Benedetto XVI: “Il ’68 ha messo in crisi l’Occidente”
25 Luglio 2007
L’attualità del Concilio Vaticano II, il valore della vita umana, il dialogo tra religione cristiana e altre fedi. Soprattutto, una forte critica alla crisi culturale del sessantotto, che ha segnato una grande frattura per il Concilio del ’62. Sono questi alcuni dei temi trattati ieri da Papa Benedetto XVI, nell’appuntamento con il clero delle diocesi di Belluno-Feltre e Treviso.
L’incontro si è svolto ieri ad Auronzo di Cadore, nella chiesa di Santa Giustina Martire, e vi hanno partecipato circa quattrocento sacerdoti. Il Pontefice ha risposto alle loro domande, dieci in tutto. Ciò ha permesso a Benedetto XVI di spaziare su “temi di grande spessore” per la chiesa cristiana, come spiega padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede.
Dall’alto della sua cultura, che non è solo di tipo religioso, Papa Ratzinger ha confessato di aver riposto “grandi speranze” nel Concilio Vaticano II che però sta portando i suoi frutti soltanto adesso. Infatti, ha spiegato Benedetto XVI al pubblico, il Concilio ecumenico ha dovuto attraversare “grandi fratture culturali e storiche”, come il sessantotto, che ha rappresentato una “crisi della cultura occidentale”. La sua concomitanza con questo periodo storico ha comportato una serie di scismi e allontanamenti all’interno del Cristianesimo, compreso quello dei lefebvriani, a cui l’attuale Papa sta seriamente lavorando per un riavvicinamento. Sono seguite poi le trasformazioni dell’ottantanove, con il crollo dei regimi comunisti, che hanno richiesto tempi di assettamento piuttosto lunghi.
Altro tema di fondamentale importanza è emerso parlando dei giovani: il Papa non ha dimenticato di trattare il problema, ormai sempre più diffuso, del senso di infelicità e sconfitta che spesso li invade e che li porta verso la soluzione del suicidio. E, per rispondere a una domanda sul tema, Ratzinger ha fatto riferimento all’evoluzionismo e ha spiegato: “non va posta un’alternativa assoluta tra evoluzione ed esistenza di Dio creatore”. Infatti, ha aggiunto, “l’evoluzione c’è, ma non riesce a spiegare le grandi domande e al modo in cui si arriva alla persona umana e alla sua dignità”. Secondo il Pontefice il problema di molti giovani è dovuto al fatto che spesso escludono Dio dalla loro vita. Ma, ha spiegato ancora Benedetto XVI, “un mondo in cui non c’è Dio, diventa un mondo dell’arbitrarietà”. Per uscire da questa grave crisi i ragazzi del nuovo secolo dovrebbero guardare di più ad “esperienze di umanità” e ad avere più rispetto per “la dignità della vita”. Solo seguendo questo approccio infatti sarà possibile “trovare valori comuni”.
Inoltre ha aggiunto il Papa: “non è possibile l’amore senza l’esperienza del dolore, della rinuncia e della sofferenza”. Infatti la sofferenza rappresenta un’esperienza di crescita e maturazione, molto valida soprattutto per i giovani che oggi vivono troppo spesso in “una cultura che rifugge il dolore”, mentre soltanto di fronte alla rinuncia “l’amore diventa più grande”.
Ratzinger ha mostrato grande chiarezza e lucidità mentale nel dettare le linee guida della fede cristiana. Pertanto non ha mancato di trattare neppure il delicatissimo tema del rapporto con le altre religioni, sempre più attuale anche a causa dell’aumento dell’immigrazione. E in proposito ha detto che con gli immigrati si deve “combinare annuncio e dialogo”. Poi, riferendosi con umiltà ai sacerdoti, ha spiegato: “Voi siete più vicini a queste situazioni, in questo senso non posso dare consigli pratici”. Ma dagli incontri con rappresentanti di altre fedi, Papa Ratzinger ha imparato che “un mondo uniforme non esiste più”. Bastano queste poche parole per mettere a tacere quella parte dell’opinione pubblica che spesso insinua che il comportamento del Papa accrescerebbe le fratture religiose. Ma Benedetto XVI non si è fermato a questo e ha spiegato che, sebbene in dialogo sul piano della fede sia molto difficile, “è senz’altro possibile un dialogo sui valori”, che potrebbe portare verso situazioni di migliore convivenza e tolleranza.
Intanto, rispondendo ai giornalisti, padre Lombardi, racconta un momento di particolare entusiasmo da parte del pubblico quando il Pontefice si è rivolto allo stile di vita dei sacerdoti. Benedetto XVI ha infatti dichiarato che “dobbiamo vivere con i piedi per terra e gli occhi rivolti al cielo”, riconoscendo che “la luce di Dio dà senso e splendore alla nostra vita”. E con queste parole il Papa ha conquistato il consenso di tutta la platea che ha risposto con un caloroso applauso.
La missione del sacerdote, che deve “vivere da parroco e non da burocrate”, prevede enormi responsabilità sia nei confronti dei cristiani che di uomini di altre fedi. Per questo invita i preti ad avere una vita carica di “umanità”,considerando il cristianesimo come un et-et, che investe sia il piano del divino che quello dell’umano, così da mettere in luce tutta “la bellezza della prospettiva dell’annuncio cattolico”.
Nei confronti delle coppie risposate Ratzinger spiega ai sacerdoti che non si devono escludere dalla Chiesa, ma è necessario dare loro una “buona preparazione al matrimonio” perché capiscano che è una scelta “per la vita e non qualcosa di provvisorio”. Intanto, alla domanda su come comportarsi in caso di rottura, il Papa ha consigliato di verificare con attenzione se il matrimonio aveva tutti i presupposti della validità.
Ma non è tutto. Lasciando la chiesa di Auronzo, infatti, Ratzinger ha fatto capire di aver gradito gli apprezzamenti ricevuti da Liu Bainian, leader dell’Associazione patriottica dei cattolici cinesi che aveva detto che nella Lettera del Papa “è scomparsa ogni opposizione al socialismo. È la prima volta che dal Pontefice i cinesi sentono che è possibile essere cattolici ed amare il proprio paese”. Per quanto riguarda l’invito a Pechino, ricevuto appena ieri, ha però preferito lasciare un alone di mistero e in merito alle domande dei giornalisti su un suo possibile viaggio in Cina ha: “Non posso parlare in questo momento. È un po’ complicato”.