Authority e imprese pubbliche: le poltrone scottano, riparte il toto-nomine
30 Marzo 2010
I prossimi tre anni saranno caratterizzati dalle riforme. O perlomeno, questo è l’auspicio. La riforma delle riforme (come l’ha definita Tremonti) è quella del fisco. Poi arriverà il turno della giustizia e della scuola.
La politica dell’Esecutivo continuerà con un occhio sempre attento sulle dinamiche occupazionali, sulla sanità (qui un ruolo decisivo lo giocherà il federalismo) e chissà, magari anche sul sistema previdenziale.
Conti pubblici (e debito) permettendo, si inaugurerà la “fase 2”. Non solo. Messa da parte questa controversa e violenta tornata elettorale, ci sarà anche da gestire lo scottante dossier-nomine. Nei prossimi tre anni infatti, il Governo dovrà designare i vertici di importanti Authority e imprese pubbliche. Quelli in scadenza, giusto per intenderci. Tranne una, che si può dire debba ancora nascere. Svolgerà, tra le altre cose, le funzioni e i compiti di autorità nazionale unica per la regolamentazione tecnica, il controllo e l’autorizzazione delle attività concernenti gli impieghi dell’energia nucleare, ma da mesi attende la nomina del presidente. I consensi, in questo caso, convergono tutti su un nome, quello di Maurizio Cumo. Ordinario di Impianti Nucleari alla Sapienza di Roma, socio dell’Accademia Nazionale delle Scienze e presidente del Comitato Scientifico internazionale della Direzione energia nucleare francese, è il candidato sul quale i due ministri Scajola (Sviluppo economico)e Prestigiacomo (Ambiente) avrebbero trovato una convergenza (la nomina del numero uno dell’Agenzia avverrà con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio).
Per quanto riguarda le altre Autority, in scadenza ci sono il presidente della Consob Lamberto Cardia, il Governatore di Bankitalia Mario Draghi e il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà. Il primo mandato a scadere, a giugno, è quello di Cardia. Il nome circolato per la successione è quello del procuratore della Repubblica di Milano Francesco Greco. E’ un grande esperto di reati finanziari che si è distinto nel pool milanese di Mani pulite e se non fosse per “l’ostacolo” di Palazzo Chigi avrebbe la strada spianata (da Giulio Tremonti). Ma il nome è difficile da digerire e nella ridda di indiscrezioni sono entrati altri personaggi di peso, come Vincenzo Carbone, presidente della Corte di Cassazione, e Pasquale De Lise, presidente del Tar del Lazio (entrambi piacerebbero a Letta), ma anche quello di Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro. Grilli sarebbe in ballo anche per la poltrona di Bankitalia mentre per questo ruolo, a Letta non dispiacerebbe Lorenzo Bini Smaghi. Tutte supposizioni, perché Mario Draghi potrebbe tranquillamente restare a Palazzo Koch per il secondo mandato.
Tornando alla Consob, ai candidati Greco, Carbone, De Lise e Grilli a un certo punto (circa a metà di febbraio) s’è aggiunto l’attuale viceministro all’Economia Giuseppe Vegas: il nome giusto individuato per mettere d’accordo il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il sottosegratario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, ha chiosato qualcuno. Ma è difficile che Berlusconi lo “molli”. Sulla decisione finale influisce infatti anche il parere del premier: i commissari della Consob, incluso il presidente, sono nominati dal presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio a seguito di delibera dello stesso Consiglio. E Vegas, che vanta una fama di tecnico affidabile, è un uomo di fiducia del Cav. Alla Consob, punterebbe anche Catricalà.
Chiuderanno i tre anni di governo, nel 2011, i presidenti e amministratori delegati di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste e Ferrovie dello Stato. Sarà proprio quest’ultima, Fs, la prima holding con Cda in scadenza già in aprile: il 2011 sarà un anno impegnativo, caratterizzato dalla liberalizzazione del trasporto passeggeri e dalla gara sull’alta velocità con i treni di Luca di Montezemolo e serve un uomo forte al timone. Essendo Moretti considerato da più parti indispensabile, non dovrebbe vedere sottratta la poltrona. Differente il discorso per quanto riguarda il presidente Innnocenzo Cipolletta, scelto da Romano Prodi. Al suo posto, per ora, si fa solo un nome: quello di Marco Zanichelli. L’attuale presidente di Trenitalia, la controllata del trasporto passeggeri, è un aennino di ferro, sostenuto soprattutto dal ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli. Le chance per lui, sono alte.
Finmeccanica. Gianni Letta appena qualche settimana fa era stato chiaro: “Per quanto mi riguarda, Guarguaglini andrebbe confermato di sicuro. Ma non dipende solo da me”. Parole che lasciano davvero poco spazio ai dubbi. I risultati ci sono stati e il merito è del presidente e ad del primo gruppo italiano attivo nella difesa e nell’aerospazio, che a breve giocherà un ruolo di primo piano in quella che è la vera partita del futuro: il nucleare. Attraverso la controllata Ansaldo Nucleare, Finmeccanica sarà una delle aziende che guiderà il ritorno dell’Italia all’atomo. Un momento decisivo; un ruolo, quello di Finmeccanica, strategico. Tremonti non gli sarebbe ostile. Ma secondo indiscrezioni di stampa, il ministro dell’Economia vorrebbe all’interno di Finmeccanica una promozione di Alessandro Pansa, attuale condirettore generale del gruppo aerospaziale: Pansa potrebbe scalzare Giorgio Zappa, attuale direttore generale.
Chi avrà un ruolo decisivo nella nuova strategia energetica del Governo è anche e soprattutto Enel, che in base all’accordo con la francese Edf costruirà le prime quattro centrali nucleari (il piano di Scajola prevede 8 impianti), con un investimento che si aggira attorno ai 18 miliardi di euro. La poltrona di Fulvio Conti non risulta essere in bilico. Più incerta, quella di Scaroni: sulla sua posizione pesano la grave procedura d’infrazione aperta dalla Commissione Europea e il deterioramento dei conti. Intanto, gli uomini dell’ad di Eni hanno conquistato la presidenza di Assolombarda e degli industriali di Venezia e c’è chi vede bene il manager, tra un biennio, al posto della Marcegaglia, anche se un’ipotesi di questo tipo al momento rimane troppo debole. Restando sugli energetici, l’attenzione è puntata anche su Roberto Poli e Piero Gnudi, rispettivamente alla presidenza di Eni e Enel. La loro poltrona comincerebbe a scottare.