Bagnasco ai Vescovi: no al populismo, difendere la famiglia
20 Maggio 2013
No a "populismi inconcludenti e dannosi", così il cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione alla Assemblea dei Vescovi italiani, sì a una cultura rispettosa del bene comune, "valore superiore" per la politica inteso come anteporre il bene del Paese all’interesse personale. Bagnasco pensa alla buona politica, quella che riesce dialetticamente a prendere delle decisioni, che non"si impunta avvolgendosi su se stessa", non "si cristallizza diventando costume", assumento comportamenti patolofici che paralizzano la società. Questo, secondo Bagnasco "È il segno triste e sconfortante di un modo di pensare vecchio e ripiegato, autoreferenziale e senza futuro".
"Con la sua prolusione," è il commento di Eugenia Roccella (Pdl), "il cardinale Bagnasco indica ancora una volta i punti imprescindibili per la costruzione di una società rispettosa di ogni essere umano: accanto all’urgenza del lavoro e al diritto dei cittadini a essere governati responsabilmente dai loro rappresentanti, ha ricordato, ancora una volta, il bene universale della famiglia, che ‘non può essere umiliata e indebolita da rappresentazioni similari che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento’".
"Più volte," prosegue l’onorevole, "abbiamo ribadito che per il rispetto dei diritti individuali non è necessario ricorrere alla legittimazione delle convivenze, ma è sufficiente utilizzare gli strumenti legislativi già esistenti. E ancora il cardinale Bagnasco ricorda il ‘fronte fondativo della vita umana’: la tutela della vita di ogni essere umano, in tutte le sue fasi e in tutti i suoi momenti, specie quelli più fragili, continua a essere la bussola per ogni politica che si rispetti, al di là degli schieramenti politici di appartenenza".
Secondo il senatore Maurizio Sacconi: "Il presidente della CEI ha correttamente evidenziato la necessaria premessa antropologica di ogni politica pubblica per la crescita ed il lavoro. Una società non cresce se in essa si perdono diffusamente il senso della vita, la ragione dell’unicità del matrimonio tra un uomo e una donna, l’origine naturale della vita, la conclusione solo naturale del ciclo vitale. Sono principi che sostengono un grande movimento di neo conservatori, alternativo ai molti nichilisti che alimentano il declino".
La famiglia fondata sul matrimonio, secondo il Presidente della Cei, "è un bene universale e demolirla è un crimine – dice -, affonda le sue radici nell’essere dell’uomo e della donna, e i figli sono soggetto di diritto da cui nessuno può prescindere". "Non può essere umiliata e indebolita da rappresentazioni similari che in modo felpato costituiscono un vulnus progressivo alla sua specifica identità, e che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento".
Bagnasco ha detto che i vescovi "hanno il dovere di dare voce alle preoccupazioni crescenti e al disagio sociale diffuso alla moltitudine di giovani che non trovano lavoro; a quanti, anche avanti negli anni ma senza possibilità di pensione, l’hanno perso, a quanti sono in ambascia per l’incertezza del domani, a coloro che oggi sono scesi al livello della povertà e a volte dell’angoscia".
Infine, il richiama a quella "Italia maggioritaria", maggioranza silenziosa, "gente semplice e umile che non ama schiamazzi e ribalte, che è dedita ai propri doveri quotidiani in famiglia, nella fedeltà agli affetti, a scuola e nel lavoro, nella comunità cristiana e nella società". Gli italiani che hanno chiaro il senso della vita e non cadono in una sorta di fiction esistenziale. E’ questa Italia semplice e umile che fa la "gloria" dell’Italia, "il nerbo portante del Paese, contenti di fare il proprio dovere con onestà e molto spesso con fede genuina". Come la comunità che si è stretta attorno a Genova dopo la tragedia del Porto.