Ambientalismo no, ecologia sì. Quella distinzione (cattolica) sulla questione ambientale

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Ambientalismo no, ecologia sì. Quella distinzione (cattolica) sulla questione ambientale

Ambientalismo no, ecologia sì. Quella distinzione (cattolica) sulla questione ambientale

06 Novembre 2019

«I cieli narrano la gloria di Dio, e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia»: così il salmista (XIX,2) canta la natura come parte della creazione divina, come itinerarium hominis ad Deum, come festa sensibile della magnificenza di Dio.

In questo senso, del resto, San Bonaventura nel XIII secolo ebbe a precisare che «nelle cose create risplendono l’assoluta potenza, sapienza e bontà del Creatore», così come il Beato Contardo Ferrini nel XX secolo ha scritto che «in quei contatti con la natura sentiamo la vicinanza di Dio e contempliamo le meraviglie di Lui; la nostra mente si fa meglio capace del bello e del buono, attinge fortezza e dignità, prevede i suoi alti destini».

San Tommaso d’Aquino, dal canto suo, non soltanto ha specificato che vi è un ordine della creazione secondo cui le creature meno nobili, cioè quelle sprovviste di libero arbitrio e di ragione, come per esempio gli animali, sono subordinate a quelle più nobili dotate di ragione e libero arbitrio come l’uomo, ma che tutte le creature, quelle nobili e quelle meno nobili, partecipano della perfezione della creazione che risplende della bontà divina (ST., I, q. 65, a. 2).

Il Dottore Angelico, inoltre, chiarisce che sebbene vi sia questo rapporto gerarchico tra le creature, non significa che l’uomo possa distruggere parti della creazione, tanto che anche prima del peccato originale l’uomo fu inserito nel paradiso terrestre affinché ne avesse cura nel coltivarlo e nel custodirlo (ST., I, q. 102, a. 3).

Da un punto di vista teologico, quindi, è senza dubbio vero che la natura, intesa come creazione, è stata forgiata per l’uomo, ma è altrettanto vero che l’uomo non è il padrone della natura, ma soltanto il suo custode, e che, come tale, deve rispettarla come ogni atto della divina provvidenza, e non può saccheggiarla, alterarla o distruggerla.

In questo senso, anzi, alla luce di ciò che proprio la Chiesa insegna, in tanto si può e si deve rispettare l’uomo in quanto si può e si deve rispettare la creazione, la natura, l’ambiente; tuttavia, vale anche il reciproco, cioè il rispetto per la natura e l’ambiente non può prescindere dal rispetto per l’uomo.

San Giovanni Paolo II, infatti, nel messaggio per la giornata della pace dell’1 gennaio 1990 ha chiarito che «nell’universo esiste un ordine che deve essere rispettato; la persona umana, dotata della possibilità di libera scelta, ha una grave responsabilità per la conservazione di questo ordine, anche in vista del benessere delle generazioni future. La crisi ecologica – ripeto ancora – è un problema morale. Anche gli uomini e le donne che non hanno particolari convinzioni religiose, per il senso delle proprie responsabilità nei confronti del bene comune, riconoscono il loro dovere di contribuire al risanamento dell’ambiente. A maggior ragione, coloro che credono in Dio creatore e, quindi, sono convinti che nel mondo esiste un ordine ben definito e finalizzato devono sentirsi chiamati ad occuparsi del problema. I cristiani, in particolare, avvertono che i loro compiti all’interno del creato, i loro doveri nei confronti della natura e del Creatore sono parte della loro fede[…]. L’impegno del credente per un ambiente sano nasce direttamente dalla sua fede in Dio creatore, dalla valutazione degli effetti del peccato originale e dei peccati personali e dalla certezza di essere stato redento da Cristo. Il rispetto per la vita e per la dignità della persona umana include anche il rispetto e la cura del creato, che è chiamato ad unirsi all’uomo per glorificare Dio».

Papa Benedetto XVI, dal canto suo, in occasione del messaggio per la giornata mondiale della pace dell’1 gennaio 2010, ha specificato che «il libro della natura è unico, sia sul versante dell’ambiente come su quello dell’etica personale, familiare e sociale. I doveri verso l’ambiente derivano da quelli verso la persona considerata in se stessa e in relazione agli altri. Volentieri, pertanto, incoraggio l’educazione ad una responsabilità ecologica[…].Vi è pertanto una sorta di reciprocità: nel prenderci cura del creato, noi constatiamo che Dio, tramite il creato, si prende cura di noi. D’altra parte, una corretta concezione del rapporto dell’uomo con l’ambiente non porta ad assolutizzare la natura né a ritenerla più importante della stessa persona. Se il Magistero della Chiesa esprime perplessità dinanzi ad una concezione dell’ambiente ispirata all’ecocentrismo e al biocentrismo, lo fa perché tale concezione elimina la differenza ontologica e assiologica tra la persona umana e gli altri esseri viventi. In tal modo, si viene di fatto ad eliminare l’identità e il ruolo superiore dell’uomo, favorendo una visione egualitaristica della “dignità” di tutti gli esseri viventi. Si dà adito, così, ad un nuovo panteismo con accenti neopagani che fanno derivare dalla sola natura, intesa in senso puramente naturalistico, la salvezza per l’uomo. La Chiesa invita, invece, ad impostare la questione in modo equilibrato, nel rispetto della “grammatica” che il Creatore ha inscritto nella sua opera, affidando all’uomo il ruolo di custode e amministratore responsabile del creato, ruolo di cui non deve certo abusare, ma da cui non può nemmeno abdicare. Infatti, anche la posizione contraria di assolutizzazione della tecnica e del potere umano, finisce per essere un grave attentato non solo alla natura, ma anche alla stessa dignità umana».

Occorre quindi distinguere l’ambientalismo, inteso come sublimazione ideologica del problema ambientale che esclude l’uomo o invertendo l’ordine del creato lo equipara o, ancor peggio, lo subordina al resto della creazione, dall’ecologia autentica che non soltanto inscrive la questione ambientale nella più ampia questione morale dell’agire umano, ma include altresì il problema della salvaguardia dell’umana dignità.

Ecco in che senso Papa Francesco, recependo l’insegnamento dei suoi due ultimi predecessori, nel paragrafo n. 91 della sua enciclica “Laudato sì”, puntualizza che «non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. È evidente l’incoerenza di chi lotta contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente davanti alla tratta di persone, si disinteressa dei poveri, o è determinato a distruggere un altro essere umano che non gli è gradito. Ciò mette a rischio il senso della lotta per l’ambiente».