Alitalia, Bianchi non vuole mollare
25 Maggio 2007
E pensare che sul fronte Alitalia le cose dovevano sistemarsi entro due mesi. Invece, grazie alla condotta schizofrenica del Governo, il cielo sopra l’ex compagnia di bandiera è tutt’altro che sereno, con il ministro Bianchi che infischiandosene dei richiami della Consob rivendica il diritto suo e dei suoi colleghi ministri “competenti” di dire la loro sulla questione.
Era il 17 di maggio, quando il ministro dell’Economia Padoa Schioppa rassicurò gli italiani dicendo che l’obiettivo era “vendere entro luglio”. Salvo poi decidere di far slittare la data relativa alla presentazione delle offerte vincolanti al due luglio (difficile, quindi, rispettare i tempi). Ancora non si sapeva l’ammontare del “profondo rosso”, con un utile netto del 2006 che è risultato negativo per 626 milioni di euro (nel 2005 era inferiore di 458 milioni di euro). Ma c’era da aspettarselo che la sinistra radicale avrebbe nuovamente tirato per la giacchetta Padoa Schioppa difendendo le posizioni stataliste della sua parte politica.
E’ successo oggi: oggetto del contendere, la quota messa in vendita dal Tesoro, passata dal 39,9% al 49,9%. Ebbene, Bianchi stamattina, neppure a dirlo, ha gridato il suo “no” dalle colonne del quotidiano La Repubblica. “Nessuna polemica con il ministro Padoa Schioppa ma ritengo che il Tesoro debba mantenere la propria presenza in Alitalia. Il 10% in ballo deve restare in mani pubbliche fino al 2010”. E dopo la flessione di ieri (superiore al 3%), il titolo è nuovamente sotto tiro. Del resto, se da una parte, si teme che la gara di privatizzazione produrrà offerte vincolanti con prezzi ben al di sotto degli attuali corsi di borsa, dall’altra pesano proprio le parole di Bianchi. Eppure, il presidente della Consob Lamberto Cardia, lo ha chiesto in ogni modo, a ministri e parlamentari, di limitare le dichiarazioni sull’ex compagnia di bandiera per evitare scossoni in Borsa. Il rischio di una condotta schizofrenica, dettata da dichiarazioni continue e contradditorie, è quello di produrre una turbativa del mercato. Ma Bianchi non ci ha pensato due volte e ha replicato (garbatamente ma in modo fermo, scrive il giornale di Ezio Mauro, come se agli italiani possano interessare le maniere del ministro) rivendicando il diritto dei ministri competenti ad esprimere il proprio punto di vista sul vettore.
Come se non bastasse poi, proprio Bianchi (che non vede ridimensionamenti di personale all’orizzonte, al contrario di quanto si aspetta il mercato) ha lamentato “la scarsa coesione nell’esecutivo, sulle scelte strategiche c’è scarsa condivisione”. E ha ragione, stavolta bisogna proprio dirlo: Bianchi oltre a farsi un autogol ha detto una verità sacrosanta: quando si parla di asset fondamentali per il Paese la maggioranza va in tilt (vedi i casi Telecom e Autostrade).