Anche Mosca aspetta un referendum per rimettere piede in Lettonia
13 Giugno 2011
Il 2 giugno 2011 la Lettonia ha eletto il suo nuovo presidente e rimane in attesa del referendum popolare programmato per il 23 luglio per sciogliere il parlamento del paese. Questi due avvenimenti sono collegati saldamente tramite dei scandali recenti che da qualche mese hanno avvolto l’intero paese e hanno catturato l’interesse della sua popolazione. Il presidente uscente Valdis Zatlers aveva dichiarato guerra all’oligarchia del paese e sosteneva che molti dei parlamentare di "Saeima" erano implicati in numerosissimi affari loschi, corruzioni e favoritismi. Il caso era diventato pubblico dopo che il dipartimento di sicurezza costituzionale aveva rivelato delle indagini in corso che riguardavano i singoli parlamentari. Alcuni personaggi coinvolti facevano parte della coalizione di governo. Il presidente Zatlers si era convinto nella assoluta necessita di invocare il referendum e di sciogliere il parlamento salvando così l’intero paese dall’imbarazzo. E’ ovvio che per lui era chiaro da subito che avendo fatto una vera e propria "crociata" contro la Saeima, gli onorevoli non lo avrebbero più rieletto per il secondo mandato. Nostante tutto ciò, ha comunque fissato la giornata del referendum nella data del 23 luglio prossimo, dove con molta probabilità, gli elettori lettoni manderanno a casa tutti i loro deputati (eletti a ottobre del 2010).
Infatti, il 2 giugno scorso, il parlamento lettone a votato a favore di Andris Berzins finendo la corsa del presidente Zatlers dopo il primo mandato. Il presidente neoeletto è un ex banchiere entrato di recente in politica e appartenerente al partito dei verdi (ZZS – Greens and Farmers Union). Considerando la situazione politica estremamente difficile, a lui spetta un compito sssai più complicato e delicato rispetto al solito mandato presidenziale. Come abbiamo già detto, è molto probabile che il referendum del 23 luglio porterà allo scioglimento del parlamento e di conseguenza servirá un’abilità eccezionale da parte del presidente della repubblica per poter rassicurare l’elettorato del paese ed a non far compiere un passo disperato per protesta. Tale eventualità sarebbe in grado di aiutare considerevolmente il partito Harmony Center, filo-russo, sempre in agguato, che potrà beneficiare di un sentimento negativo verso il parlamento attuale e di ricevere una quantità di voti significativi. Mosca è pronta da mesi per una tale eventualità ed aspetta impaziente l’esito di questo grande processo politico.
Anche se sembra paradossale, la Lettonia è ancora molto suscettibile dell’influenza esterna russa, malgrado la loro già avvenuta integrazione nelle strutture Euroatlantiche. A differenza di altri paesi dell’est, i quali sono riusciti a "riciclare" la loro struttura politica rendendola a prova di influenza esterna del Cremlino, la Lettonia non è ancora stata in grado di cambiare completamente le proprie strutture, e non ha neanche effettuato completamente il cambiamento generazionale dei politici. Di conseguenza, molti vecchi esponenti del paese che hanno servito durante il periodo dell’Urss, occupano tutt’oggi simili posizioni. Inoltre, bisogna considerare anche la questione etnica. In Lettonia il 30% della popolazione è di etnia russa, molti di loro partecipano attivamente alla vita politica dello stato e si oppongono al corso attuale del paese.
Il sentimento antagonizzato dei russi locali trova parzialmente la sua giustificazione nella mancata integrazione rispetto alle etnie locali. Ai cittadini di etnia russa, la Lettonia non riconosceva e non riconosce tutt’ora la cittadinanza in modo automatica (soprattutto per quelli nati prima del 1991), costringendoli a subire procedure complicate, spesso poco chiare e addirittura punitive. Quindi la Lettonia rimarrà sempre il teatro della lotta politica tra l’occidente e la Russia e finché non ci sarà una reale integrazione tra queste due etnie, questa sfumatura stessa verrà usata come pretesto per la Russia.Comunque, sembra che il nuovo presidente lettone intenda continuare l’operato del suo predecessore a svolgere le sue mansioni nel rispetto delle procedure prescritte dalla costituzione del paese. Tutto ció sognifica che non dovremmo aspettarci grandi cambiamenti nel corso politico attuale. Tuttavia, al momento è estremamente difficile, se non impossibile, prevedere le reazioni dell’elettorato del paese e capire le loro intenzioni reali. Come già detto in precedenza, dipenderà tutto dalla carisma e dall’abilità del presidente Berzins, che dovrà saper guidare il paese fuori dalla burrasca politica capace di destabilizzare l’intera regione.