Mentre le truppe NATO si apprestano a lasciare alle forze armate afghane il compito di controllare il paese e di affrontare da sole (quasi) i talebani, continua il dibattito sullo stato della lotta ad Al Qaida, al terrorismo islamista, a quella che è stata definita un “insorgenza globale”. Ritorno su questo argomento perché mi sembra che da noi la discussione sia ancora viziata da aspetti ideologici, e scarseggi invece la conoscenza dei termini del problema.
Quello che sta succedendo in Siria ha ripercussioni immediate in tutta l’area, coinvolgendo un arco di paesi notevole. La Siria infatti è il crocevia per lo meno di tre assi politico religiosi e geografici: quello tra sciti e sunniti, tra Iran- Iraq- Siria e Libano, tra Israele e mondo mussulmano. Il rischio di una sua esplosione, mette in discussione, senza nessun ammortizzatore, il precarissimo ordine dell’area. Quello che è certo, è che sta emergendo un asse in opposizione all’Iran (per l’attività terroristica di Teheran si veda il seguente report).
Sul Foglio di venerdì 3 febbraio, Daniele Raineri scrive una ricca recensione del libro di Michael Hastings sulla guerra in Afghanistan dal titolo eloquente “The Operators. The Wild and Terrifying Inside Story of America’s War in Afghanistan”. La tesi dell’autore è chiara: la dottrina di contro insorgenza (coin) elaborata dalla scuola strategica americana è un fallimento perchè segnata dal peccato originale del suo fondatore, David Galula, l’ufficiale francese noto per le sue azioni durante la guerra d’Algeria. Non ho letto il libro ma, ammetto, che a me sembrano dichiarazioni sconvolgenti per superficialità e approssimazione.