Anche in Germania è scontro sulle staminali
19 Febbraio 2008
Persino in Germania, quando si tratta di legiferare su questioni attinenti alla dimensione della vita, non c’è Grosse Koalition che tenga e il paese si spacca a metà. Neppure una concitata seduta del Bundestag, durata più di quattro ore, è riuscita giovedì ad appianare e ricomporre le profonde divisioni che animano gli schieramenti politici.
L’argomento era estremamente delicato e riguardava la modifica della legge che disciplina la ricerca sulle cellule staminali.
Lo scontro si è avuto, come già qui in Italia, sulla effettiva legittimità dell’uso di quelle embrionali, ritenute da alcuni scienziati assai più adatte per la cura di malattie molto gravi, tra le quali la sclerosi laterale amiotrofica. D’altra parte c’è chi respinge questa teoria in quanto non comprovata empiricamente e sostiene invece la necessità di proseguire nella ricerca su quelle adulte, dalle quali sembrerebbe peraltro diventato possibile, senza l’ausilio della clonazione, ricavare cellule in tutto e per tutto affini a quelle embrionali.
La normativa tedesca in questione è un compromesso tra queste due opposte visioni, anche se è generalmente considerata abbastanza restrittiva, dato che i ricercatori possono solamente utilizzare quegli embrioni importati in Germania prima del 2002.
Il Ministro dell’Università e della Ricerca, la cristiano-democratica Annette Schavan, pur convinta che il campo di sperimentazione debba rimanere quello delle staminali adulte, ha chiesto di rivedere i limiti temporali previsti dalla legge, in modo da spostare il termine ultimo al maggio 2007. E’ quanto auspicano anche numerosi centri di ricerca tedeschi, che in questo modo potrebbero contare su un numero e una qualità di cellule decisamente superiore e competere così più agevolmente con quegli istituti dislocati in paesi dove il divieto non c’è o è meno rigido.
La decisione è stata tuttavia rimandata a metà Marzo, per l’opposizione di 129 deputati i quali, oltre a negare l’utilità di una simile sperimentazione, chiedono il rispetto della vita fin dal suo concepimento, così come previsto da una legge del 1990 volta a tutelare l’embrione. “Spostare avanti nel tempo il termine oltre il quale la ricerca non è ammessa significherebbe consentire la soppressione all’estero di numerosi embrioni”, hanno scritto in una nota alcuni esponenti del Comitato di Bioetica, approfittando così di procedure del tutto vietate dalla disciplina del 1990.
In prima fila a perorare questa causa ci sono, oltre a 69 vescovi della Chiesa Cattolica, i Verdi che, un po’ a sorpresa per un osservatore italiano, lottano affinché non si consideri l’uomo come una ” materia prima” da laboratorio.
Più divisi al loro interno i cristiano-democratici, giacché la stessa Cancelliera Angela Merkel si è detta favorevole ad una posticipazione dei termini.
“E’ il prezzo da pagare per salvare molte vite umane”, sostengono invece compatti i socialdemocratici, tra i quali aleggia anche l’idea di liberalizzare completamente la sperimentazione.
Ma la strada verso una delibera definitiva è ancora lunga e per nulla scontata, tanto più se si pensa a quanto accaduto in novembre, allorché alcuni cardiologi dell’Università di Düsseldorf dissero di aver adottato la “stem cell therapy” per curare un 64enne sul punto di morire, dopo aver subito un infarto. L’uomo aveva trascorso sette settimane in terapia intensiva senza alcun segno di miglioramento sino a che i medici dell’ospedale non decisero di adoperare il metodo che fa uso delle cellule staminali adul! te, le q uali, una volta essere state estratte dal midollo del paziente, vennero inserite nell’arteria guasta. Nove giorni dopo il trattamento, l’uomo incominciò a sentirsi meglio e venne trasferito ad un centro di riabilitazione. Spia del fatto che, forse, anche le cellule staminali adulte non sono poi così male.