Attenta Italia: la Francia gioca sporco su immigrazione, Libia e Generali

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Attenta Italia: la Francia gioca sporco su immigrazione, Libia e Generali

12 Aprile 2011

Le proteste italiane contro gli stati dell’Unione europea che non rispettano le regole  comunitarie di Schengen sulla libera circolazione delle persone, sono sacrosante . E’ un errore temere che facendole l’Italia perda credibilità in senso alla Comunità europea. Al contrario, è l’atteggiamento supino all’asse franco-tedesco, che ci ha nuociuto. E andare a Bruxelles in modo dimesso, non è il modo migliore di farsi sentire, proprio ora che ricorrono i 150 anni dall’Unità Nazionale. A cosa serve esporre la bandiera tricolore o dedicare un giorno festivo all’anniversario, se poi l’orgoglio di essere italiani non ci accompagna, non già per offendere gli altri, ma per farsi rispettare, come merita una grande nazione che ha sempre osservato lealmente i patti e che è in prima linea nel difendere la causa della civiltà cui apparteniamo e la pace, in luoghi come l’Afganistan?

De Gasperi e Sforza nel dopoguerra mantennero sempre alta la bandiera nazionale, senza fare del nazionalismo. E così Gaetano Martino e gli altri protagonisti del Trattato di Roma. E lo stesso fece Bettino Craxi quando, rompendo gli indugi, fece approvare, nonostante il dissenso inglese, l’Atto Unico Europeo, da cui è derivata l’attuale area di libero movimento delle persone e, successivamente, il Trattato di Maastricht sul mercato unico e l’Unione monetaria. Il Trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone entro lo spazio comunitario viene interpretato dagli altri Stati europei con cavilli restrittivi e molto spesso frutto di libera interpretazione, come strumento da usare contro gli extra comunitari dotati di permessi temporanei di soggiorno italiani. Noi non abbiamo bisogno di tanto, per adottare una linea di dignità nazionale a tutela di inammissibili ondate di immigrati, siano esse fatte di clandestini o di profughi.

Sul fronte dei clandestini dobbiamo applicare sistematicamente il sistema del rimpatrio rapido, stabilendo anche che coloro che sono schedati come clandestini da rimpatriare qualora fossero scoperti illegalmente in Italia, non avranno diritto a presentare domanda per occupazione regolare nel nostro paese, avendo violato le norme sull’immigrazione. Non c’è bisogno di una legge per farlo, trattandosi di una misura di pubblica sicurezza. Essa però va resa nota tanto a Lampedusa che negli altri luoghi ove eventuali sbarchi illegittimi avvengano, ma soprattutto nei paesi di origine da dove queste persone partono. Lo si può fare mediante trasmissioni radiofoniche nelle lingue locali degli emigranti ma anche in italiano, inglese e francese. Parallelamente occorre svolgere azioni di polizia per individuare coloro che gestiscono i traffici clandestini, utilizzando anche informatori locali e premi per chi aiuta a catturarli.

Sul fronte dei profughi, invece, la norma Onu che obbliga ad ospitarli va applicata restrittivamente, con una lista dei soli Stati da cui l’Italia ritiene plausibile riconoscere la fuoriuscita di profughi con destinazione verso di noi, stabilendo anche che non basta appartenere a tali Stati, ma bisogna anche che si tratti di persone che vengono dai luoghi ove vi è un conflitto in atto. E’ inoltre necessario impedire accedano nel nostro paese persone con precedenti penali per reati comuni. Oltre a ciò, l’Italia deve poter dichiarare che non può superare un contingente di immigrati oltre un determinato ammontare, per ragioni di capacità di accoglienza, di igiene, di ordine pubblico e sicurezza nazionale. Non esistono obbligazioni a cui si debba essere tenuti senza limiti. Ultra posse nemo obligatur. Nessuno può essere obbligato al di là delle proprie possibilità, in quanto nemo ad impossibilia tenetur, nessuno è tenuto  a fare o dare l’impossibile. Questa regola del diritto civile romano fa oramai parte, da quell’epoca in poi, al diritto delle genti e quindi dei principi generali del diritto internazionale, per quel che ci riguarda.

C’è però una ulteriore questione da considerare ossia la non facilmente spiegabile debolezza dell’Italia nei confronti degli atteggiamenti della Francia la quale al contrario  nei nostri riguardi, nella sua politica estera, non manifesta alcuna discrezione. Il comportamento francese in queste vicende – le quali coinvolgono come noto gli immigrati provenienti dalla Tunisia, dalla Libia e dalle aree vicine – è inaccettabile. In particolare in Libia la Francia ha agito e continua ad agire per conto proprio, con una sua politica militare, trascurando tanto le proprie obbligazioni in sede europea, tanto quelle in sede Nato. Ciò allo scopo evidente di profittare dei moti interni alla Libia, per soppiantare l’Italia nei rapporti con la Libia nel settore energetico. Così la politica dell’Occidente e dell’Unione europea nella sua pretesa di stabilizzazione del Mediterraneo, dello sviluppo della sua area Sud, della difesa da infiltrazioni terroristiche in connessione all’estremismo islamico e dalla persecuzione di cristiani ed ebrei, è stata piegata agli interessi nazionalistici della Francia, a un gioco autonomo pericoloso.

Forse perché in Mediobanca sono così importanti gli interessi francesi, dobbiamo essere così supini a questa politica estera energetica? E qui torna la questione dei gasdotti, con gli attacchi del Corriere della sera o meglio di una parte ben individuabile della galassia di articolisti ospitati dal quotidiano di Via Solferino, contro il gasdotto dell’ENI e a favore di quello di Edison, che è sostanzialmente nell’interesse di EDF France (ndr. Electricité de France). Ora si sa che EDF vorrebbe acquisire il controllo di Edison. E si sostiene che l’opporsi sarebbe un atto di protezionismo nazionalistico, contrario al libero mercato e alle regole europee. Ma nella pubblicità internet di EDF si legge quanto segue: “In Italia EDF collabora con Enel dagli anni 70. Nel 2001 è entrata nel capitale di Edison, seconda società elettrica del Paese, e ha poi acquisito la totalità del pacchetto azionario di Fenice Spa (servizi energetici e ambientali). Nel 2007 il gruppo francese ha creato EDF EN Italia, filiale di EDF Energies Nouvelles, che si occupa di impianti eolici e fotovoltaici. Nel 2009 EDF e Enel hanno dato vita a una joint venture per partecipare al rilancio del nucleare in Italia.

Credo di poter dire che la pretesa di acquisire Edison, controllando anche il nucleare italiano di Enel e una parte delle energie alternative, solare e del vento, sovvenzionate dal governo Italiano, configura una azione monopolistica e mina la nostra sicurezza energetica nazionale. Tanto più che con la sua politica estera la Francia mira a scalzare anche le posizioni petrolifere e del gas italiane. E non solo in Libia e per il gasdotto dal Caspio. Come nel caso di Generali, è con il petrolio, il gas russo e con l’ENI che si spiega l’attacco del finanziere francese Bollorè , collegato a Groupama, al gruppo ceco socio di Generali, Petr Kellner, partner operativo nell’ Est Europa – che suggerisce di cedere il 38% dell’ assicurazione russa Ingosstrakh – condiviso nella joint-venture con Generali nella VTB, una delle maggiori banche russe . Questa  nel 2005  faceva  affari con Gazprom e con l’ENI tramite il mediatore Mentasti. Anche in questa azione la quale ha portato alla defenestrazione di Geronzi da presidente di Generali, nell’iniziativa di Bollorè contro il socio Kellner, che apporta molto utili ma colpevole di essere troppo strettamente collegato con Gazpropm ed ENI, torna la questione energetica in un’ottica di politica internazionale francese.

Termino qui, solo aggiungendo che ora scende in campo anche Luca Cordero di Montezemolo, molto sponsorizzato negli ambienti di RCS nel cui patto di sindacato, guarda caso, vi è una importante quota francese.  Luca, guarda la combinazione! Opera in Italia nel settore ferroviario con una società in cui il partner più importante, che offre anche la tecnologia e le attrezzature,  è costituito da SNCF, le ferrovie di stato francesi.