Autobiografia di Schwarzenegger, da Mister muscolo a Governor (e non solo)
14 Ottobre 2012
1963. Un piccolo paesino della Stiria, Thial, in Austria. Poche anime, pochi soldi, poco futuro. Una donna si reca dal dottore. È una madre preoccupata. Interroga il medico. Suo figlio è strano. Nelle camere degli amici del ragazzo, la donna vede appese alle pareti foto di ragazze nude. A casa sua, invece, vede solo foto di uomini. Uomini muscolosi. Il dottore sdrammatizza. Niente di allarmante. Il ragazzo cerca ispirazione, e poi non bisogna farne un dramma. La madre si asciuga le lacrime, più angosciata di quando è entrata. Ha cattivi pensieri.
Quel ragazzo, sedicenne, si chiama Arnold Alois Schwarzenegger. Ha la passione per il culturismo. Ed ha anche la passione per le donne. La madre ancora non lo ha capito. E non sa nemmeno che al figlio, i cui muscoli ogni giorno si sviluppano, toccherà una vita a dir poco spettacolare. Questo è uno dei tanti aneddoti della leggera e divertente autobiografia di Arnold Schwarzenegger, Total Recall. My unbelievably true life story (Simon and Schuster, pag. 646, 20 $) appena uscita negli Stati Uniti (il tiolo si richiama ad un celebre film del 1990 di Paul Verhoeven).
Al giovane Arnold, nato nel 1947, la povertà della natia Thial va stretta. E usa il corpo per evitarla. Si reca a Ganz, Vienna, Monaco di Baviera. Gonfia a dismisura bicipiti, pettorali, cosce. Di passerella in passerella, approda a Londra, dove nel 1967 diventa il più giovane Mister Universo della storia. Arnold è una celebrità, con il fiuto per lo spettacolo. Passeggia solo con gli slip indosso per le strade di Monaco, per fare pubblicità alla palestra dove si allena. Volontà di ferro, muscoli d’acciaio, sorriso da divo dello spettacolo. Suo compagno di allenamenti è un sardo, pastore sino a tredici anni, Franco Columbu, più largo che lungo. Mister Universo ha parole di grande ammirazione per il piccolo Franco, l’amico di sempre. Un giorno Franco è stanco. Non vuole continuare nel sollevare un bilanciere troppo carico. Entrano delle ragazze in bikini. Franco si risiede sulla panca e supera la prova con facilità. La mente, commenta Arnold, è la migliore alleata, nella competizione sportiva come nella vita. E la mente di Schwarzenegger è sin troppo agile. Si è assegnata un nuovo viaggio. L’America.
Da bambino, insieme al fratello Meinhard, più grande di un anno (morirà in un incidente nel 1971), al cinema ha visto prima ancheggiare Elvis Presley, poi volare appeso alla liana Tarzan (Johnny Weissmuller). E vuole anche lui volare dall’altra parte dell’Oceano, per guardare i palazzi che sfrecciano verso il cielo a Times Square. Detto fatto. Ma la fortuna di Arnold sta nell’altra costa, a Los Angeles, patria dei culturisti. Schwarzenegger ci arriva nel 1968. La città sembra fatta apposta per lui. La spiaggia di Venice è l’ideale vetrina per un fisico come il suo.
Hollywood è il sogno. Conosce poco l’inglese. Lo aiuta una bella svedese, moglie di un amico. Gli traduce i discorsi di Nixon, impegnato nelle elezioni presidenziali, trasmessi dalla televisione. Arnold sente Nixon parlare ripetutamente di opportunità e imprenditorialità. Non ha dubbi: diventa repubblicano. E poi basta col sollevamento pesi. Meglio il cinema. Il suo mito, il culturista inglese Reg Park, è stato protagonista di Ercole alla conquista di Atlantide (1961). Schwarzenegger lo emula in Ercole a New York (1980), prima apparizione di una carriera sfolgorante, che lo impone fra le icone del «cinema muscolare» negli anni di Ronald Reagan (1980-1988), accanto a Silvester Stallone, Bruce Willis e Mel Gibson.
Una pioggia di dollari benedice la carriera di Schwarzenegger. Lui li investe oculatamente, accumulando una fortuna immensa. Diventa Terminator. L’idolo dei ragazzini. Le donne, con buona pace della mamma che pensava non lo interessassero, fioccano. Ne prova tante. Sconosciute o famosissime. Scippa all’amico e socio Stallone (nella catena Planet Hollywood) la statuaria e platinata Brigitte Nielsen. Poi mette la testa a posto, e sposa nel 1986 la giornalista Maria Schriver («una ragazza da sogno»), nipote di John F. Kennedy. Adesso ha una bella famiglia: ricca, potente e benedetta dalla nascita di quattro figli. Arnold Alois Schwarzenegger è un americano di origini austriache, come si capisce dal suo fluente inglese con inflessione teutonica. Andy Warhol e Muhammad Alì sono suoi amici, come Ted Kennedy e Ronald Reagan.
Mister Universo ha tante facce: Pumping Iron, Conan the Barbarian, Terminator. Infine The Governor. Nel 2003, sfiduciato il governatore democratico della California Gray Davis, Arnold si presenta alle elezioni e vince. Vince anche alla consultazione successiva nel 2006. Poi i guai economici che si abbattono sulla California appannano la sua immagine. L’avvisaglia di un uragano. Dopo venticinque anni di matrimonio Arnold e Maria si separano. The Governor ha avuto un figlio, tenuto segreto per quattordici anni, con una cameriera. Una vergogna. Una macchia indelebile. Ma Terminator questa macchia vuole lavarla. E la candeggina è appunto la sua autobiografia. Ricorda chi era, chi è stato. Un immigrato venuto a far fortuna, nel paese dell’abbondanza e dell’accoglienza. Poi ha commesso uno sbaglio, atroce. La conclusione del racconto è un atto d’amore e ammirazione per la moglie. Terminator più chiaro di così non può essere: vuole tornare a casa.