Beneduce fu un servitore dello stato, non solo il “finanziere di Mussolini”

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Beneduce fu un servitore dello stato, non solo il “finanziere di Mussolini”

23 Aprile 2009

Il successo di ogni intrapresa – quale essa sia – è determinato anche da una componente di buona sorte. Questa, di per sé, banale osservazione viene spontanea immaginando il meritato successo, che – siamo certi – arriderà a “Beneduce – Il finanziere di Mussolini”, scritto a quattro a mani da Mimmo Franzinelli e Marco Magnani ed appena editato nella mondadoriana collezione “Le Scie”.

A prescindere, infatti, dalle tante qualità del libro, non si può  non rilevare come la sua uscita avvenga all’insegna di un assoluto, fortunato, tempismo. Considerato che, palesemente, non si tratta di un instant book, ma del frutto di un serissimo, lungo ed accurato lavoro di ricerca e di ricostruzione storica, non poteva esservi momento più adatto per la sua apparizione  rispetto a quello che stiamo vivendo. Tanto a livello internazionale, quanto nazionale è, infatti, vivacissima la discussione circa il ruolo degli enti creditizi ed i rapporti con le autorità di governo e, più in generale, è all’ordine del giorno il dibattito circa l’intervento pubblico nell’economia: tutte questioni che sono intessute a filo doppio con la vita di Alberto Beneduce.

Il lavoro di Franzinelli – storico (e non solo) di fama consolidata –  e di Magnani – studioso di scienze statistiche e demografiche (al pari del biografato) di vasta preparazione, attualmente Capo del Servizio Statistiche economiche e finanziarie di Banca d’Italia – si segnala, in primo luogo, per la piacevolezza e la facilità di lettura, caratteristica non consueta e tanto più meritoria, ove si consideri che, pur configurandosi il libro come una biografia, esso affronta, in realtà, in via piuttosto analitica, la più generale tematica della costituzione e dello sviluppo di fondamentali istituzioni economiche nazionali e di assetti ordinamentali, nell’arco del primo quarantennio del ‘900. Queste istituzioni e il complessivo approccio al governo dell’economia impresso da Beneduce sono rimasti elementi portanti per il  Paese anche nei secondi cinquant’anni del secolo appena trascorso e, al presente, si pongono quali attualissimi argomenti di confronto, per l’individuazione dei più acconci strumenti atti a favorire l’uscita dalla gravissima crisi della finanza e dell’economia mondiali.

Seguendo la straordinaria vicenda umana di Beneduce, dall’iniziale difficile affermazione al successivo crescente e travolgente successo, non si percorre solamente la vita di un geniale uomo del Sud, di umilissime origini, nato a Caserta negli ultimi mesi del regno di Vittorio Emanuele II e prematuramente scomparso poco prima della liberazione di Roma, dopo essere stato dolorosamente segnato negli ultimi anni dalla malattia, ma si ha modo di assistere, tra l’altro, alla costituzione dell’INA, quale polo pubblico del comparto assicurativo, al sorgere del CREDIOP, quale struttura specializzata per il finanziamento delle opere pubbliche, all’istituzione dell’ONC – Opera Nazionale Combattenti, principalmente preposta al reinserimento degli ex combattenti nel tessuto produttivo del Paese, soprattutto attraverso particolari strumenti creditizi. Tutto ciò, essendo ancora operanti le strutture e gli assetti dell’Italia liberale, nei cui ultimi periodi di vitalità Beneduce, uomo legato a Francesco Saverio Nitti, assume anche responsabilità governative, quale Ministro del Lavoro, esponente di punta del socialismo riformista, ma anche vertice dell’universo massonico.

Salito al potere il Fascismo, il nostro tralascia la vita politica attiva, ma, senza particolari compromessi con il regime, salvaguardando, anzi, un alto profilo di dignità personale, prosegue nel suo impegno, per molti aspetti si dovrebbe dire nella sua missione, per lo sviluppo economico del Paese. A fronte di questa disponibilità, priva di una vera e propria sottomissione, Mussolini mostra pragmatismo e grande intuito e non solo mantiene l’ex avversario politico ai vertici delle istituzioni che egli aveva voluto e costituito, ma gli affida nuove, crescenti responsabilità.

A Fascismo insediato, in linea di assoluta coerenza di visione circa l’assetto del mercato finanziario, dal beneduciano CREDIOP rampolla L’ICIPU (Istituto di credito per le imprese di pubblica utilità) e di lì a non molto il nostro si insedia al vertice della Bastogi, posizione cruciale per la finanza italiana. Seguono la battaglia della lira a “quota 90” e le missioni internazionali, ma è la gravissima crisi del credito agli inizi degli anni Trenta ad esaltare ulteriormente il ruolo di Beneduce. In un contesto non privo di talune analogie con la presente realtà, si afferma la funzione dell’IMI, giungono definitivamente al pettine le insostenibili criticità dei grandi istituti di credito nazionali, quali “banche miste”, viene costituita l’IRI, sotto la presidenza – non remunerata – di Beneduce, le banche sono salvate ma ridimensionate alla funzione di istituti di credito ordinario, è alfine varata la Legge Bancaria, con il mantenimento di una salda indipendenza della Banca d’Italia. In queste convulse vicende la posizione di Beneduce è affatto centrale e, pur nell’opinabilità di qualsivoglia valutazione, non si può non scorgere nel suo operato una profonda coerenza con il disegno riformatore avviato all’epoca dello stretto sodalizio con Nitti ed una costante difesa dell’interesse pubblico, accompagnato da un costume privato improntato a profonda onestà.

Di tutto quanto sopra sommariamente richiamato il lavoro di Franzelli e Magnani fornisce una poderosa ed incalzante ricostruzione. Riteniamo ci si debba solo rammaricare che, pur comprensibili, esigenze di marketing abbiano indotto ad attribuire a Beneduce, nell’intitolazione del volume, la qualifica – pur fattualmente innegabile, ancorchè parziale ed in fondo distorsiva – di “finanziere di Mussolini”.  Pensiamo – e la lettura del libro ne offre ampia e documentata conferma – che a connotare il ruolo di Alberto Beneduce ben più idonea sarebbe la qualifica di "straordinario servitore dello Stato".