Al Cda del Maxxi restano 10 giorni per allontanare i commissari di Ornaghi
15 Aprile 2012
di Carlo Zasio
Il Maxxi ha ora 10 giorni di tempo per dimostrare quanto finora è stato incapace di fare: attirare nella Fondazione quei soci privati con le risorse necessarie a dotarlo di una reale autonomia. In caso contrario, il Ministro Ornaghi, su indicazione del Direttore Generale Resca, procederà alla nomina di un commissario per mettere ordine nei conti dell’unica istituzione culturale nazionale dedicata all’arte contemporanea.
In realtà questo sembrava il destino fin dalla nascita della Fondazione, come ebbe a rilevare il Sole 24 ore già ai suoi esordi analizzando il bilancio previsionale di 10 milioni di euro in cui la parte dei ricavi era troppo sbilanciata sui fondi pubblici. I 6 milioni di euro provenienti da Arcus, infatti, difficilmente sarebbero stati assegnati continuativamente su base annua. Ciò è avvenuto dopo tre anni, impedendo al Cda di approvare il bilancio previsionale 2012 con un passivo di 4 milioni di euro. Nei mesi precedenti l’allora ministro Galan, sollecitato a individuare risorse pubbliche che andassero a sostituire i fondi provenienti da Arcus, aveva richiesto un piano di rilancio, dimostratosi inadeguato.
Ora le speranze sono appese a un filo. I vertici, provenendo dagli organici del ministero, hanno un’ottima preparazione curatoriale ma non sono orientati per formazione al fund raising nel settore privato. La scelta del consiglio di amministrazione, poi, non ha individuato figure adeguate al compito. Prova ne è che da quando nel 2010 son stati privati del gettone di presenza, sembra che i consigli di amministrazione siano trascorsi nella ricerca di un modo per corrispondere un compenso ai consiglieri.
Infine, questi non sembrano tempi ideali per trovare un partner privato così generoso in assenza di un progetto di rilievo internazionale e di elevato spessore culturale. Dopo l’apertura con l’intelligente mostra dedicata a De Dominicis e il grande rilievo sulla stampa internazionale, il Maxxi sembra essersi un po’ spento. Se la gestione commissariale, che sembra ormai alle porte, non affronterà questi tre problemi di fondo, l’astronave di Zaha Hadid, costata oltre 140 milioni di euro, sembra destinata a un ben triste naufragio.