Banche, relazione “soft” (del Pd) e poche tutele per i risparmiatori: cala il sipario sulla commissione “ammacca-renziani”
30 Gennaio 2018
di Carlo Mascio
Tanto rumore per nulla. I lavori della commissione d’inchiesta sulle banche si concludono in modo mesto, con una relazione “soft”, poco incisiva, approvata dalla maggioranza a guida Pd (19 voti favorevoli e 15 contrari). L’obiettivo piddino, con ogni probabilità, era proprio evitare di ridare spazio ad eventuali nuove polemiche sul caso Boschi-Banca Etruria oppure sul presunto caso di insider trading di Carlo De Benedetti sulle banche popolari che già hanno fatto tanto male al Pd renziano, tanto da costringere Renzi a confinare la Boschi nel collegio uninominale di Bolzano (con vari paracadute in Sicilia).
Fatto sta che i lavori della commissione ora sono finiti. Non con il botto, come sperava Renzi prima dell’avvio dei lavori, ma con “un mezzo miracolo” come ha definito il presidente Casini l’approvazione della relazione finale. E in effetti, lasciando stare i miracoli, si tratta proprio di un lavoro a metà, senza una relazione condivisa, opzione per la quale si è lavorato a lungo. Per la verità, a quanto si apprende, la relazione presentata in un primo momento dal Presidente Casini, con le sue “eccessive prudenze” come le ha definite il senatore di Idea e membro della commissione Andrea Augello, con ogni probabilità, non ha facilitato la possibilità di arrivare ad un accordo condiviso. In più, come ha spiegato lo stesso presidente, “si è cercato di capire se ci fosse una condivisione unanime per una relazione che omettesse l’analisi e si concentrasse solo sulle proposte”. Una relazione che, dunque, non avrebbe permesso di avere un quadro completo della situazione. E così, alla fine, è arrivato il testo di maggioranza presentato dal Pd. Un testo “equilibrato e non elettorale” come ha spiegato Casini, neo candidato del Pd a Bologna. Insomma, una relazione “tranquilla”, aggettivo che oggi va tanto di moda dalle parti del Nazareno.
Eppure i proclami renziani erano ben altri. Della serie “facciamo verità”, “deve emergere di chi è la responsabilità”. Peccato che, oltre alle falle dei sistemi di vigilanza di Consob e Bankitalia, siano emerse altre “verità” che hanno repentinamente trasformato la commissione in un boomerang antirenziano e hanno costretto il Pd a battere in ritirata. E le cose potevano andare anche peggio, perché la relazione finale oggi ha rischiato seriamente di non essere approvata: “Un vero peccato che fossero assenti alla votazione il senatore Ceroni, il senatore D’Alì e l’onorevole Savino, tutti e tre di Forza Italia. Un peccato anche più grave che la senatrice De Pin, del Gruppo Gal e quindi vicina a Forza Italia, sia dovuta improvvisamente uscire dall’aula prima del voto. Se tutto ciò non fosse accaduto la relazione del Pd sarebbe stata respinta, evidenziando tutte le debolezze e le contraddizioni della maggioranza” ha spiegato il senatore Augello che poi non ha lesinato qualche battuta sulla sua esclusione dalle liste del centrodestra: “Le assenze di oggi sono certamente sfortunate coincidenze, destinate purtroppo ad alimentare la fantasia di retroscenisti che da giorni insinuano che la mia mancata candidatura sia dipesa da qualche eccesso di rigore nello svolgere il mio ruolo di commissario. Forse bisognerebbe fare più attenzione quando ci sono appuntamenti così importanti”.
Insomma, il Pd può tirare un sospiro di sollievo. Solo per ora. Perchè nonostante Renzi continui a gettare fumo negli occhi, della serie “abbiamo tutelato i cittadini”, i risparmiatori truffati dal decreto salvabanche non sembrano pensarla allo stesso modo. E per loro, ovviamente, c’è poca rilevanza nella relazione soft. In ogni caso, il 4 marzo è ormai alle porte.