Anche i vescovi scendono in campo contro Chavez

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Anche i vescovi scendono in campo contro Chavez

15 Novembre 2007

di Stefano Fontana

Con un duro documento dal titolo “Chiamati a vivere in libertà” il 19 ottobre scorso i vescovi del Venezuela hanno bocciato senza appello la riforma costituzionale voluta dal presidente Chavez in quanto funzionale alla creazione di uno “Stato socialista” che non rispetta la democrazia, la partecipazione, i diritti dell’uomo e la libertà della persona e della società civile. “Moralmente inaccettabile alla luce della Dottrina sociale della Chiesa”: così l’anno definita.

Per i vescovi, in un regime democratico, ci può essere un governo socialista, ma non uno Stato socialista. Una chiesa dalle idee chiare quella del Venezuela e, per il momento, unita nel contrastare una deriva alla Che Guevara della loro società..

Nel loro documento i Vescovi analizzano i principali articoli della riforma. Contestano che la partecipazione del popolo viene finalizzata alla costruzione del socialismo, che il Presidente ha troppo potere e può essere eletto all’infinito, che si elimina il decentramento e che il governo potrà controllare tutti gli ambiti della vita quotidiana. Alcuni articoli destano molta preoccupazione per il rispetto dei diritti umani: si eccede nella sospensione dei diritti in caso di situazioni di emergenza pubblica, non si danno sufficienti garanzie di libertà di informazione, il nuovo “Poder Popular” non nasce da libere elezioni. I vescovi ricordano che «la persona umana, il popolo, non lo Stato sono il centro della vita sociale».

Già l’anno scorso in un Documento altrettanto duro, i Vescovi, guidati dal cardinale Ubaldo Santana Sequela, arcivescovo di Maracaibo, aveva ribadito che la Chiesa à contraria al “Socialismo del XXI Secolo” – come Chavez chiama la sua linea politica – se esso si rifà al marxismo-leninismo ed aveva anche contrastato la decisione di Chavez di non rinnovare la concessione alla rete televisiva RCTV, vedendovi un chiaro segno di abolizione della libertà di informazione.

Quando, nel settembre 2006, il Vaticano ha pubblicato il documento sulla Corruzione del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il Cardinale Santana aveva tuonato contro la corruzione presente nel Paese. Il Venezuela si sta dissanguando – aveva detto – vittima della violenza, dell’insicurezza, della delinquenza organizzata, di mandanti e gruppi irregolari.

Ed ora la bocciatura della riforma costituzionale. A sostegno dei vescovi venezuelani è subito sceso l’intero episcopato latinoamericano. Il 9 novembre scorso il presidente e il segretario generale del Celam, la Conferenza di tutti i vescovi latinoamericani, hanno scritto una lettera di sostegno alla chiesa e alla società venezuelana impegnate a contrastare la costruzione di una nuova dittatura socialista. I vescovi sostengono, tra l’altro, che non è corretto sottoporre a referendum un blocco di 60 articoli con un semplice “prendere o lasciare” e che la campagna elettorale è fortemente manipolata dal governo. Monsignor Porras, arcivescovo di Merida, in una intervista rilasciata in Italia nei giorni scorsi (cf. www.vanthuanobservatory.org) ha detto che “le manifestazioni promosse dal governo sono obbligatorie per tutti i dipendenti pubblici, ai quali assicurano la disponibilità dei mezzi di trasporto, provvedendo inoltre alla distribuzione di cestini-pasto e riconoscendo ai partecipanti un indennizzo economico”. A San Cristobal, a Maracaibo e a Caracas, secondo la testimonianza del vescovo Porras, pacifici manifestanti sono stati minacciati con le armi, di cui c’è gran diffusione i Venezuela con il consenso delle forze dell’ordine.

Anche se l’esito della consultazione dovesse essere favorevole alla riforma con cui il governo vuole trasformare il Venezuela in una nuova Cuba, non si tratterebbe di un esito veramente democratico. Il governo controlla l’80% delle televisioni e non ci sono garanzie di un serio monitoraggio dei risultati elettorali.

Ancora una volta tocca alla Chiesa lottare contro il socialismo e tenere alta la bandiera della libertà e della dignità umana. Quella venezuelana è una chiesa coraggiosa e con le idee chiare. Avrebbe bisogno di maggiore sostegno internazionale.