Addio Liz, ultima grande diva del cinema classico americano

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Addio Liz, ultima grande diva del cinema classico americano

24 Marzo 2011

Elizabeth “Liz” Taylor, spentasi a 79 anni nella città del cinema, Los Angeles, senza ombra di dubbio è stata l’ultima vera diva del cinema classico americano. Se gli occhi magnetici di Vivien Leigh in “Via col vento” erano verde smeraldo, quelli non meno magnetici e splendenti di Liz Taylor erano viola. L’attrice nata a Londra da genitori americani, colti e benestanti, raggiunge la nuvola più alta dell’impero hollywoodiano quando per tenere in vita artificialmente la macchina dei sogni, viene scelta come protagonista del l kolossal “Cleopatra”, diretto da Joseph Leo Mankiewicz, nel 1963.

Per la parte la 20th Century Fox gli mise su un piatto d’argento una cifra da capogiro, 1.000.000 di dollari, per prestare il volto alla regina ’Egitto, amante bella quanto sfortunata del romano Marco Antonio. E proprio quel Marco Antonio, l’attore Richard Burton, divenne suo marito. I due erano già sposati. Ma l’America, soprattutto per i prestatori d’opera del mondo della celluloide, già negli anni Sessanta del secolo passato, dava all’indissolubilità del matrimonio importanza relativa. Liz, poi, era una vera esperta, essendo già al quarto marito. Richard divenne nel 1964 il suo quinto. E visto che la loro non poteva essere una storia qualunque, si sposarono (dopo aver divorziato nel 1974) una seconda volta nel 1975.

In tutto Liz Taylor ha avuto sette mariti, sposandosi otto volte. Questo dovrebbe far capire perché Liz Taylor sia stata per lungo tempo la regina incontrastata dei tabloid, sempre a caccia di storie scandalistiche, cavalcando con estrema disinvoltura le mode del proprio tempo. Nell’estate del 1964 trascorre le vacanze estive a Montecarlo con Richard Burton, vestita come una hippie, abito lungo fino ai piedi a fiori sgargianti, fazzoletto in testa anch’esso floreale, niente trucco. Anche Brigitte Bardot, dopo Greta Garbo e Marlene Dietrich, l’unica grande star internazionale di origine europea, sta vivendo un periodo hippie, vestita in stile zingaresco-floreale da Jean Bouquin.

Ma questo aspetto stravagante della vita di Liz Taylor non dovrebbe far mai dimenticare che è stata un’attrice grandissima. La sua presenza in “Un posto al sole” (1951) di George Stevens, accanto a Montgomery Clift, segna l’apparire sulla scena di una nuova generazione di attori, giovani e talentuosi, impegnati a infondere linfa vitale, ultima trasfusione, nell’età dell’oro di Hollywood.

La consacrazione all’Oscar arriva nel 1961 (migliore attrice protagonista) con “Venere in visone” di Daniel Mann. Una seconda statuetta la vinse nel 1967 per “Chi ha paura di Virginia Woolf?” di Mike Nichols. La sua lunga filmografia è trascorsa tutta all’ombra dei grandi registi della Hollywood classica: George Cukor, Mervyn LeRoy, Clarence Brown, Michael Curtiz, Vincente Minnelli, Charles Vidor, William Dieterle, Edward Dmytryk.

Con “Cleopatra” Liz Taylor toccò il massimo della fortuna (anche economica) di attrice, di icona della modernità, di spensieratezza della vita. Il film, oltre ad una lavorazione londinese, perlopiù venne girato tra l’incantevole Roma della Hollywood sul Tevere, e Ischia. Ma gli americani ormai stavano andandosene da Roma, lasciando a Cinecittà la cartapesta delle colonne doriche e corinzie, retaggio della “dolce vita di celluloide”. L’ultimo vallone di resistenza del cinema si mostrava ormai indifendibile. “Cleopatra” incassò molti soldi. Ma non quanti ne servivano per ripianare l’immenso investimento, che rischiò di far colare a picco una corazzata della forza della Fox. Ormai gli spettatori di tutto il mondo, nonostante gli occhi viola di Liz Taylor, disertavano questo genere di film. E se la Storia, lo schermo gigante, bighe, cavalli, cammelli, statue romane e piramidi egiziane, colori sgargianti, non bastavano più a reggere lo spettacolo, allora tutto sembrava irrimediabilmente perso.

La carriera di Liz Taylor nei due decenni a venire non avrebbe trovato una percezione appropriata. La realtà, la marginalità e la radicalità degli anni Settanta a Hollywood non consentivano ruoli per la diva di una tempo. Ma qui sta il capolavoro di Liz Taylor. Quando il sipario era calato, seppe trovarsi un nuovo ruolo: sempre più lontano dal grande schermo, ma sempre al centro della società dello spettacolo. La diva sopravvisse a se stessa. Con intelligenza e coraggio continuò ad alimentare il mito della sua bellezza. E c’è riuscita sino ad oggi.                     

  

 

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