Anche i terroristi vanno in Paradiso (fiscale)

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Anche i terroristi vanno in Paradiso (fiscale)

Anche i terroristi vanno in Paradiso (fiscale)

03 Aprile 2008

Lo ha rivelato lo scandalo dei fondi neri in Liechtenstein:
anche i terroristi baschi dell’Eta investivano i loro soldi nel Principato
alpino. Lo hanno rivelato i computer presi al numero due delle Farc Raúl Reyes
dopo la sua uccisione in Ecuador: anche i terroristi colombiani mandavano i
loro soldi in Costa Rica, altrimenti nota come “la Svizzera dell’America
Centrale”.

Nulla di nuovo sotto il sole, in realtà. Dopo l’11 settembre
2001 e l’attentato alle Torri Gemelle si era parlato molto del tesoro depositato
da Al-Qaida in una serie di Paradisi
Fiscali che andava appunto dallo stesso Liechtenstein fino a Cipro, a Panama, a
Cayman e alle Bahamas. Senza contare il parere della nota esperta nostrana in
risvolti finanziari del terrorismo Loretta Napoleoni, che dopo essere passata
dagli studi sulle Brigate Rosse a quelli su Al-Qaida
come consulente del Pentagono ha accusato: “Il Paradiso Fiscale più importante
non si trova in qualche isola sperduta neo Caraibi, ma a Londra”.

James Woolsey, altro esperto in terrorismo con nel
curriculum due anni alla testa della Cia, in un’intervista a una settimana
esatta dagli attentati se la prendeva in particolare con Cipro: “Vuole entrare
nell’Unione Europea e noi abbiamo consigliato ai nostri amici di Bruxelles di
fare un giro su quell’isola per fare un semplice discorso: nell’Unione%0D
entrerete, ma fra 3/400 anni… a meno che non ci diate subito le informazioni
sul denaro di Bin Laden. È solo un suggerimento agli amici europei”. E tra
i “peggiori” Paradisi Fiscali per terroristi aveva pure citato Panama e Isole
Cayman.

Dopo la morte di Arafat, si parlò molto anche di un tesoro
che il raìs palestinese avrebbe accumulato proprio rastrellando i contributi
per l’Olp e l’Autorità Nazionale Palestinese: stimato tra i 200 milioni e il
miliardo di dollari, attraverso la titolarità della firma che gli garantiva il
controllo di fondi come il Samed, Ente per i figli dei martiri palestinesi. Nel
dicembre del 1999 un gruppo di hacker che aveva attaccato il sistema della
stessa Samed aveva trovato le tracce di  “almeno
cinque miliardi di sterline in depositi bancari a Zurigo, Ginevra, New York” e
tracce minori in giro per l’Europa, l’Asia e il Nord Africa.

Adesso, però, si conferma che i Paradisi Fiscali vengono
usati massicciamente anche da gruppi di guerriglia non islamica. Sull’Eta, in
particolare, è stato il famoso giudice Baltasar Garzón a segnalare che in
Liechtenstein erano stati convogliati diverse migliaia di euro provenienti dal
“pizzo” estorto a imprenditori di Paesi Baschi e Navarra. Intestati a individui
collegati al Faisán Bar di Irún, località di confine tra Spagna e Francia, i
conti correnti sarebbero saltati fuori a partire dell’arresto avvenuto nel 2006
del 65enne Joseba Elosua, il proprietario del bar. Il bello è che ad aiutare
nella raccolta dei fondi sarebbero stati alcuni preti, che ricevevano i soldi
in confessionale.

Secondo la prima versione della storia, dalle chiese i soldi
finivano poi nel bar, e dal bar nelle banche del Liechtenstein, dove stavano
per un po’ a maturare tassi di interesse del 10%. Infine venivano investiti in
proprietà immobiliari tra Francia e Spagna. La notizia è stata dopo un po’
ufficialmente smentita, con la rettifica che i conti dell’Eta non stavano in
Liechtenstein ma in Svizzera. Ma alla fine è arrivata la sostanziale conferma:
nel principato alpino non stavano più perché le autorità locali non collaborano
magari alle indagini di natura fiscale, ma a quelle sul terrorismo sì. Forse
era arrivato il sentore di una soffiata comunque i conti ora in Svizzera erano
comunque amministrati da una finanziaria del Liechtenstein. Se non è zuppa, è
pan bagnato. Inoltre si è scoperto che il percorso Spagna-Liechtenstein-Svizzera
comprendeva un’altra tappa intermedia prima di Vaduz, attraverso la Banque
National de Paris Paribas. I conti Eta ora bloccati dalla polizia svizzera
ammontano a 4,8 milioni di franchi svizzeri, equivalenti a 3 milioni di euro.

Quanto alle Farc, è stata la polizia del Costa Rica a
trovare nella casa di un professore universitario 480.000 dollari che i
computer di Reyes collegavano a loro. Paradossalmente, il risultato è stato un
problema per il governo locale. Il ministro della Sicurezza Pubblica Fernando
Berrocal ha infatti parlato di legami tra le Farc e “settori politici di questo
Paese che hanno perso il senso della realtà” senza poter chiarire le accuse in
modo più dettagliato e neanche apportarne le prove, ed è stato dunque costretto
alle dimissioni. Al di là della polemica interna costaricense, vari analisti
parlano in questo momento di Farc che si sentono “accerchiate” in Colombia
dall’offensiva governativa, che ha raggiunto il culmine appunto con il colpo
all’israeliana contro Reyes. Quindi starebbero cercando di accantonare riserve
all’estero. Mutatis mutandis, potrebbe essere lo stesso scenario dell’Eta, dopo
che per la prima volta alle ultime elezioni non è stata consentita la
presentazione di alcuna lista in odore di contatti con essa.