Bene l’Unione bancaria per l’Ue ma si garantisca la tutela del risparmio

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Bene l’Unione bancaria per l’Ue ma si garantisca la tutela del risparmio

05 Giugno 2012

Lunedì le borse sono state in ripresa, lo spread sui titoli pubblici italiani pur rimanendo troppo elevato, si è un po’ ridimensionato. Ciò dipende dal fatto che sembra stia emergendo, a livello europeo, quell’intervento di facilitazione monetaria, che Berlusconi aveva chiesto, con la battuta secondo cui occorre stampare banconote per risolvere la crisi di liquidità dell’euro zona. Berlusconi, per farsi capire dalla gente, ha detto che occorre stampare al più presto degli euro. Ha aggiunto che se non lo fa l’Europa lo dobbiamo fare noi. E ha soggiunto che si trattava di una “pazza idea”. Arrampicandosi sugli specchi i maggiori giornali italiani, vale a dire Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore, non hanno perso l’occasione per  criticare la battuta di Berlusconi. Ma con arzigogoli, hanno sostenuto cose analoghe.

In realtà si tratta di dar seguito immediato alle proposte della Bce e della Commissione Europea per il sistema bancario comune, che sono la premessa per l’operazione di facilitazione monetaria che occorre per evitare la crisi delle banche greche e spagnole. In Grecia la gente ritira i soldi dai depositi bancari ellenici e li mette sotto il materasso o li sposta su banche di altri stati dell’euro considerati sicuri  o sul dollaro, scommettendo sulla uscita dall’euro, dovuta alla vittoria della sinistra. Bisogna attendere il risultato delle elezioni che è imminente.

Ma per la Spagna la situazione è diversa. Ivi il governo c’è ed è quello dei popolari di Rajoy, da poco al potere La corsa al ritiro dei depositi bancari in Spagna si sta verificando per un’altra ragione, ossia una crisi bancaria che riguarda Bankia, istituto bancario costituito sotto l’ombrello dello stato, per il salvataggio di un raggruppamento di casse di risparmio andate in perdita  a seguito di prestiti immobiliari eccessivi insoluti. Bankia ha un ammanco di 15-20 miliardi nel capitale sociale, che potrebbe anche aumentare perché aumentano le insolvenze sui crediti immobiliari, a causa del peggioramento dell’economia spagnola dovuto alle misure di riduzione del deficit pubblico. La ricapitalizzazione di Bankia comporta, naturalmente, che essa passerà sotto il controllo di chi effettua questa operazione. Si tratta di una grande banca e l’operazione per chi la faccia senza vincoli politici e proceda con una ristrutturazione seria, alla fine potrà ripagare il capitale che ci viene impiegato.

Il governo di Madrid non è in grado di erogare 15 miliardi a Bankia perché si tratta dello 1,5% del suo PIl e ciò farebbe aumentare il suo deficit di bilancio e il suo debito pubblico, mentre  lo spread sui titoli pubblici spagnoli ne porta il tasso di interesse in prossimità del 7%, considerato insostenibile. Il governo spagnolo vorrebbe che fosse la BCE a ricapitalizzare Bankia o direttamente, con una operazione insolita di salvataggio che essa non ha mai effettuato e che non rientra nelle sue competenze o indirettamente comprando titoli del debito pubblico spagnolo per un importo equivalente sul mercato secondario, quello dei titoli già esistenti. Ciò per sostenere il corso delle nuove emissioni che il governo spagnolo farebbe per finanziare la ricapitalizzazione di Bankia. Sarebbe un ripiego estremo in astratto possibile e non molto costoso.

Ciò però non è accettabile per la BCE e per tutti gli  stati membri dell’Unione europea perché se si vuole che si impieghino i mezzi monetari della Bce per risolvere il problema di una grande banca in crisi, occorre che ci sia una autorità di controllo europeo che sorvegli che essa si metta realmente in regola. Bisogna  inoltre che non si crei un precedente e altre banche europee sgarrino, come già è accaduto, costringendo l’Europa a intervenire a loro favore. Ed ecco perciò che il presidente della Commissione europea Manuel Barroso, accogliendo lo schema di architettura bancaria europea formulato dal presidente della BCE Mario Draghi, propone che la ricapitalizzazione di Bankia sia effettuata dal Fondo europeo di stabilizzazione finanziaria mediante la erogazione di 15-20 miliardi . Esso diventerebbe proprietario di tale banca e ne farebbe la ristrutturazione al di fuori di interferenze. D’altra parte, Barroso, sempre seguendo lo schema proposto da Draghi, ritiene che questo intervento non debba essere un atto isolato ma debba inserirsi in una regolamentazione europea delle banche dell’euro zona, mediante un organismo indipendente europeo dotato di poteri effettivi e non solo di compiti di monitoraggio come l’EBA.

In sostanza l’EBA avrebbe nuovi poteri e potrebbe intervenire sulle banche che non seguono le prescrizioni circa il capitale sociale e tengono altri comportamenti  sbagliati, esercitando  poteri analoghi a quelli che in Italia ha l’autorità di vigilanza della Banca di Italia e che hanno anche le autorità di controllo delle banche dei vari stati. Non tutte le autorità di controllo però sono realmente indipendenti e rigorose come la autorità di vigilanza della Banca di Italia sulle banche italiane. Se l’autorità spagnola di controllo delle banche fosse stata rigorose ora non cui sarebbe la crisi di Bankia. Anzi non ci sarebbe neppure Bankia, ci sarebbero le casse di risparmio spagnole che sono state messe assieme per dare vita a Bankia, e che non sarebbero andate in crisi o che, ove in crisi, sarebbero state sciolte prima che si creasse il grosso bubbone finanziario che ora genera problemi di  liquidità per l’intera economia spagnola. Infatti se la gente ha paura che una banca fallisca, ritira i suoi depositi bancari da quella banca. Ciò ne aggrava la crisi. E genera la crisi di altre banche. Infatti chi ha un deposito bancario lo usa per emettere assegni e fare pagamenti con carte di credito. Questi assegni e pagamenti generano depositi su altre banche. E così via.

Tale fenomeno è noto come “moltiplicatore bancario” della moneta. Se la riserva delle banche è il 10 per cento, il moltiplicatore bancario astratto, al netto di perdite dovute al fatto che una parte dei depositi è inutilizzata, è di 10 volte tanto. Ecco perché con 20 miliardi a Bankia si evita una crisi di liquidità imponente dovuta al ritiro di denaro dalle banche spagnole. Ma ecco spiegata anche la  ragione della terza proposta del commissario Europeo Barroso, che si ricollega alla formulazione di Draghi di architettura bancaria dell’Europa: la creazione di un Fondo di garanzia europeo dei depositi bancari in aggiunta o in sostituzione di quelli nazionali, effettata con apporto delle banche degli stati membri.  

Il libero movimento dei capitali comporta legalmente che gli spagnoli possono spostare i soldi dalle loro banche a quelle tedesche, con effetti erratici. Inoltre non vi è alcuna ragione per cui le banche dei vari stati membri operino solo entro il proprio stato. Di fatto esse aprono i loro sportelli anche negli altri stati. E ci sono banche europee che hanno azionariato di stati diversi. Una unione monetaria implica banche operanti nell’intera unione. Le banche sono le arterie in cui circola la moneta e se essa è unica in tutta l’euro zona, con un unico cuore che la regola, cioè la BCE, occorre che ci sia un sistema di controllo europeo di queste arterie bancarie. Diversamente si ha una crisi di liquidità che può generare una catena di crisi di solvibilità per il sistema della finanza privata e pubblica e per l’economia reale. Draghi propone che l’Europa faccia questo passo avanti politico. Berlusconi lo ha tradotto in uno slogan. Ora il tema è stato messo all’ordine del giorno dell’Europa. I mercati hanno recepito ciò con favore. Ma occorre che si rimanga con i piedi per terra e si agisca in modo concreto, pensando a questa Europa, quella della tutela del risparmio. Lo faccia anche Monti.