Alitalia è sull’orlo del fallimento, grazie a Prodi
19 Marzo 2008
La vendita del 49,9% del capitale dell’Alitalia (ancora nelle mani del Ministero dell’Economia e delle Finanze) è cominciata male – con un bando chiamato da Prodi “asta” ma che in effetti prevedeva uno sgangherato “beauty contest” (l’archivio telematico de “L’Occidentale” ha tutti i dettaglia della complicata ed arzigolota vicenda) – e sta finendo peggio. Riassumiamone, per orientarci, i punti salienti.
In primo luogo, il Governo Prodi (di cui WV – Walter Veltroni – era a tutti gli effetti componente politico di non poco conto e di cui comunque è l’erede) – ha trascinato la situazione Alitalia sino a porla al limite del fallimento e della liquidazione coatta.
In secondo luogo, circa tre mesi fa è apparso un barlume di speranza nella possibile integrazione di Alitalia nel maggior gruppo mondiale di aeronautica civile, AirFrance-Klm. C’era – è vero – un altro contendente: una cordata finanziaria attorno alla società AirOne , ma non è venuta nessuna smentita ufficiale ai dati dettagliati sulla poca consistenza industriale e finanziaria della cordata apparsi negli ultimi mesi sui maggiori quotidiani italiani sulla base di fonti ufficiali (bilanci depositati in tribunale, statistiche aeroportuali e simili).
In terzo luogo, a fronte di questa situazione (in cui ci si era cacciato con la propria testa e con le proprie mani), il Governo Prodi autorizza il management e gli organi di governo e di gestione di Alitalia di aprire una trattativa in esclusiva con AirFrance-Klm per giungere ad un offerta definitiva ed irrevocabile.
In quarto luogo, l’offerta definitiva ed irrevocabile (i dettagli sono da domenica scorsa su tutti i giornali ; quindi, sarebbe pleonastico ripeterli) è nettamente inferiore a quella preliminare di circa tre mesi fa (pur se sempre molto superiore a quella, sempre preliminare, di AirOne). Comporta, tra l’altro, una drastica riduzione del personale, la chiusura di rami d’azienda, ed il declassamento di Malpensa da “hub” a “poin to point”.
In quinto luogo, la cassa di Alitalia boccheggia: nessuna banca è disposta a fargli ulteriormente credito e la Commissione Europea (ribadendo il divieto agli aiuti di stato) afferma che un eventuale prestito-ponte del Governo italiano deve essere a condizioni di mercato.
Questo è il fondale dietro l’incontro (finito in tumulti) tra il Presidente ed Amministratore Delegato di AirFrance-Klm Jean Cyril Spinetta ed i sindacati. AirFrance-Klm ha chiesto l’approvazione dell’offerta (e del relativo piano di rilancio) per tre motivi:
1. La tradizione delle relazioni industriali nei servizi pubblici in generale, e nei trasporti in particolare, in Francia è molto più “concertativa” (o se si vuole “corporativa”) di quanto non sia quella italiana. Affonda le proprie radici, più che nella storia della sinistra d’Oltralpe, nel colbertismo che permea l’intervento pubblico sin dai tempi del Re Sole, nonché nella programmazione “indicativa” in atto sin dagli Anni ’40.
2. Spinetta è un socialista delorsiano- quindi particolarmente imbevuto di “concertazione”. Inoltre, sul piano tattico, dato che ha fatto parte per anni del CdA di Alitalia, sa che buona parte dei problemi della compagnia devono imputarsi alle pessime relazioni sindacali ed ai continui scioperi che hanno fatto scappare la clientela (pur in un mercato così protetto come l’italiano). Teme, dunque, che senza l’accordo sindacale si caccerebbe in un baratro tale da mettere a repentaglio il resto del gruppo.
3. Spinetta ha studiato all’Ena negli Anni 60 quando si approfondiva la teoria dei giochi ed anche la teoria economica del suicidio allora proposta da Gary Becker. E’ consapevole del fatto che, data la situazione dei conti di Alitalia, questo è un gioco ad ultimatum: o prendere o lasciare. Sa che se i sindacati ritengono che la sopravvivenza di Alitalia vale zero – teoria economica del suicidio – sarà sempre AirFrance-Klm ha prendersene, quasi gratis, le spoglie migliori.
Infatti, se l’accordo non si fa, l’unica strada aperta è la procedura fallimentare . Tale procedura prevede una fase di liquidazione – l’attuale Presidente ed Amministratore Delegato di Alitalia Maurizio Prato è un maestro in materia. A sua volta la liquidazione comporta ciò che colloquialmente viene chiamato “lo spezzatino” al fine di cedere i rami di azienda che possono promettere esiti interessanti. AirFrance-Klm è pronta a farsi avanti per rilevare i bocconcini migliori che il sindacato (spinto dalla dannosa inconcludenza del Governo Prodi) gli sta servendo su un piatto d’argento. Qualche boccone – non ne dubitiamo – lo potrà prendere anche AirOne, silenziosa in questi giorni in quanto consapevole che nel cupio dissolvi dannunziano del sindacato (alla Giogio Aurispa de “Il trionfo della morte”) qualche resto succulente ci sarà pure per lei.
Comunque vada nelle specifiche il resto della vicenda, chi ci rimette è l’Italia. Prodi, nel frattempo, ha lasciato la politica, TPS e VVV pure. Bianchi torna a fare il Rettore dell’Università del Mediterraneo. E WV tenta, a fatica, di convincere gli italiani di essere un figlio di nessuno e di non sapere nulla del pasticciaccio brutto di Alitalia e degli altri accadimenti della XIV legislatura.