Banca Mondiale: incombe il pericolo stagflazione

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Banca Mondiale: incombe il pericolo stagflazione

Banca Mondiale: incombe il pericolo stagflazione

09 Giugno 2022

Molti pensavano che la stagflazione fosse un brutto ricordo destinato a non tornare. Eppure, la Banca Mondiale ieri ne ha riagitato lo spauracchio. Secondo l’ultimo rapporto Global Economic Prospects, la combinazione tra crescita debole e prezzi in aumento potrebbe farci tornare in una situazione analoga agli anni ’70. Sarebbe una prova molto dura per la stabilità di dozzine di Paesi che ancora si stanno prodigando nella ripresa post-pandemica.

La Banca Mondiale ha quindi ridotto le proprie previsioni di crescita globale annuale: dal 4,1% di gennaio al 2,9% attuale. Ha spiegato, inoltre, che “una crescita modesta probabilmente persisterà per tutto il decennio a causa dei deboli investimenti nella maggior parte del mondo”. Il problema è che l’inflazione, già stimolata dalle conseguenze della pandemia, ha subito un’impennata a causa della guerra scatenata dalla Russia. Basta guardare gli aumenti di prezzo delle materie prime per farlo.

Worst case scenario

“Il rischio di stagflazione è considerevole, con conseguenze potenzialmente destabilizzanti per le economie a basso e medio reddito”, ha asserito David Malpass, presidente della Banca Mondiale. Facendo riferimento alla crisi alimentare innescata e propugnata da Putin, ha aggiunto che “c’è un grave rischio di malnutrizione e di aggravamento della fame e persino di carestia in alcune aree”.

Il rischio è che la crescita arrivi addirittura ad azzerarsi nei prossimi due anni. La minaccia della stagflazione globale potrebbe avere effetti particolarmente dirompenti nei paesi in via di sviluppo, in cui, nel 2022, il reddito pro-capite rimarrà più basso quasi del 5% rispetto al livello pre-pandemico.

Cosa non fare per contrastare la stagflazione

Malpass ha invitato poi i decisori politici a evitare di rispondere alla stagflazione con politiche distorsive. Il controllo dei prezzi e il divieto di esportazione rischiano infatti di non risolvere il problema, anzi possono aggravare la situazione. “Sono necessari cambiamenti nella politica fiscale, monetaria, climatica e del debito per contrastare la cattiva allocazione del capitale e la disuguaglianza”, ha argomentato.

Il presidente della Banca Mondiale ha poi auspicato che si agisca rapidamente per mitigare le conseguenze della guerra in Ucraina, aiutando i paesi più poveri a pagare cibo e carburante. Inoltre, ha insistito sulla necessità di accelerare il processo di riduzione del debito. Pensando a come si sta evolvendo il dibattito pubblico in Europa, vengono i brividi.

La Federal Reserve, la Banca Centrale Europea e le altre banche centrali potrebbero aumentare drasticamente i tassi di interesse per raffreddare la domanda e contrastare l’inflazione. Tuttavia, questa scelta potrebbe farci rivivere uno scenario simile a quello della fine degli anni ’70. La crisi globale peggiorerebbe ulteriormente e alcuni mercati emergenti subirebbero delle dure crisi finanziarie.