Antiamericani   a ogni costo

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Antiamericani a ogni costo

07 Marzo 2007

Il direttore del Tg1 raccoglie e immediatamente mette in onda informazioni sui mandanti del terrorismo internazionale provenienti nientedimeno che da un ex agente della Cia, recentemente pentitosi. “Trattandosi dell’attuale presidente degli Stati Uniti, e della Cia, [il Tg1] non ha sentito nessun bisogno di cautele. Evidentemente, per lui è pacifico che gli Stati Uniti siano la dimora abituale di Satana e che il governo federale sia una manica di canaglie. Del resto, non è l’unico in Italia a pensarla così; se c’è un punto su cui comunisti e fascisti, eretici chic del Manifesto e parroci sempliciotti di campagna possono trovarsi d’accordo è nel gettare ogni sorta di colpe sugli Stati Uniti, con un trasporto viscerale pari alla loro ignoranza beata della realtà americana”.

Lo avete perso quel servizio del Tg1? Vi si parlava forse dell’ex-ministro musulmano di Milano, Nasr Oussama Mustafa Hassan (alias Abu Omar)? O magari di accordi segretissimi tra la Cia e Osama Bin-Laden? E naturalmente vi si metteva in cattiva luce il presidente George W. Bush? No, probabilmente quel servizio del Tg1 l’avete soltanto dimenticato, visto che è stato mandato in onda diciassette anni fa dal democristiano Nuccio Fava, allora direttore. Si era ai primi d’agosto del 1990, e il presidente americano era “Bush il vecchio”, George Herbert Bush. La Guerra del Golfo era appena scoppiata: il 2 agosto infatti l’Iraq di Saddam Husseim aveva invaso il Kuwait. (L’attacco all’Iraq della coalizione multinazionale comincerà nel gennaio successivo.) Ma come sono ancora attuali le parole dell’autore della citazione, lo storico fiorentino Giorgio Spini, allora anziano professore in pensione , settantaquattro anni, notista occasionale del Messaggero, che, poche righe più sotto aveva aggiunto: “Calunniate, calunniate qualcosa resterà . Qualcosa è [infatti] restato degli ettolitri di antiamericanismo frenetico con cui i comunisti hanno fatto per decenni il lavaggio dei cervelli”. Eppure Spini (che è morto nel 2006), non era un vecchio reazionario, ma, al contrario, era una persona che aveva interpretato tutta la sua lunga vita come una “ricerca di libertà “, tanto come uomo, che come storico, che come ministro metodista. Aveva partecipato in prima persona alla Guerra di Liberazione, era stato membro del partito d’Azione e poi del Partito Socialista Italiano. Aveva scritto sugli Stati Uniti e aveva soprattutto cercato di rompere quel muro di ignoranza e di malafede che i democristiani avevano ereditato dal fascismo e dalla chiesa cattolica preconciliare, e che i comunisti avevano mutuati dalle loro distruttive utopie pansovietiche. I suoi soggiorni nelle università americane degli anni sessanta lo avevano fatto innamorare della Nuova Sinistra e addirittura del Black Power.

Diciassette anni dopo, alla vigilia del dibattito parlamentare sulla conferma dell’impegno italiano in Afghanistan, siamo allo stesso punto. “Comunisti e fascisti, eretici chic del Manifesto e parroci sempliciotti di campagna” sono di nuovo uniti, non nella lotta ai talebani, ma in quella agli Stati Uniti.