
Agli “emergenti” non piace la candidatura della Lagarde all’FMI

26 Maggio 2011
Il BRICS, acronimo utilizzato in economia internazionale che sta ad indicare i cinque Paesi emergenti quali Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ha detto no alla possibile nomina di un direttore del Fondo Monetario Internazionale ancora una volta europeo. Tali Paesi condividono una grande popolazione, un immenso territorio, abbondanti risorse naturali strategiche e, cosa più importante, sono stati caratterizzati da una forte crescita del PIL e della quota nel commercio mondiale, soprattutto nella fase iniziale del XXI secolo, hanno, dunque, una forte influenza nelle decisioni internazionali e la loro posizione merita di essere ascoltata.
Da quando si è resa nota la vicenda scandalistica che ha travolto l’ex direttore Dominique Strauss Kahn le candidature per ricoprire questa carica così ambita si sono moltiplicate, ma la nomina ancora naviga in alto mare. A rendere tutto più complicato la presa di posizione ufficiale dei Paesi emergenti che non intendono più rispettare la consuetudine che voleva un europeo alla guida del FMI.
In una nota il BRICS dichiara che si fa forte la preoccupazione derivante dalle dichiarazioni pubbliche rese da alti funzionari europei sulla volontà dell’Europa di mantenere un loro membro ad occupare tale carica. Inoltre, diversi accordi internazionali hanno spinto affinché ci sia un autentico processo trasparente basato su criteri di merito e di selezione competitiva del Managing Director del Fmi e delle altre posizioni di rilievo nell’organigramma delle istituzioni di Bretton Woods.
Quello che si auspicano, dunque, i Paesi emergenti è che vengano definitivamente abbandonate le convenzioni obsolete e non scritte, che le candidature, dunque, vengano vagliate sulla base di determinati requisiti. In particolare il nuovo direttore dovrebbe essere non solo una persona forte e qualificata, con un solido background tecnico e acume politico, ma anche qualcuno capace di continuare il processo di cambiamento e di riforma dell’istituzione che da tempo si persegue; caratteristiche queste che esulano dalla nazionalità.
La raccolta delle candidature per la carica di direttore generale dopo le dimissioni di Strauss-Kahn sono aperte fino al 10 giugno: finora i cinque paesi del BRICS non hanno fatto nomi o sostenuto alcun candidato, mentre i principali paesi d’Europa, dal canto loro, si sono espressi a favore del ministro dell’Economia francese Christine Lagarde che si prospetta come una valida candidata. Lagarde ha convocato una conferenza stampa per le 11,45 italiane di mercoledi 25 maggio in cui, come ha confermato un funzionario del ministero delle Finanze, ha fatto un annuncio importante.
Ancora, nel comunicato inviato dal BRICS si evidenzia la possibilità che la carica stessa di direttore del FMI possa perdere di credibilità se continuano a prevalere consuetudini su trasparenza e legittimità: tutto ciò potrebbe minare la legittimità stessa dell’istituto. Su tale linea anche il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Junker, che, come ricordato in tale nota, nel 2007 dichiarò che Strauss-Kahn sarebbe stato probabilmente l’ultimo direttore del Fondo monetario europeo.
In tale clima la candidatura avanzata dal ministro delle Finanze francese, Christine Lagarde, sembra non poter riscuotere grande successo, almeno tra i cinque Paesi emergenti, tutti gli altri sembrano appoggiarla, una cosa è certa: i requisiti richiesti di trasparenza, forte personalità, capacità tecniche e professionalità dovrebbero essere alla base di un qualsiasi concorso volto a ricoprire cariche di tali rilevanza. Alla luce di quanto accaduto all’ex direttore del FMI, tuttavia, andrebbe aggiunto un ulteriore caratteristica: l’irreprensibilità di comportamento e di condotta.