Alla vigilia delle elezioni, il regime in Georgia mostra il suo vero volto
10 Settembre 2012
Come anticipato in precedenza, le elezioni parlamentari in Georgia sono alle porte e le fobie dell’attuale regime hanno raggiunto livelli inimmaginabili. Saakashvili e il suo partito hanno operato indisturbati in un regime mono-partitico per quasi nove anni ed hanno sviluppato un’inevitabile sindrome di onnipotenza che di conseguenza ha impedito a loro di leggere e di vedere in maniera obiettiva la situazione politica del paese.
Come abbiamo già menzionato più volte, l’oppressione politica verso tutti i partiti dell’opposizione in Georgia è in corso da più di due anni, ma con la vicinanza delle elezioni parlamentari di ottobre e la morbosa "paura" del regime verso tutti la situazione politica georgiana ha cominciato ad assomigliare agli scenari pre-elettorali della Bielorussia di due anni fa.
Il principale partito dell’opposizione (Georgian Dream) sotto la leadership di un miliardario franco-georgiano Bidzina Ivanishvili e dell’ex calciatore del Milan, Kakha Kaladze, ha creato un’alleanza unica di tutti i principali partiti dell’opposizione che desiderano portare in Georgia un reale cambiamento e intendono porre le fondamenta per una vera democratizzazione del paese.
Purtroppo, oggigiorno in Georgia la lotta politica civile è quasi del tutto impossibile, poiché il potere del presidente Saakashvili e del suo partito è pressoché totale. "Grazie" alle "riforme" personalizzate di Saakashvili, lo stato e le sue istituzioni sono stati strettamente legati al suo partito politico fino a formare un corpo unico. Di conseguenza, l’ambiente pre-elettorale non è in grado di rispettare nessun requisito democratico necessario per assicurare i risultati leali, di controllare l’intero processo elettorale e di scongiurare le falsificazioni di massa a favore del governo attuale.
Non è più un segreto per nessuno che in Georgia in realtà non esistono le istituzioni libere in grado di garantire il corretto funzionamento dello stato e il rispetto della costituzione. Il sistema giudiziario del paese non ha la minima libertà e il corpo della polizia sembra un’estensione naturale del partito di Saakashvili. Inoltre, la libertà di stampa in Georgia rimane un sogno lontano e la pressione e il controllo di stato sull’informazione è totale.
Di fatto, nel giro degli ultimi otto anni la Georgia e le sue istituzioni sono divenute del tutto "privatizzate" dal partito di Saakashvili che è in grado di controllare totalmente il paese. Nonostante ciò, i partiti dell’opposizione sperano di attirare più attenzione possibile da parte dell’Occidente per costringere Saakashvili a desistere dalle persecuzioni, dalla violenza e dagli attacchi personali contro i suoi oppositori politici. Come già si sa, più le elezioni si avvicinano, più il governo aumenta la pressione persecutoria contro i suoi oppositori politici.
Dopo il braccio di ferro, ancora irrisolto, tra il presidente Saakashvili e il leader dell’opposizione Bidzina Ivanishvili, relativo alla questione della cittadinanza revocata, arriva un nuovo attacco personale nei confronti di Kakha Kaladze (numero due del partito di Ivanishvili). Di recente, il tribunale locale di Tbilisi ha deciso di congelare tutti i suoi beni e i suoi conti correnti bancari a causa di una nuova indagine di stato contro di lui. Tempismo perfetto…
Questa è la realtà politica attuale della Georgia che rende difficile comprendere in che modo a noi occidentali sia sfuggita la situazione di mano. Gli Stati Uniti e l’Europa Occidentale sono stati i principali "sponsor" del regime di Saakashvili che ha promesso la democratizzazione della Georgia e il Caucaso più sicuro. Invece, abbiamo di fronte uno Stato parzialmemte cambiato, ma solo verso una direzione diversa da quella da noi sperata. Per quanto riguarda la regione del Caucaso, la guerra quasi personale tra Saakashvili e Vladimir Putin, ha causato il De Facto smembramento della Georgia in tre parti e la distruzione di numerose città georgiane durante la guerra del 2008.
La rivoluzione delle Rose che portò il partito di Saakashvili al governo non ha portato i frutti sperati per l’Occidente e si rivelata solamente un’operazione politica verso il controllo totale dello stato. Vale la pena ricordare che Mikhail Saakashvili fu "l’allievo" prescelto di Eduard Shevardnadze e lavorò come suo ministro della giustizia durante la sua presidenza.
La verità è che probabilmente l’intero Occidente avrebbe dovuto analizzare meglio la dinamica dei fatti reali ed esporsi di meno in difesa del "progetto" firmato Saakashvili. Mentre l’Europa Occidentale ha cominciato a realizzare alcuni dei suoi errori, gli Stati Uniti rimangono molto più esposti politicamente come i diretti sostenitori del regime attuale di Tbilisi che negli ultimi due anni sta seriamente imbarazzando a politica estera di Washington…
Mentre la politica interna della Georgia rimane una questione prettamente georgiana e solo il popolo georgiano sarà in grado di cominciare un cambiamento vero verso la democratizzazione del paese, noi occidentali dobbiamo saper meglio analizzare le dinamiche interne dei paesi vicini onde evitare di avvantaggiare la parte politica incompatibile con i nostri valori. Ultimamente per noi occidentali, ci sono stati troppi calcoli politici sbagliati nei confronti di alcuni stati Est Europei e del Caucaso, l’Ucraina e la Georgia in primis…
Finché, non applicheremo le regole uniformi riguardo alla diffusione della democrazia nel mondo e alla sua difesa, gli sbagli saranno destinati a moltiplicarsi nel tempo. Purtroppo l’Occidente non sempre usa i suoi valori e i suoi ideali come la base per le relazioni internazionali di tipo preferenziale.
Mentre il format della diplomazia deve essere estesa a tutti i governi del mondo per garantire e assicurare la cooperazione globale, le relazioni preferenziali hanno bisogno di solide basi su cui coltivarsi, altrimenti sono destinate al misero fallimento. Le relazioni di favore dei paesi occidentali, considerate "promotori" della democrazia e libertà, con i governi dittatoriali (senza nessun consenso del popolo) di alcuni stati Est Europei, Mediorientali o asiatici, sono poco opportune.