Alla Consob arriva Vegas, ma per l’Authority dell’energia è tutto bloccato

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Alla Consob arriva Vegas, ma per l’Authority dell’energia è tutto bloccato

17 Novembre 2010

"Ho chiesto il parere al Consiglio di Stato in merito alle decisioni da assumere il 15 dicembre sera quando scade il nostro settennato. Bisogna sapere che cosa fare nell’ipotesi, pur non auspicata, che non risultino attivi i nostri successori". Lo diceva, appena due giorni fa, Alessandro Ortis, presidente dell’Autorità per l’energia e il gas, nell’eventualità che non si riescano a fare le nuove nomine all’Autorità prima della scadenza dell’attuale vertice. Si teme che i tempi parlamentari non ci siano più e il ritardo comincia a fare paura. La Consob ha invece un nuovo presidente. Il Consiglio dei ministri ha infatto dato il via libera alla nomina del viceministro all’Economia Giuseppe Vegas.

Il posto era vacante da giugno ma Vegas ha messo d’accordo il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Sarà quindi lui a prendere il posto di Lamberto Cardia, oggi numero uno delle Ferrovie dello Stato. Infaticabile lavoratore dietro le quinte e tecnico preparato e affidabile, Vegas ha sempre giocato un ruolo di primo piano anche come intermediario tra il presidente del Consiglio e il ministero dell’Economia.

In Consob, dopo Vegas ci sarà da decidere un altro commissario (a questa posizione, scoperta da marzo, punterebbe la Lega, interessata anche ad “incassare” un componente dell’Autorità energetica che sia espressione del Carroccio ) ma quella del presidente della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa resta l’unica nomina che si sblocca. Le altre sono congelate dalla crisi politica. Tra queste, c’è quella dell’energia. Serve individuare (auspicabilmente in tempi brevi) l’intero collegio dell’Autorità  (composto attualmente dal presidente, Alessandro Ortis, e un solo componente, Tullio Fanelli), che scade il 15 dicembre prossimo, dopo il via libera alla Legge di stabilità previsto entro il 10 dicembre e  all’indomani del voto di fiducia al Governo. Una scadenza piuttosto “scomoda” perché spesso, quando si tratta di nomine, l’accordo politico è il punto di partenza. Per la designazione del nuovo presidente dell’Antitrust per esempio serve l’ok dei presidenti delle Camere (e quindi di Schifani e soprattutto di Fini) e seppure i rumors sul sostituto di Catricalà si sprechino, di deciso non c’è nulla. Di certo, andrà a liberarsi la poltrona della più importante e delicata fra le autorità indipendenti. Ma al momento, tutto tace.

Consob e Antitrust sono però sotto i riflettori anche per l’ipotesi (sostenuta in una proposta di legge) di trasferimento delle rispettive sedi a Milano, eventualità bocciata da Catricalà e dai consumatori perché troppo costosa. Il trasferimento comporterebbe oneri molto consistenti, ha spiegato il presidente dell’Authority ieri in Commissione alla Camera, oltre 70 milioni di euro.

L’Autorità per l’energia è invece l’unica Authority che ha un sistema di nomina bipartisan. Intanto, l’articolo 2 comma 7 della legge istitutiva stabilisce che sia il ministro dello Sviluppo economico a indicare in prima battuta i candidati. Questi ultimi, però, devono poi ricevere obbligatoriamente il parere favorevole delle commissioni parlamentari competenti, che si esprimono a maggioranza di due terzi. In tutto questo girotondo di “si” e di “no”, non basta solo trovare accordo tra Pdl e finiani (che ad oggi è di per sé cosa piuttosto ardua): occorre anche il via libera delle opposizioni. E’ siccome maggioranza e opposizione non si sono mai accordate per nominare il collegio completo che dovrebbe essere composto da 5 membri,  dal 2004 i componenti sono rimasti in 2 (Ortis e Fanelli, appunto).

L’orologio segna il tempo di un ritardo che potrebbe rivelarsi deleterio. La nomina del collegio è infatti fondamentale per diversi motivi. Per la funzione che l’Authority ha svolto prima di tutto nel processo di liberalizzazione del settore, quindi per non affossare i risultati fin qui ottenuti dal liberale Ortis, e poi nella sfida di trasparenza a vantaggio dei consumatori, ora liberi di scegliere i propri fornitori e di conoscere le offerte proposte dai diversi venditori di energia elettrica. Ma non è tutto.

Come ricorda Carlo Stagnaro su Chicago Blog, data l’attuale struttura dei mercati energetici, in alcuni segmenti, quelli in “monopolio tecnico”, una qualche forma di regolamentazione è necessaria sia sotto il profilo tariffario, sia sotto quello tecnico, sia sotto quello della qualità del servizio. “Far venir meno la presenza del regolatore – spiega ancora Stagnaro – danneggerebbe l’intero mercato, la sua credibilità e il suo sviluppo, anche se fosse solo una parentesi di breve durata. I danni della regolamentazione, in un momento e in un contesto come quelli attuali – conclude –  sono inferiori, per ordini di grandezza, ai danni potenzialmente derivanti dal lasciare mano libera ai nemici del mercato”.

Garantire la continuità della funzione regolatoria rappresenta quindi una necessità vitale per consumatori e imprese. Il 15 dicembre è dietro l’angolo, ma ormai sembra chiaro che i tempi parlamentari per la nomina non ci sono più. Peccato.