Afghanistan, su Obama le pressioni di Cheney e McChrystal

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Afghanistan, su Obama le pressioni di Cheney e McChrystal

23 Ottobre 2009

Afghanistan
La strategia proposta dal generale McChrystal non è solo incentrata, come ormai sanno tutti, sulla famosa richiesta di nuovi 40.000 uomini da dislocare in territorio afghano, ma consta anche di molti altri elementi che “vanno a comporre una visione di contro-insorgenza (COIN) ben integrata: proteggere i civili afghani, espandere la polizia e l’esercito afghano, provvedere ad una valida assistenza economica, separare i combattenti talebani dal Mullah Omar e da Bin Laden, riconciliare le fazioni in lotta, combattere chi vi si oppone e introdurre una campagna di riconciliazione nazionale“.

Di contro, chi propone varie mezze misure non ha ancora enunciato nessuna strategia ben articolata. Questo è quanto sostiene in un lungo e ben articolato saggio, “Sono possibili le vie di mezzo? Il problema con le mezze misure in Afghanistan”, Stephen Biddle su The New Republic. “Nessuna delle usuali vie di mezzo sono così efficaci da proporsi come alternativa. Molte sono componenti potenzialmente importanti di una strategia COIN ben integrata. Ma prendere i singoli pezzi fuori da questo meccanismo per considerarli come validi sostituti di un maggiore dispiegamento di truppe significa negare la precondizione del successo di una valida strategia. I pezzi di una strategia ortodossa di COIN interagiscono l’uno con l’altro: la sicurezza permette lo sviluppo e la governance, la governance rende possibile le azioni di contro terrorismo che a sua volta significa migliorare le condizioni di sicurezza e maggiore sicurezza significa poter condurre negoziati e avviarsi verso la riconciliazione. Ogni elemento si relaziona agli altri; ognuno è solo un elemento parziale e da solo non permette il funzionamento dell’insieme. Nemmeno un’integrata COIN in se stessa è però garanzia di successo. Gli scienziati sociali hanno stimato le chance di riuscita tra il 25 e il 70%. Ma le vie di mezzo sono sempre meno promettenti perché a loro manca proprio la caratteristica proposta da McChrystal: una strategia integrata e le sinergie che ne risultano”.

Il difetto, se così si può dire, della strategia di McChrystal sta nei tempi necessari a pacificare l’Afghanistan, che non sembrano molto compatibili con le esigenze della politica interna del presidente Obama e con la resistenza della pubblica opinione. In un lunghissimo e interessantissimo articolo sul New York Times, il generale ha dichiarato che gli americani rimarranno in Afghanistan “fino a quando i nostri partner afghani saranno completamente sicuri anche se ci volessero anni”.

Mentre il presidente Obama sta pensando a cosa fare, arriva la bordata di Dick Cheney, vice presidente di Bush, contro l’attuale amministrazione. La strategia di McChrystal “ha forti rassomiglianze” con quella elaborata negli ultimi tempi del suo mandato dagli uomini di Bush. Obama, prima di insediarsi, avrebbe chiesto a Cheney e agli altri di non divulgare il piano e di lasciare a lui il merito della sua ideazione. Con la consueta franchezza, Cheney ha sollecitato il presidente “di mantenere fede ai suoi impegni. La Casa Bianca deve smetterla di essere incerta mentre le forze armate sono in pericolo. Non deve fare errori, segnali di indecisione da parte di Washington offendono i nostri alleati e incoraggiano i nostri avversari. Continuare a cianciare, mentre le nostre truppe sul terreno affrontano un nemico reso più forte, mette in pericolo loro e mina la nostra causa”.

Pakistan
“I talebani pakistani hanno guadagnato un potere significativo nelle aree tribali, sette distretti amministrativi al confine con l’Afghanistan. Mentre le istituzioni statali in questa zona (FATA, Federally Administered Tribal Areas) stanno diventando sempre più deboli, i militanti hanno smantellato o preso il controllo delle già fragili strutture tribali. La crescente talebanizzazione non è il prodotto delle tradizioni tribali o della resistenza. E’ il risultato di politiche militari di corto respiro e di un corpo di leggi di eredità coloniale che isola la regione dal resto del paese dandole un ambiguo status costituzionale e negando alla popolazione libertà politica e opportunità economiche”. E’ quanto sostiene l’ultimo rapporto dell’International Crisis Group.

Israele
Il quotidiano Haaretz riporta che a settembre si è tenuta al Cairo una conferenza a porte chiuse sulla non proliferazione nucleare in Medio Oriente. A questo incontro avrebbe partecipato anche una delegazione iraniana, notizia però smentita dal governo di Teheran, ma confermata dagli stessi egiziani. Israeliani e iraniani avrebbero pertanto discusso tra loro a lungo e non sarebbe nemmeno la prima volta. Erano presenti delegazioni provenienti da Giordania, Tunisia, Marocco, Turchia, Egitto, Emirati Arabi Uniti nonché rappresentati europei e americani.

Iran
Questa è la rivendicazione da parte del movimento sunnita Jundullah, nato nel 2003, dell’attentato suicida compiuto nel Belucistan iraniano il 18 ottobre scorso. Secondo il documento, le cause dell’azione dove hanno perso la vita 49 tra ufficiali superiori, agenti dei servizi e miliziani, tutti membri delle guardie rivoluzionarie, vanno ricercate nella repressione portata avanti dal regime degli ayatollah contro la minoranza sunnita che avrebbe il sostegno del Pakistan. Secondo fonti pakistane del 2007, il movimento anti iraniano, comandato da Abdolmalek Rigi, riceverebbe l’aiuto degli Stati Uniti.

Bosnia
Il Medio Oriente ha distolto il nostro sguardo dall’aree di crisi più vicine che ormai ci sembrano fuori dal tunnel. In Bosnia (si veda questo interessante documento a pag. 85), ad esempio, la situazione sta peggiorando, infatti si registra una crescente conflittualità tra i tre maggiori gruppi etnici (bosniaci, croati e serbi) i cui rappresentanti, invece di far avanzare il processo di pace, stanno facendo di tutto per alimentare le tensioni, con il risultato di indebolire le istituzioni dello stato centrale, la modernizzazione del paese e l’integrazione nelle istituzioni euro-atlantiche.

http://leonardotirabassi.blogspot.com/