Anche in Turchia si fa campagna elettorale spiando in camera da letto
11 Maggio 2011
di Luca Negri
Mica solo in Italia la lotta politica ultimamente si combatte a colpi di scandali sessuali. Forse stiamo facendo scuola esportando non la democrazia ma il peggior puritanesimo (giacché quando si tratta di importare dagli Stati Uniti il peggio e tralasciare il meglio, noi siamo bravissimi). Cose turche pare che accadano anche in quel di Ankara, il cui parlamento va verso il rinnovo con le elezioni nazionali del prossimo 12 giugno. Ebbene, pare che il partito di maggioranza, l’Akp del premier Recep Tayyip Erdogan stia sbaragliando i concorrenti dell’area centrodestra per mezzo di arme improprie: cassette dai contenuti osé che vedono coinvolti avversari politici.
Dà infatti spettacolo nelle redazioni turche un video nel quale due membri della terza forza politica del paese, il Partito del Movimento Nazionalista, compaiono in compagnia di disinibite studentesse in una camera d’hotel. Ad aggravare la situazione corre voce che le ragazze non abbiano ancora compiuto la maggiore età e che non si siano limitate a fumare un narghilè o a gustare un kebab con gli attempati signori.
Pare roba da poco? C’è dell’altro. La scorsa settimana altri due deputati del partito nazionalista hanno dovuto presentare le dimissioni dopo essere comparsi in un video leggermente alticci, cosa che in un paese islamico non porta mai troppa fortuna e non raccoglie vagonate di stima. Inoltre i due si sbaciucchiavano platealmente con due donzelle, altra cosa che non è troppo apprezzata dai fondamentalisti. A proposito di simboli dell’islam radicale, uno dei due signori è stato anche pizzicato in un bordello mentre rivelava ad una signorina lì impiegata la sua personale perversione: vedere una meretrice con il velo sul capo. In quest’ultimo caso siamo al cospetto di conclamato feticismo, o forse di una particolare forma di resistenza alla sessuofobia maomettana.
Meno grave però il caso dell’ultrasettantenne Deniz Baykal. Fino a un anno fa era il capo del Chp, principale partito di opposizione; poi è spuntato un video nel quale si rimetteva addosso i vestiti non dopo un bagno turco in una delle tante saune della penisola, ma dopo un incontro ravvicinato con la sua segretaria cinquantenne. Invece di commuoversi per questa bella storia d’amore fra capelli argentati, i più si sono indignati. E Baykal ha dovuto dare le dimissioni.
Stesso destino ora di Devlet Bahceli, capo del partito nazionalista, che ha però reagito tuonando in un comizio contro Erdogan e il suo interessato “guardar sotto le gonne”. Autorevoli analisti di più di un quotidiano gli danno ragione: è in corso una campagna contro i nazionalisti, un tentativo di delegittimarli di fronte all’elettorato. Se il partito coinvolto negli scandali non arrivasse al 10 per cento dei consensi elettorali, rimarrebbe fuori dal parlamento: un gran bel regalo per la maggioranza che si troverebbe padrona quasi assoluta della politica nazionale.
Ovviamente l’Akp di Erdogan smentisce queste basse insinuazioni, questi sospetti infamanti; siano piuttosto i signori dell’opposizioni a tenersi addosso le mutante quando l’occhio del Grande Fratello coranico è acceso e vigile. In ogni caso Erdogan e i suoi hanno poco da perdere e tutto da guadagnare. Anche se dovessero affrontare un’imprevista sconfitta alle elezioni, un anticipato pensionamento dalla politica, potrebbero sempre rimediare fondando un quotidiano. Con la certezza che diventerebbe il più letto della Turchia.