Alitalia e il “sì” doloroso ad Air France
18 Marzo 2008
Ha ragione il quotidiano economico francese Les Echos: quello dell’Italia alla Francia è un “sì doloroso”. Ieri in serata, il Consiglio dei Ministri ha dato il proprio parere favorevole al piano di AirFrance-KLM per rilevare il controllo dell’ex compagnia di bandiera e ha precisato che il Ministero dell’economia si impegnerà “ad aderire alle offerte pubbliche di scambio e di acquisto da parte di Air France-Klm per la totalità dei titoli detenuti dal ministero stesso”. Tuttavia, si riserva di valutare eventuali altre offerte se saranno migliori. Un modo per lasciare le porte aperte ma stamani il titolo dell’ex compagnia di bandiera è stato subito sospeso per eccesso di ribasso e poi riammesso, dopo che ieri l’aviolinea aveva perso il 27%.
Il day after insomma non è cominciato bene. La situazione del resto è drammatica e ancora una volta fotografa un Paese incapace di fronteggiare l’emergenza. Senza contare che insieme con l’Aviolinea ad andare a picco è anche l’immagine dell’Italia, economicamente e politicamente a terra. Basti pensare all’ok di via Venti Settembre di ieri, annunciato dal ministro Padoa-Schioppa durante un Cdm falcidiato da molte assenze di ministri impegnati nella campagna elettorale. Mancavano, in particolare, proprio i più critici, come Antonio Di Pietro e i rappresentanti della sinistra radicale Paolo Ferrero, Fabio Mussi e Alfonso Pecoraro Scanio. Ora, che il nodo Alitalia divenisse protagonista della campagna elettorale c’era da aspettarselo, un po’ meno che ministri ancora in carica (vale la pena ricordarlo) se ne lavino le mani rendendo note le loro opinioni grazie a battute rubate dai cronisti nel corso di convegni, dibattiti elettorali o per strada.
Eppure si parla di una compagnia che perde un milione di euro al giorno, di 2mila esuberi annunciati e di 5mila lavoratori di terra di Az Servizi che, come ha scritto IlSole24Ore “verranno parcheggiati nel limbo di Fintecna, utilizzata come se fosse un’agenzia pubblica di reimpiego” (oggi, con Spinetta, a ricevere i sindacalisti ci saranno il presidente di Alitalia, Maurizio Prato, e i vertici di Fintecna e Az Servizi).
A una situazione già di per sé drammatica, hanno certamente contribuito le continue diatribe sulla privatizzazione e la debolezza della politica: gli annunci, le sortite e le smentite che hanno caratterizzato gli ultimi 20 mesi (governo Prodi) e che più volte hanno provocato forti oscillazioni del titolo in Borsa, uniti ai paletti posti dall’Esecutivo nella fase iniziale della trattativa.
Con la conseguenza che adesso i creditori (Air France-Klm) hanno il coltello dalla parte del manico. Se infatti non spuntassero nomi nuovi o vecchi nomi con nuovi piani, il fallimento sarebbe questione di mesi. E’ non è un’ utopia pensare che se fosse stata venduta ancora sei mesi fa o se il tandem Prodi-Tps (pur alle prese con una maggioranza spaccata nella quale ogni partitino o ministro di turno ha voluto dire la sua) avesse partorito una soluzione-tampone con la quale fronteggiare l’emergenza, le condizioni probabilmente sarebbero state migliori. In campo oggi ci sono solo i franco-olandesi e la proposta suona come un “prendere o lasciare”. Senza entrare nello specifico del nodo-Malpensa, quello su cui vale la pena riflettere è il contenuto dell’offerta, fortemente peggiorativa rispetto alla proposta preliminare.
Nella lettera del Tesoro che sarà inviata ad Alitalia – contenente l’impegno ad aderire alle previste offerte pubbliche di scambio (per le azioni) e di acquisto (per le obbligazioni) da parte di Air France-Klm per la totalità dei titoli detenuti dal Tesoro – viene specificato che “gli impegni assunti non saranno vincolanti nel caso in cui uno o più soggetti lancino un’offerta pubblica concorrente migliorativa e il ministero accetti tale offerta”.
Già, ma per ora in campo c’è solo l’alleanza franco-olandese, anche se per un nuovo acquirente adesso sarebbe più facile farsi avanti. L’umiliante concambio finale proposto dai francesi è di un’azione Air France ogni 160 Alitalia, contro le 70 previste il sei dicembre scorso, appena tre mesi fa. Tre mesi nei quali le azioni d’Oltralpe hanno perso valore e sono passate da 23,4 euro a 15,28 (ieri). Il risultato è stato il crollo della valorizzazione dei Titoli Alitalia, passata da 35 centisimi a 10. Qualcuno al lavoro ci deve essere per forza.