Ai vertici della Regione il ricordo delle Foibe non è di casa
10 Febbraio 2011
E’ davvero una nota stonata il disinteresse pressoché totale dell’amministrazione regionale di centrosinistra sul "Giorno del ricordo" in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo istriano-giuliano-dalmata. Alla mattina di oggi non risultava effettuata, infatti, né a nome del governo Vendola né a nome del Consiglio regionale, alcuna forma di celebrazione in memoria degli eccidi di italiani nelle foibe dell’Istria, della Venezia Giulia e della Dalmazia, salvo poi la pubblicazione di un comunicato, alle 13,58 di oggi, da parte del presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna attraverso il quale, molto brevemente, l’amministrazione ha tentato di rimediare unendosi alle parole del Presidente della Repubblica in ricordo dell’eccidio.
Eppure, una legge dello Stato, la numero 92 del 30 marzo 2004, ha istituito il 10 febbraio quale “Giorno del ricordo”, al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani massacrati dai partigiani comunisti e della più complessa vicenda del confine orientale. In altri termini sono previste, per legge, iniziative per diffondere la conoscenza di quei tragici eventi tra i giovani delle scuole di ogni ordine e grado ed è anche favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Molto di più di una nota di poche righe, insomma, peraltro dalla tempistica assai eloquente, visto che è stata pubblicata sul sito del Consiglio regionale della Puglia casualmente proprio dopo la pubblicazione del duro comunicato del consigliere regionale del Pdl Erio Congedo, intervenuto per denunciare il silenzio dell’amministrazione su fatti così tragici proprio nel giorno consacrato al loro ricordo.
“Né c’è purtroppo da stupirsi – aveva dichiarato Congedo – dell’opera di un governo regionale il cui presidente (all’epoca aspirante rifondatore del comunismo) votò in Parlamento contro l’istituzione di questa giornata, mentre ci saremmo aspettati da quello del Consiglio – che ci ostiniamo a ricordare come socialista democratico – qualcosa di più, quantomeno ad imitazione del suo predecessore, che almeno una nota ufficiale in questa occasione non la faceva mancare”. E di fatto, poco dopo, la nota ufficiale c’è stata. Almeno quella.
Come oggi è ampiamente riconosciuto l’occupazione jugoslava, che a Trieste durò quarantacinque giorni, fu causa non solo del fenomeno delle foibe, ma anche delle deportazioni nei campi di concentramento jugoslavi di popolazioni inermi. In Istria, a Fiume e in Dalmazia, invece, la repressione jugoslava costrinse oltre 300 mila persone ad abbandonare le loro case per fuggire dai massacri e poter mantenere la propria identità italiana.
“Ieri – spiega ancora Congedo – il presidente Vendola ha definito niente meno che ‘colpo alla nuca del Sud’ il passaggio in Parlamento di un decreto legislativo attuativo di una legge già pacificamente vigente. Ci permettiamo di ricordare che i colpi alla nuca erano quelli che i comunisti titini, con la complicità dei loro compagni italiani, infliggevano all’italiano collocato sull’orlo delle foibe perché il suo cadavere si tirasse dietro nel baratro i vivi legati a lui con strettissimi fili di ferro. Ma evidentemente – conclude l’esponente del Pdl – di questi crimini nei confronti dell’intera umanità al nostro governatore e ai suoi compagni e compari, pur solertissimi nel ricordare ogni altra analoga tragedia purché non addebitabile al loro album di famiglia, non interessa granché”.
Ma se la Regione tenta di far passare inosservata questa giornata, qualcosa invece in Puglia si muove: diverse sono state le amministrazioni, soprattutto comunali, che hanno organizzato celebrazioni, anche perché la Regione ha accolto e ospitato, negli anni ’50, diversi esuli istriani, che poi hanno deciso di stabilirsi e vivere al Sud. In più, il ‘Comitato 10 febbraio’, un coordinamento trasversale composto soprattutto da giovani, ha promosso a Bari una fiaccolata regionale per le vie principali della città. Lodevole l’iniziativa della società civile, ammirevole il coraggio degli amministratori comunali e di quei (pochi) dirigenti scolastici pugliesi che hanno celebrato degnamente il "Giorno del Ricordo", ma tutto ciò rende ancora più drammatico ed evidente il disinteressamento pressoché totale delle istituzioni regionali.
Possibile che l’ideologia politica possa ancora nascondere la verità e influire, in maniera faziosa, sul rispetto della memoria, delle vite di tanti italiani, e sulla piena adesione a quanto previsto della legge?