Arriva Brexit, ma punire Londra non ci conviene
29 Marzo 2017
Punire la Gran Bretagna. “We have no interest in punishing the UK, but we have no interest in putting european integration in danger over the UK”. Wolfgang Schäuble spiega sul Financial Times del 28 marzo l’interesse tedesco a non punire la Gran Bretagna se non per difendere l’integrazione europea. Che l’interesse della Germania sia un’integrazione europea che si fonda su atti come la più o meno parziale punizione di Londra, può essere comprensibile. Che ciò corrisponda all’interesse di Roma mi sembra più dubbio. Già qualche decennio fa gli italiani ci hanno messo un po’ di tempo a capire che era meglio puntare su inglesi e americani (e russi, peraltro) che su Berlino. Ci hanno messo un po’ di tempo, ma poi si sono trovati bene.
Wall Street Journal vs Donald Trump. “The editorial was an extraordinary harsh rebuke of president Trump, calling him ‘his own worst political enemy’”. Sidney Ember, sul New York Times del 23 marzo, scrive che il Wall Street Journal ha fatto uno straordinario duro richiamo al presidente definendolo il suo stesso peggior nemico. C’è chi ha considerato questo attacco del WSJ la fine di ogni rapporto tra il mondo Murdoch e Trump. Ad altri, come a me per esempio, suona invece come un duro richiamo a una persona che si considera utile ma di cui si coglie un’evidente impoliticità da superare a ogni costo se non si vogliono correre rischi più grossi (vedi pasticci Obamacare). Per un italiano capire questa situazione è più facile, basta immaginare un Fedele Confalonieri al posto di Rupert Murdoch con tanto di consiglio di mandare Marina/Ivana alla Casa Bianca per controllare la tweetmania del genitore (e magari anche del fratello).
Far politica in salita. “Come più volte ho dichiarato e scritto, l’esperienza fatta con Scelta civica ha dimostrato che fondare e/o guidare un partito non è un’attività che mi è particolarmente congeniale”. Così Carlo Calenda scrive alla Repubblica del 28 marzo. La risposta è spiritosa, però Calenda dopo le sue esperienze tra Monti e Monte(zemolo) dovrebbe provare anche un’esperienza che non fosse tutta in salita.
Rischio chiattone. “Quella chiattona disturba anche quando è a cento metri di distanza”, così Repubblica del 25 marzo riporta una frase di Vincenzo De Luca contro una consigliera grillina. Due considerazioni: ma perché una persona intelligente con De Luca si trasforma in un cafone fatto e rifinito E’ esasperato? Stressato? Faccia qualcosa, si curi, abbiamo già una discussione da fogne anche senza il contributo delle persone più razionali. Secondo: l’attacco alla grillina è riprovevole, il governatore campano comunque stia attento a non attaccare signore dal didietro troppo abbondante che rivestano cariche influenti. C’è un ex presidente del Consiglio italiano che ha pagato non poco un insulto simile intercettato dai magistrati e diffuso dal Fatto.
Ps. Un consiglio a Silvio Berlusconi che s’incontrerà con Angela Merkel, non segua né l’esempio di Donald Trump con i suoi pasticci tra strette di mano offerte o negate, né – come scriviamo sopra- quello di De Luca.