Alitalia, un enorme caso di dissesto aziendale con molti nodi da risolvere
23 Ottobre 2008
Una marea di insidie sul cammino di Alitalia ed una corsa contro il tempo per il DL 134 “amministrazione straordinaria per le grandi imprese in crisi”. Con 309 sì e 250 no la Camera ha votato la questione di fiducia, posta dal Governo, sull’approvazione dell’articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, già approvato dal Senato, recante disposizioni urgenti in materia di ristrutturazione di grandi imprese in crisi. Votato con alcune dovute e necessarie modifiche a cominciare dall’azzeramento del colpo di spugna sui manager – incapaci – e trasmesso al Senato che lo ha già all’ordine del giorno, visto che il decreto scadrà lunedì prossimo.
Alitalia, grande impresa insolvente: un enorme caso di dissesto aziendale per di più operante nel settore dei servizi pubblici essenziali. Al momento la CAI sta vagliando il dossier sul valore di Alitalia e sul tesoretto degli slot che potrebbe, però, diventare un ostacolo alla vendita del succo del gruppo alla cordata italiana CAI. Gli slot, infatti, avrebbero un valore di circa 6-700 milioni di euro e le principali compagnie europee attribuiscono un elevato valore agli slot stessi. La vendita, da effettuare esclusivamente per il tramite del commissario straordinario Fantozzi, a trattativa privata e fra i soggetti che devono dare determinate garanzie – continuità del servizio nel medio periodo, rapidità dell’intervento, rispetto della legislazione nazionale e comunitaria e previsione che il prezzo di cessione non sia inferiore a quello di mercato – presenta non pochi problemi e, prossimi oramai alla scadenza del 31 ottobre per la presentazione dell’offerta vincolante, si cominciano ad avere alcune perplessità.
La valutazione delle attività da vendere è resa, infatti, più difficile dalla presentazione di altre 58 manifestazioni d’interesse, oltre a CAI, che coinvolgono settori più ristretti. In più ci sono insidie di carattere comunitario. Il 24 dicembre 2007 la compagnia annunciò l’accordo per lo scambio di 3 coppie di slot a Londra Heatrow, con un incasso di 92 milioni di euro in due rate. Alitalia possiede altre dieci coppie di slot a Londra e di altri slot considerevoli in altrettanti scali europei: Parigi CDG, Francoforte, Londra Gatwick, Amsterdam, Duesseldorf, Madrid, Barcellona Zurigo e, inoltre, a Linate ha più del doppio degli slot di AIR ONE, la compagnia concorrente cui i progetto Fenice attribuisce un valore di 300 milioni, oltre ai 450 milioni di debiti che verranno trasferiti alla “nuova Alitalia”.
Un rebus che si aggiunge al fronte carattere giuridico: il problema della concentrazione. Infatti le società operanti nel settore dei servizi pubblici essenziali in stato di insolvenza e di amministrazione straordinaria si potrebbero "concentrare", contravvenendo alla normativa sulla concorrenza, purché rispondano a preminenti interessi generali. C’è una comunicazione formale all’Autorità per la concorrenza, ai fini di evitare il rischio di imposizione di prezzi ingiustificatamente gravosi per i consumatori, ma c’è anche la definizione del termine, comunque non inferiore a tre anni, entro il quale le eventuali posizioni di monopolio dovrebbero cessare.
Per quanto riguarda gli aspetti di compatibilità comunitaria, le disposizioni del decreto-legge in conversione non presentano particolari aspetti di incongruità anche se, secondo indiscrezioni, la Commissione europea andrebbe verso un sì condizionato al piano di privatizzazione di Alitalia e un no secco al prestito-ponte da 300 milioni di euro versato nelle casse della compagnia di bandiera (la decisione sarà resa nota entro metà novembre). La vicenda del “prestito ponte” è infatti attualmente all’esame della Commissione europea che ne sta valutando la compatibilità con la normativa europea in materia di concorrenza. Tale prestito è stato erogato in attuazione al decreto-legge n. 80 del 2008, e non è oggetto delle norme contenute nel decreto-legge in conversione. Si ricorda che, secondo gli Orientamenti della Commissione europea sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in difficoltà, la possibilità ricorrere alla deroga prevista dall’articolo 87, paragrafo 3, lettera c del Trattato CE, è soggetta al principio dell’ “una tantum”. Alitalia aveva già goduto di un aiuto alla ristrutturazione nel periodo dal 1996 al 2002, autorizzato dalla Commissione europea con le decisioni del 15 luglio 1997 e del 18 luglio 2001 e di un aiuto al salvataggio nel 2004, autorizzato con la decisione del 20 luglio 2004: per questo veniva preclusa ogni possibilità per questa società di ottenere una ulteriore autorizzazione. Peraltro, il contenzioso relativo all’aiuto del 1996 ha trovato la sua conclusione il 9 luglio scorso, con la sentenza del Tribunale di primo grado che ha respinto il ricorso di Alitalia contro la decisione del 18 luglio 2001. Il prestito potrebbe tuttavia non incorrere nel divieto agli aiuti di Stato nel caso in cui i prossimi sviluppi portassero Alitalia verso la definitiva liquidazione, nel rispetto del principio di trasparenza, della vendita degli asset a prezzo di mercato e dell’assoluta discontinuità giuridica con il soggetto acquirente anche per quanto riguarda l’eventuale assunzione di nuovi dipendenti dal mercato del lavoro e l’eventuale cessione degli slot in linea con il regolamento (CE) n. 793/2004, come ricordato dallo stesso Commissario europeo per i trasporti, nella recente audizione davanti alle Commissioni riunite lavori pubblici e Unione europea di Camera e Senato.
Da questo punto di vista, infatti, il prestito ponte non avrebbe la natura di una sovvenzione suscettibile di falsare la concorrenza, trattandosi invece di un aiuto finalizzato a portare la società verso la liquidazione e troverebbero soddisfazione anche le eventuali perplessità relative agli stanziamenti previsti a beneficio dei lavoratori di imprese di servizi pubblici essenziali poste sotto amministrazione straordinaria. C’è l’assoluto bisogno di una valutazione che faccia prevalere il buon esito di tutta la questione e che tuteli l’immagine italiana, la solidità della Compagnia, l’interesse degli utenti e la maggior salvaguardia possibile dei posti di lavoro.