si legge nel testo, partono dalla “previsione della soppressione di province in base all’entità della popolazione di riferimento, all’estensione del territorio di ciascuna provincia e al rapporto tra la popolazione e l’estensione del territorio e tenendo conto della peculiarità dei territori montani” per cui “il territorio di ciascuna provincia abbia un’estensione e comprenda una popolazione tale da consentire l’ottimale esercizio delle funzioni previste per il livello di governo di area vasta e tale da realizzare le maggiori economie di scala» e dunque una «popolazione di riferimento» che «non possa in ogni caso essere inferiore ai 200.000 abitanti, secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica relativi all’anno 2009”. E ancora “attribuzione a una o più province contigue nell’ambito della stessa regione delle funzioni e delle corrispondenti risorse umane e strumentali della provincia da sopprimere; individuazione di una disciplina transitoria che assicuri la continuità dell’azione amministrativa e dei servizi ai cittadini”.