Basta piagnistei, Expò ha bisogno di uno scatto d’iniziativa

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Basta piagnistei, Expò ha bisogno di uno scatto d’iniziativa

24 Novembre 2008

 

Abbiamo già scritto quanto la cultura sarà determinante per la riuscita dell’Expo 2015 di Milano. Oltre alle iniziative legate al tema dell’esposizione (nutrire il pianeta), le condizioni del successo saranno costruite con la magnificenza architettonica (che si annuncia molto contrastata dalla assai diffusa politically correctness), con l’efficienza delle infrastrutture trasportistiche e infine con magnifiche iniziative culturali di contorno.

Qualche settimana fa si è scritto dell’attesa per il nuovo assessore Massimiliano Finazzer Flory, si sono raccolte alcune speranze e più di una preoccupazione. Gli inizi del nuovo assessore non sono stati proprio scintillanti: ha proceduto in modo non privo di intelligenza a dar vita a una consulta che raccogliesse intellettuali milanesi, senza vincoli di appartenenza politica. Poi però – al di là che quelli scelti sono un po’ troppo i soliti nomi – si è registrato come il nuovo assessore avesse come criterio di orientamento esclusivo quello di eliminare qualsiasi intellettuale che avesse avuto a che fare con il centrodestra. Da un corretto orientamento liberale – nessuna discriminazione politica – si è passati a una preoccupante forma di subalternità ancor più psicologica (del tipo: ho paura dei loro attacchi e della loro influenza sui giornali) che politica. Gravi indizi di subalternità psicologica si possono registrare anche nella serie di annunci di provocazioni “culturali” (poi smentiti dal sindaco): dalla mostra sulla cultura rom ai rapporti preferenziali con il Leoncavallo. Quasi un voler dimostrare di essere all’altezza di Vittorio Sgarbi. Peraltro il critico d’arte era in grado, almeno, di unire alle sue “provocazioni” un’eclatante capacità di organizzazione mostre di livello. Assai poco brillante è stato infine il comportamento del sindaco e dell’assessore sulla crisi scaligera determinata dall’agitazione degli orchestrali. Credono di essere amministratori ad honorem, è stato il commento maligno ma non del tutto immeritato rivolto a Letizia Moratti e Finazzer Flory da Philippe Daverio.

Sono tutti questi episodi che suscitano preoccupazioni sul futuro dell’Expo, come se non bastassero gli interminabili litigi tra la Moratti e Giulio Tremonti sui finanziamenti, le lentezze di Palazzo Chigi nell’approvazione degli organismi che dovranno preparare l’evento del 2015. Fino alle voci su un improvviso arrivo del solito salvatore Guido Bertolaso come commissario al posto della Moratti (tutto smentito).

Milano e la Regione dovrebbero, proprio, avere uno scatto di iniziativa. Ce ne sarebbe proprio bisogno anche perché due persone di valore come la Moratti e Roberto Formigoni hanno avuto nei tempi recenti più un atteggiamento da sindacalisti che da leader politici, hanno avanzato più rivendicazioni localistiche che fornito visioni culturalmente alte.

Questo del piagnisteo municipal-regionalistico è un mestiere da lasciare alla Lega Nord, che peraltro, in realtà, oggi sta assumendo un profilo politico sempre più alto. Chi interloquisce con tutta la società, anche con le sue élite, dovrebbe esprimere progetti politici più complessi: si tratti di infrastrutture o di cultura, del risanamento dei conti dello Stato o di federalismo. Battere leghisti con radici salde come quelle degli uomini di Umberto Bossi, sul loro terreno, è francamente impossibile.