Aspettando la riforma fiscale
25 Novembre 2022
Dopo essere stata affossata dai partiti durante il governo Draghi, la riforma fiscale vedrà la luce con il Governo di centrodestra? Per ora no, ma potrebbe essere questione di tempo. Come sappiamo, due terzi delle risorse nella prima manovra del Governo Meloni saranno destinate al contrasto del caro bollette. Le altre misure previste nella Legge di Bilancio rischiano di disperdersi in troppi rivoli. L’atteggiamento rinunciatario in termini di taglio della spesa pubblica, infine, ha impedito di trovare le coperture per provvedimenti incisivi sul fronte fiscale.
Il capitolo flat tax
Certo, per gli autonomi è arrivata quella che viene definita flat tax incrementale. Questi lavoratori rientrano sicuramente nella categoria dei non garantiti, è giusto aiutarli. Si tratta però di un’aliquota sostitutiva temporanea, valida nei prossimi 12 mesi, per gli incrementi di reddito realizzati rispetto allo scorso anno fissata al 15%. Infatti, godendo già di una tassazione del 15% su tutto l’imponibile, chi fattura meno di 65mila euro è escluso da questo provvedimento.
Viene alzato anche il limite per la imposta forfettaria del 15% sostitutiva di Irpef, Irap e Iva da 65mila a 85mila euro. Si capisce che la platea di beneficiari è davvero piccola. E questo spiega anche perché Giorgetti abbia stanziato così poco per finanziare la misura. L’impatto sull’economia della flat tax, quindi, per forza di cose molto ridotto; i vantaggi degli autonomi minimi. Meglio di niente, dirà qualcuno. Ma siamo sicuri che continuare ad avere un ‘patchwork fiscale’ sia di aiuto per tutta la nazione? La storia del nostro Paese sembrerebbe dirci il contrario.
La riforma fiscale che verrà
L’ultima riforma fiscale complessiva risale all’inizio degli anni ’70 ed era dipesa dal lavoro della Commissione Cosciani-Visentini. Si disegnò così il nuovo sistema fiscale in coerenza con l’assetto dell’economia e della finanza italiana che usciva dalla ricostruzione post bellica. Mario Draghi aveva affidato un compito simile alla Commissione finanze della Camera presieduta da Marattin. L’idea era sfruttare il Pnrr, in cui è esplicito l’impegno a realizzare tale riforma, per superare l’attuale sistema contorto, cavilloso e spesso iniquo. La fragilità della maggioranza ha pregiudicato l’esito che tutti auspicavano, ma la questione è solo rimandata.
Quando sarà il momento di rimettere sul tavolo un’organica riforma fiscale, stavolta, non si potrà evitare di incidere sull’Irpef, così come sull’Irap e sull’Ires. Legata alla riforma fiscale c’è quella del catasto. Non è possibile immaginare che la tassazione sia svincolata, com’è oggi, dal valore di mercato degli immobili, bensì su stime di anni e anni fa. La revisione delle tax expenditures non dovrà essere lasciata indietro. Troppo spesso hanno favorito veri e propri abusi, se non addirittura l’evasione, e hanno contribuito a compromettere l’equità del sistema impositivo. Il patent box, come chiede Bonomi, il presidente di Confindustria, va abolito.
Com’è evidente, le cose da fare sarebbero tante. Anzi, sarebbero tantissime. Pensare un cambiamento radicale del nostro fisco e garantire una transizione verso il nuovo sistema, ovvero trovare le cospicue coperture che serviranno, non è affatto banale. Ma per farlo tutti dovranno rinunciare alle proprie bandierine, anche chi dice di stare con gli autonomi, nella consapevolezza che una buona riforma fiscale avvantaggerà tutti.