Avanti con i Club l’Occidentale!
01 Dicembre 2012
A Oristano, nel mese di febbraio, c’è una bella giostra equestre con magnifici cavalli. Si chiama la sartiglia. Qualche giorno dopo, in una località vicina, si svolge la sartiglietta: la stessa manifestazione ma al posto dei cavalieri vi sono i bambini e al posto dei cavalli i cavallini. Ecco: dopo gli stop and go degli ultimi giorni, e dopo il successo delle primarie organizzate dal Pd, se fosse stata confermata la data del 16 dicembre le primarie del centrodestra sarebbero state una sartiglietta della politica.
Non è dunque in discussione la scelta di non svolgerle. Il problema è che pensare di poterlo comunicare così come è stato fatto, sulla scorta di una considerazione burocratica legata al tempo, significa non rendersi conto di cosa stia accadendo nella società italiana, come stia cambiando il suo rapporto con la politica, e soprattutto di cosa il centrodestra abbia bisogno.
E’ stato detto che le primarie non sono la panacea di tutti i mali. E’ vero, non lo sono. Possono però rappresentare un punto di partenza per rilanciare una sfida all’esterno e dare l’idea che il centrodestra voglia ripartire dalla sua storia e da tutto ciò che di buono ha rappresentato dal ’94 in poi, per riaggregare quanti in Italia – e ve ne sono ancora – non vogliono che la sinistra segni a porta vuota. Possono inoltre rappresentare un antidoto contro l’arroccamento e contro la tentazione di trasformare una grande storia politica, che come tutte le grandi storie ha le sue pagine tristi e le sue sconfitte, in una vicenda esclusivamente biografica.
Non ci si può dunque limitare a cancellare le primarie senza proporre una via alternativa che faccia del PdL un polo aggregante e che riporti il centrodestra nel cuore dello scontro politico. Il rischio che si sta correndo è che il confronto tra Bersani e Renzi si trasformi nel bipolarismo prossimo venturo, nel recinto di un unico partito o nell’ambito di una pluralità di opzioni nell’eventualità in cui il sindaco di Firenze, incoraggiato dal seguito ottenuto, decida di mettersi in proprio. In questo caso si produrrebbe una perdita secca di storia, energia, idee che non meritano di essere sacrificate.
Già, le idee. Anche su questo terreno bisogna evitare l’arrocco. Nel PdL hanno convissuto, intorno a pochi ma essenziali principi non disponibili, culture differenti. Personalmente non ho mai pensato che chi avesse un’idea diversa dalla mia sui temi cosiddetti “eticamente sensibili” rappresentasse un problema: al più uno stimolo a ricercare laici approfondimenti su terreni controversi. Mi spaventa invece che oggi, nel mio stesso partito e in nome di una malintesa laicità, vi sia chi lancia anatemi corredandoli con nomi e cognomi. Anche nei confronti di questa deriva bisogna reagire.
Insomma, non è il momento di smobilitare. La soluzione maturerà nei prossimi giorni: le primarie potranno essere rimandate se ci sarà il tempo di farle, oppure potranno essere sostituite da un’altra iniziativa politica finalizzata ad aggregare idee, persone ed energie per non rassegnarsi alla sinistra vincente. Quel che non vorrei mai è mettermi a cuccia o tornare indietro. Per questo fermiamo pure, per ora, il conto alla rovescia verso il 16 dicembre, ma non fermiamo i club. Non rinneghiamo lo spirito da cui sono nati, non soffochiamo la volontà di andare avanti e di non guardare indietro.
Vediamoci a Roma per un incontro nazionale, per costruire insieme il futuro!