Aria tesa in Sicilia ma Lombardo è pronto a nominare la nuova Giunta

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Aria tesa in Sicilia ma Lombardo è pronto a nominare la nuova Giunta

28 Maggio 2009

È un rincorrersi, ora dopo ora, di aggiornamenti e smentite. Insomma la nuova giunta alla Regione Sicilia è sempre più un rebus difficile da svelare. Gli ultimi sviluppi parlano di un possibile annuncio domani della lista dei nuovi assessori. A riferirlo è il segretario dell’Mpa Lino Leanza, in un intervista al Tg3 Sicilia.

La mossa potrebbe essere quella dell’ingresso in giunta di tre assessori vicino a Gianfranco Miccichè, più una riserva: si tratterebbe del vicepresidente riconfermato Titti Bufardeci, dell’attuale assessore al Bilancio Michiele Cimino, che potrebbe assumere l’importante delega all’Agricoltura e della new entry Giulia Adamo. La riserva, invece, potrebbe essere la chiave per consentire di aggirare l’altolà imposto a Lombardo nella serata di ieri dal vertice a Roma del Pdl. 

Alla riunione capitolina con il governatore erano presenti i coordinatori nazionali Ignazio La Russa, Sandro Bondi e Denis Verdini, insieme con i capigruppo e i vice di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto, Italo Bocchino, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, e i coordinatori siciliani Giuseppe Castiglione e Domenico Nania. Tutti d’accordo hanno chiesto tempo al governatore, spazi per valutare i margini di dialogo con gli alleati e, quindi, rinviare le nomine a dopo le Europee. In più un avvertimento: qualsiasi esponente del Pdl che accetti un ingresso in una eventuale giunta nominata prima del turno elettorale, rischia l’immediata espulsione dal Partito.

Per il momento ancora  bocche cucite e poca volontà di fare dichiarazioni. È questa l’aria che si respira nei corridoi dei due palazzi della politica regionale siciliana. Palazzo d’Orleans fermo in attesa di nuovi sviluppi o colpi di scena del governatore Lombardo; la presidenza dell’Ars, e il suo presidente Cascio in silenzio, così come all’interno dei gruppi politici sia di maggioranza che di opposizione.

D’Altra parte anche sul fronte Pd smentiscono qualsiasi contatto con il presidente della Regione e, ieri, durante una riunione politica con i vertici regionali (il segretario siciliano Francantonio Genovese, il capogruppo all’Ars Antonello Cracolici, il vice segretario regionale, Tonino Russo) è stato sottoscritto un documento chiaro: “Qualsiasi scenario si apra- si legge nella nota – non potrà comunque indurre il Partito Democratico ad abbandonare il ruolo assegnatogli dagli elettori, cioè quello di un’opposizione costruttiva, responsabile ed attenta agli interessi dei siciliani”.

Dall’Udc si fa portavoce il segretario regionale Saverio Romano, che apre agli alleati e giudica impossibile qualsiasi governo senza il Pdl e l’attuale maggioranza”, mentre il leader nazionale Casini rincara la dose durante una video-chat con i lettori del “Corriere della Sera”: “Se Lombardo in Sicilia non riesce a governare, sciogliamo le righe e torniamo al voto. Tutti a casa.  È inutile l’accanimento terapeutico”.

Lapidario il giudizio del suo predecessore Totò Cuffaro in un’intervista all’agenzia Italpress. “Lombardo ha piegato le istituzioni al servizio del suo partito”. “L’azzeramento della giunta è un’autentica sceneggiata – continua il senatore – un pretesto per riaccendere i riflettori sull’Mpa” e, appunto, “raccogliere qualche voto in più alle Europee”. Nonostante l’appoggio di Musumeci, infatti, secondo Cuffaro, l’Udc ha raggiunto in Sicilia l’Mpa e, i 60 mila voti di dote che può portare lo stesso Musumeci possono non bastare agli autonomisti per vedersi aperte le porte dell’Europarlamento.

Se poi gli si chiede un’opinione personale sul primo anno di governo locale, l’ex presidente della Regione va giù come un bulldozer: “La mia opinione è certamente negativa, non è una convinzione soggettiva, ma i dati parlano chiaramente: non è stato pubblicato nessun bando di lavori pubblici in Gazzetta ufficiale. I nostri assessori sono stati fermati e ostacolati nelle loro azioni. Per il resto il presidente Lombardo si è occupato di cambiare tutti i dirigenti validi, da me nominati e a “sinistrizzare” l’assessorato alla Sanità”.

Il governatore, però, potrebbe sfidare tutti e andare avanti per la sua strada non acconsentendo al “diktat romano”, voglioso di voler fare un governo con uomini che condividano il programma e, soprattutto, che non parlino male del presidente durante i loro comizi elettorali per la Sicilia, come avvenuto negli utlimi mesi.

Ma la sfida è ardua, Lombardo rischia di rimanere solo, con un prezzo politico assai pesante da pagare, qualora il suo partito non superasse la soglia del 4 per cento alle Europee.

Intanto il presidente dell’Ars ha accolto la richiesta firmata dai 37 parlamentari siciliani che su iniziativa del capogruppo del Pdl a Sala d’Ercole Innocenzo Leontini hanno chiesto, in base all’articolo 11 dello Statuto della Regione Siciliana e dell’articolo 75 del regolamento interno dell’Ars, la convocazione straordinaria, con carattere d’urgenza dell’aula per dibattere sulle vicende degli ultimi due giorni. Rompendo la pausa elettorale (l’Ars doveva tornare a riunirsi il 10 giugno) una seduta d’aula si svolgerà il 4. Nella lettera si legge che “tale richiesta è motivata dall’iniziativa messa in atto dal Presidente della Regione di procedere ad una rideterminazione della composizione della giunta regionale, in un quadro di alleanze diverso da quello sancito all’Ars agli inizi della legislatura”.

L’unico dato certo è che le 48 chieste da Lombardo per riformare l’esecutivo regionale sono abbondantemente sforate e, al quarto giorno di crisi, gli scenari rimangono comunque nebbiosi. L’ultimo atto ufficiale  si è consumato nella serata di martedì con il braccio di ferro degli assessori dissidenti, quelli che hanno voluto sfidare il governatore con “il sole in fronte”, senza presentare le dimissioni, ma aspettando l’atto di revoca della delega da parte del presidente.